martedì 8 settembre 2015

spuntano tombe e campane


Spuntano tombe e campane, dilaga da lapidi e fronti troppo lisce pace e sgomento

ho una vera passione per i cimiteri.
dopo il Monumentale di Milano (http://nuovateoria.blogspot.it/2013/10/per-il-suo-cuore-passa-alto-e-immenso.html),
dopo il Cimitero Assistens (Assistens Kirkegard) Norrebrogade/Kapelvej, di Copenhagen (http://nuovateoria.blogspot.it/2014/11/cimitero-assistens-assistens-kirkegard.html),
ecco il solare cimitero di Santa Cristina, Val Gardena,





  e l'incredibile, inarrivabile cimitero di guerra di Brunico.






Durante il primo conflitto mondiale a Brunico erano ospitati diversi ospedali militari in cui morirono numerosi soldati feriti, malati e prigionieri di guerra. Poiché non era possibile seppellirli nel cimitero cittadino, il comune cedette al comando militare sul Monte Spalliera una grande superficie affinché vi realizzasse un apposito cimitero. Un ufficiale del genio che prestava servizio a Brunico, l'architetto ed ingegnere A. Bechtold di Bregenz, allestì il cimitero in modo tale che si inserisse armoniosamente nell'ambiente del bosco. Qui sono sepolti in tombe singole e fosse comuni 669 soldati dell'armata austroungarica, 103 prigionieri russi, 13 serbi e 7 rumeni. I 77 soldati italiani che vi erano stati sepolti furono trasferiti nel 1932 nell'ossario Pocòl, mentre i 45 soldati tedeschi furono traslati in un cimitero al Passo Pordoi. Qui sono sepolti anche 19 soldati tedeschi dell'ultimo conflitto mondiale che persero la vita sotto i bombardamenti, un ufficiale italiano e cinque cittadini brunicensi caduti nelle vicinanze negli ultimi giorni di guerra. Il Cimitero di Guerra è gestito da un comitato femminile che cura amorevolmente e senza distinzione ogni sepoltura.

luoghi, posti, definiti da parole, circoscritti da definizioni, circondati dalla storia.
questi sono strani, nei cimiteri non si svolge la vita, ma la si celebra, la si onora all'ombra della morte.
per il tempo di una visita, e poi più.


COLLE DI GIANO

Pigro l'asse già s'inclina al vuoto.
Il fiato mite dei bambini,
il sole a pochi passi ma agli ultimi confini,
 i fiori e gli astri raggelati ai muri.
E umido quasi messo a nudo
d'entro un sonno d'argilla
- d'entro larghe mattine di fogliame –
già con brusio di muffe e muschi e minimi
uccelli
laggiù s'intenebra il lavoro.
Spuntano tombe e campane, dilaga
da lapidi e fronti troppo lisce
pace e sgomento. Forse
solo l'affanno e il gridio dei bambini
e la trombetta che scavalca i monti,
forse solo l'amore.

Oh come, come vi parlerò?
Ma forzo il cuore, forzo gli occhi a accendersi,
ad accendere vita.

Andrea Zanzotto.

fonte: nuovateoria.blogspot.it

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