domenica 18 gennaio 2015

lo scontro delle civiltà



« La mia ipotesi è che la fonte di conflitto fondamentale nel nuovo mondo in cui viviamo non sarà sostanzialmente né ideologia né economica. Le grandi divisioni dell'umanità e la fonte di conflitto principale saranno legata alla cultura. Gli Stati nazionali rimarranno gli attori principali nel contesto mondiale, ma i conflitti più importanti avranno luogo tra nazioni e gruppi di diverse civiltà. Lo scontro di civiltà dominerà la politica mondiale. Le linee di faglia tra le civiltà saranno le linee sulle quali si consumeranno le battaglie del futuro. »

(Samuel P. Huntington)

Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale è un libro del 1996 (che espone la omonima teoria) dello scienziato politico statunitense Samuel P. Huntington. In sintesi in questo saggio Huntington sostiene che le identità culturali e religiose saranno la fonte primaria di conflitto nel mondo post-Guerra fredda. La teoria era stata originariamente formulata in un articolo del 1993 su Foreign Affairs dal titolo "The Clash of Civilizations?" in reazione al libro del 1992 di Francis Fukuyama, The End of History and the Last Man. Contrariamente a quel che spesso si crede, l'espressione "scontro delle civiltà" non è stata coniata da Huntington, ma sembra essere apparsa per la prima volta in un articolo di Bernard Lewis, comparso nel 1991 su The Atlantic Monthly intitolato The Roots of Muslim Rage.

Sinossi

Huntington ha preso le mosse da una ricognizione delle diverse teorie della politica globale del periodo post-Guerra fredda. Alcuni teorici e scrittori avevano sostenuto che la democrazia liberale e i valori dell'Occidente fossero diventati la sola alternativa ideologica rimasta per le nazioni del  mondo uscito dalla Guerra fredda. In particolare, Francis Fukuyama sostenne che il mondo avesse raggiunto la fine della storia nel senso hegeliano.

Secondo Huntington la fine dell’ordine internazionale bipolare (“guerra fredda”) conseguita alla crisi e dissoluzione dell’Unione Sovietica non ha dato luogo ad un mondo più unito ed armonico, ma al crearsi (o al riemergere) di linee di divisione fra i paesi che ricalcano le linee di confine di quei raggruppamenti umani di lenta formazione e lunga durata che sono le civiltà.

Huntington (pur con qualche perplessità su alcuni casi) indica nel mondo attuale nove civiltà distinte: Occidentale, Cristiana orientale (ortodossa), Latino-americana (distinta da quella occidentale), Islamica, Indù, Cinese, Giapponese, Buddista, Africana. Le linee di confine delle civiltà, secondo Huntington, sono destinate a dividere il mondo del prevedibile futuro secondo una logica di accentuata collaborazione fra simili ed inimicizia (più o meno forte) fra dissimili.

Le tesi di Huntington possono essere lette come una riedizione aggiornata dell’incubo del “tramonto dell’Occidente” che, probabilmente con minor fondamento, venne agitato già all’inizio del Novecento, per es. da Oswald Spengler.

Huntington ritiene che sia in corso un’ampia de-occidentalizzazione del mondo, legata soprattutto alla crescita demografica di alcune delle altre civiltà (p. es. quella islamica) e in misura ancora maggiore alla crescita economica della Cina, dell’India e del Sud-Est asiatico.

Soprattutto in questi ultimi paesi, secondo Huntington, si starebbe verificando un processo che, sommariamente, è così descrivibile: “via via che il processo della modernizzazione [tecnologica e produttiva] aumenta … il tasso di occidentalizzazione si riduce e la cultura autoctona torna ad emergere. In seguito, l’ulteriore modernizzazione finisce con l’alterare gli equilibri di potere tra l’Occidente e la società non occidentale, alimenta il potere e l’autostima di quelle società e rafforza in esse il senso di appartenenza alla propria cultura”. (trad. it. pagg. 100-101).

Le conclusioni di Huntington sono di tipo conservatore e hanno come punto di approdo pratico una sorta di estensione all’intero Occidente della tipica alternativa americana dell’isolazionismo: l’Occidente (Europa occidentale, Stati Uniti e annessi) deve rendersi conto di essere una fra le civiltà e non la civiltà, abbandonare il sogno illusorio di una civiltà universale in formazione basata su democrazia e diritti umani e le interferenze in tale materia con altre civiltà. Deve, invece, difendere entro i propri limiti di estensione la propria identità e i propri valori, che non sono, né prevedibilmente saranno, universalmente condivisi.

Distinzione tra Modernizzazione e Occidentalizzazione

Tra i nuclei centrali del discorso di Huntington c'è una (discussa e controversa) distinzione fra “occidentalizzazione” e “modernizzazione”, riassumibile come segue.

“Modernizzazione - scrive Huntington - significa industrializzazione, urbanizzazione, maggiori livelli di alfabetizzazione, istruzione, ricchezza e mobilità sociale, nonché strutture occupazionali più complesse e diversificate. La modernizzazione è un prodotto della straordinaria espansione delle conoscenze tecniche e scientifiche iniziata a partire dal XVIII secolo e che ha permesso e plasmare il proprio ambiente in modi completamente nuovi”.

Sebbene la modernizzazione così intesa sia nata in occidente, Huntington sostiene (ed è la nota distintiva della sua analisi) che “l’Occidente era Occidente prima di essere moderno”, e che – di conseguenza – esista un insieme di valori occidentali che sono indipendenti dalla modernizzazione, e perciò non solo storicamente estranei nel loro insieme (salvo poche limitate e parziali convergenze) alle altre civiltà, ma anche destinati a rimanere tali. Tra questi elenca come fondamentali:

la separazione fra autorità spirituale e temporale, assente nelle tradizioni dell’Oriente ortodosso, dell’Islam, della Cina e del Giappone, presente – invece – in quella indù;
lo stato di diritto, ossia il dominio della legge contro il dominio arbitrario delle autorità al potere;
il pluralismo sociale. Intendendo con tale espressione la formazione vigorosa e costante di associazioni di tipo diverso da quelle della famiglia e del clan. Tale tessuto diversificato di associazioni ha spesso funto da limitazione del potere assoluto dei governanti. Si tratta in sostanza della distinzione di una articolata società civile rispetto allo stato.
i corpi rappresentativi, nati dal pluralismo sociale di cui alla voce precedente e sviluppatisi nella forma dei moderni parlamenti.
l’individualismo.

Tipi di reazione delle altre civiltà al dominio occidentale

Date queste premesse, Huntington esamina la reazione delle diverse civiltà non occidentali all’impatto dell’Occidente. I tipi fondamentali vengono delineati attraverso la combinazione della nozioni di occidentalizzazione e modernizzazione. Essi sono i seguenti:

quello del rifiuto sia dell’occidentalizzazione che della modernizzazione, mostratosi, però, fallimentare e tale da condannare la società che lo adotta ad una pressoché totale sparizione (fallimentari sono anche i casi in cui – questa volta involontariamente – si è conseguita una occidentalizzazione senza modernizzazione);
quello che Huntington chiama il modello kemalista: perseguimento sia dell’occidentalizzazione, sia della modernizzazione, nella persuasione che la prima sia il necessario presupposto della seconda. Si tratta del tipo del quale Huntington evidenzia con maggiore insistenza il tramonto.
il riformismo, che approda ad una modernizzazione senza occidentalizzazione: secondo Huntington è il caso prevalente e quello che secondo lui verrà a manifestarsi sempre più nel futuro prevedibile.

Indice

I. UN MONDO DI CIVILTÀ

CAPITOLO PRIMO

La nuova era della politica mondiale
Bandiere e identità culturale
Un mondo multipolare e a più civiltà
Altri mondi?
Mondi a confronto: realismo, norma, previsioni

CAPITOLO SECONDO

La civiltà nella storia e nel mondo contemporaneo
La natura delle civiltà
I rapporti tra le civiltà

CAPITOLO TERZO

Una civiltà universale? Modernizzazione e occidentalizzazione
Civiltà universale: significati
Civiltà universale: argomentazioni
L'Occidente e la modernizzazione
Reazioni all'Occidente e alla modernizzazione

II. I MUTAMENTI IN ATTO NEGLI EQUILIBRI TRA LE CIVILTÀ

CAPITOLO QUARTO

Il declino dell'Occidente:potere, cultura ed indigenizzazione
Il potere occidentale: dominio e declino
Indigenizzazione: la rinascita delle culture non occidentali
La rivincita di Dio

CAPITOLO QUINTO

Economia, demografia e civiltà antagoniste
L'affermazione asiatica
La Rinascita islamica
Nuove sfide

III. L'ORDINE EMERGENTE DELLA CIVILTÀ

CAPITOLO SESTO

La ridefinizione culturale dello scenario politico mondiale
Alla ricerca del gruppo: la politica dell'identità
Cultura e cooperazione economica
La struttura delle civiltà
Paesi in bilico: il fallimento dei cambi di civiltà

CAPITOLO SETTIMO

Stati guida, cerchi concentrici e l'ordine delle civiltà
Le civiltà e l'ordine internazionale
I nuovi confini dell'Impero
La Russia e i pesi dell'ex impero
La Grande Cina e la sua "sfera di coprosperità"
L'Islam: coscienza senza coesione

IV. SCONTRI DI CIVILTÀ

CAPITOLO OTTAVO

L'Occidente e gli altri: rapporti tra le civiltà
L'Universalismo occidentale
La proliferazione degli armamenti
Diritti umani e democrazia
Immigrazione

CAPITOLO NONO

Lo scenario politico del mondo delle civiltà
Conflitti tra stati guida e conflitti di faglia
L'Islam e l'Occidente
Asia, Cina e America
Civiltà e stati guida: schieramenti emergenti

CAPITOLO DECIMO

Dalle guerre di transizione alle guerre di faglia
Guerre di transizione: Afghanistan e Golfo
Caratteristiche delle guerre di faglia
Incidenza: i confini insanguinati dell'Islam
Cause: storia, demografia, politica

CAPITOLO UNDICESIMO

La dinamica delle guerre di faglia
Identità: l'emergere di una coscienza di appartenenza
La chiamata a raccolta delle civiltà: paesi fratelli e diaspore
Guerre di faglia: soluzioni possibili

V. IL FUTURO DELLE CIVILTÀ

CAPITOLO DODICESIMO

L'Occidente, le civiltà e la civiltà
La rinascita dell'Occidente
L'Occidente nel mondo
Guerre di civiltà e ordine delle civiltà
Le comunanze della civiltà

Edizioni

Samuel P. Huntington, Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale, traduzione di Sergio Minucci, collana Garzanti Elefanti, Garzanti, 2000, pp. 479, ISBN 88-11-67499-9.

fonte: Wikipedia

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