sabato 16 luglio 2016

orizzonti ristretti

Di questi tempi, con la disoccupazione che dilaga in tutto l’occidente, e numerose famiglie che si vedono prive di una fonte di reddito, si parla inevitabilmente di “piena occupazione”. Ma siamo proprio sicuri che è questo, ciò di cui ha bisogno il mondo?

I casellanti delle autostrade, sono rimpiazzati da macchinette automatiche. Stesso discorso per i posteggiatori, nelle fabbriche, i robot svolgono il lavoro che in passato veniva effettuato da decine, centinaia di lavoratori. I distributori di carburante ormai sono sempre più spesso “self service”. Centinaia di migliaia di negozi, sono stati rimpiazzati da decine di migliaia di centri commerciali. 


E poi l’agricoltura: il trattore consente di fare velocemente e senza sforzo, quello che prima era un lavoro estenuante e faticoso. Certo, tutti devono procurarsi cibo, vestiti, oggetti ormai irrinunciabili come lo smartphone (sic!), mantenere casa, etc. Una fonte di reddito è senza dubbio necessaria per tutti. Ma non è detto che la soluzione sia quella della “piena occupazione”, anche perché il mondo è profondamente cambiato negli ultimi 50 anni. E l’automazione industriale ha fatto passi da gigante.

Guardate i livelli di automazione raggiunti dai magazzini di Amazon, dove gli ordini vengono prevalentemente evasi da robot. Siamo sicuri che ormai sia nuovamente possibile la “piena occupazione”? O meglio, che sia necessario lavorare tutti, per 1/3 o più delle nostre giornate?

La realtà è che la tecnologia, anziché conseguire il bene dell’umanità, è stata usata per conseguire il bene di pochi, pochissimi. L’automazione industriale non è stata sfruttata per ridurre i carichi, e magari l’orario di lavoro. E’ stata sfruttata a beneficio dei potenti, dei ricchissimi, che se in passato avevano bisogno di mille dipendenti, oggi con cento, o persino meno, sono in grado di effettuare lo stesso lavoro, gli stessi livelli di produttività, se non addirittura maggiori.


Anziché lavorare meno però, ci viene richiesto di lavorare di più! Il lavoro è sempre più malpagato, mentre i guadagni dei grandi gruppi, sono sempre più consistenti. A meno che non si vada a lavorare “per sport”, a meno che non decidano di farci andare a lavoro per tenerci occupati, e controllarci meglio, per mandare avanti il mondo oggi serve uno sforzo inferiore, rispetto al passato. Quello che occorre, è un cambio di PARADIGMA. Un cambio di “visione”. Lavorare meno, lavorare tutti, sarebbe oggi possibile. Anche se è una cosa così distante dalla società odierna, che molti nemmeno sembrano capirlo. E non solo sarebbe possibile lavorare meno, ma sarebbe possibile anche guadagnare meglio. 

Basterebbe che ci fosse una più equa ridistribuzione dei redditi e dei capitali. Quanta gente potrebbe vivere dignitosamente, ridistribuendo in modo appropriato le ricchezze possedute da poche decine di uomini? Persone come il magnate russo Roman Abramovich, per citare un nome noto tra tanti, che solo per farsi lo yacht, ha speso oltre 1 miliardo di euro: 1000 milioni di euro, pari ad 1 milione di stipendi da 1.000€, quello che un operaio guadagnerebbe lavorando 83.333 anni! E come lui, ce ne sono moltissimi. Anzi, Roman Abramovich è un “povero” rispetto alle ricchezze incredibili accumulate dai grandi banchieri, quelli che gestiscono a loro uso e consumo l’emissione monetaria.

Quello che occorre, è un cambio di Paradigma: invece i partiti, che ci conducono come PECORE, sono ancora li ad invocare la “piena occupazione”, roba che andava bene nel periodo della rivoluzione industriale. Un concetto ed un modello di società che deve essere superato. Ma non ne parlano, perché in questo modo restringono i nostri orizzonti, la maggioranza delle persone sono incapaci persino di immaginarla, una società dove la casa è un diritto, e non un lusso; una società dove istruzione e sanità, oltre ad essere gratuite, sono ai massimi livelli. Una società dove per vivere, è sufficiente dedicare 3-4 ore al lavoro. Una società dove nessuno vive per lavorare, ma tutti lavorano per vivere, salvo pochi sciroccati che, decidendo di dedicare la loro vita a lavorare, verrebbero presi per stupidi, almeno quanto un agricoltore che anziché coltivare un campo idoneo alle esigenze della sua famiglia, si mettesse a coltivare il doppio della terra, con grande sforzo, per produrre prodotti di cui non ha bisogno.

Siamo schiavi, molto più di quanto pensiamo…  


fonte: https://freeondarevolution.blogspot.it

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