venerdì 28 febbraio 2014

M5S sotto padrone


MOVIMENTO 5 STELLE SOTTO PADRONE: ECCO GLI ATTI NOTARILI DI GRILLO




di Gianni Lannes



Turlupinare il prossimo, manipolare le docili masse, cavalcare il malcontento popolare, osteggiare il dissenso critico, offendere violentemente i giornalisti, evitare il contraddittorio pubblico, eccetera, eccetera, eccetera.

Pifferai e specchietti per le allodole. In Italia non si era mai visto, almeno dal secondo dopoguerra, un partito con un padrone con tanto di atto notarile. Ecco a voi il ragionier Giuseppe Piero Grillo, alias Beppe Grillo. Lo spettacolo della democrazia ormai è stato avvilito ad una farsa della peggior scena. Tra l'altro Grillo, non ha mai rivelato il succo dell'incontro a Roma (ottobre 2008) nella sede diplomatica di via Veneto, con l'ambasciatore Spogli. Quella colazione targata Washington con l'emissario dello zio Sam è stata forse propedeutica alla nascita di M5S? A proposito chi ha procurato il contatto con l'ambasciatore? Si è fatto vivo Ronald o ha telefonato Enrico da Milano? E i parlamentari in gita premio al costruendo Muos in Sicilia?



Altro che non statuto. Telecomandato e telepilotato. E il suo razzismo dove lo mettiamo? Ne ho già scritto nel libro IL GRANDE FRATELLO. STRATEGIE DEL DOMINIO (pubblicato nel 2012). Grillo non è solo il proprietario dell'organizzazione pentastelluta, o il microfono sbraitante, ne è anche il presidente. Suo nipote Enrico, invece, è socio fondatore e vice presidente di M5S. Il commercialista Enrico Maria Nadasi, infine è il segretario.

Repetita iuvant: torno a scrivere di questo specifico argomento a beneficio degli smemorati. Il 14 dicembre 2012 a Genova, dinanzi al notaio Filippo D'Amore, Beppe Grillo, suo nipote Enrico e Nadasi, hanno costituito l'associazione "Movimento Cinque Stelle". 


L'atto costitutivo e il vero statuto (entrambi registrati il 18 dicembre 2012) documentano che il titolare del simbolo dei cinque stelle e del blog beppegrillo.it è Giuseppe Piero Grillo, appunto. "Spettano quindi al signor Giuseppe Grillo", si legge, "titolarità, gestione e tutela del contrassegno; titolarità e gestione della pagina del blog". 

Ovviamente la Rete ha un ruolo fondamentale per il Movimento. M5S vuole determinare la politica nazionale "mediante la presentazione alle elezioni di candidati e liste di candidati indicati secondo le procedure di diretta partecipazione attuate attraverso la rete internet". Interessante anche il fatto che Grillo ha specificato nello statuto che "gli eletti eserciteranno le loro funzioni senza vincolo di mandato".   


Il Movimento, come tutte le associazioni, ha un'Assemblea, che va convocata almeno una volta l'anno entro il mese di aprile. Questo significa che a breve il comico dovrebbe tenerne una. Poi c'è un consiglio direttivo e un presidente. Che, per ora, sono sempre Grillo, il nipote e il fidato commercialista, rispettivamente presidente, vice e segretario. Infine, i tre hanno la qualifica di soci fondatori, mentre gli altri soci, quelli ordinari, vengono ammessi solo dopo la presentazione di una domanda che deve essere approvata dal consiglio direttivo stesso (ovvero Grillo, Grillo jr e Nadasi).

Lo Statuto (Allegato B) all'articolo 6 stabilisce: "Il patrimonio  dell'Associaizone è costituito dalla quota annuale versata dagli associati: da contributi volontari di persone fisiche, Enti Pubblici e Privati; da sovvenzioni dello Stato, della Regione e di Enti sopranazionali... i contributi che dovessero essere effettuati in favore dell'Associazione costituiranno un fondo autonomo di proprietà dell'Associazione medesima, la cui amministrazione e gestione spetterà al Presidente".  

Belin: sulla gestione dei diné non c'erano davvero dubbi di sorta.

Allora, come si fa ad andare appresso e a prendere ordini da Grillo e Casaleggio? Ripeto per l'ultima volta: Grillini almeno non siate GRULLONI.

  
























fonte: sulatestagiannilannes.blogspot.it

sabato 22 febbraio 2014

metalli nocivi

I DANNI PROVOCATI ALLA SALUTE E ALL'AMBIENTE DALLE SCIE CHIMICHE


2013-09-19 16.38.55

Gli effetti nocivi dei metalli


Abbiamo visto, nel numero di gennaio, come le scie chimiche rilascino nell’aria, al fine di controllare il clima, insieme a dei polimeri, nanoparticelle di metalli, come alluminio, bario e stronzio. Vediamo nel dettaglio i loro effetti.

L’alluminio negli Stati Uniti viene classificato come neurotossina, cioè un veleno con effetti sul tessuto nervoso, che distrugge in particolar modo le proteine delle membrane e inibisce la capacità di interazione dei canali ionici. Alcuni studi hanno dimostrato che questo metallo modifica la funzione della barriera emoencefalica, preposta alla regolazione dello scambio tra il sistema nervoso centrale e la circolazione periferica. Nelle persone affette dal morbo di Alzheimer sono stati riscontrati alti livelli di alluminio nel cervello e gli scienziati presumono che questo possa essere causa della distruzione dei tessuti nervosi. Inoltre è noto che l’alluminio cambia la funzione di alcuni enzimi-chiave a livello del sistema nervoso centrale. Queste tossine sono inoltre una fonte enorme di produzione di radicali liberi, i quali sono molecole instabili di ossigeno innescate nell’organismo da un certo numero di fattori ambientali e di abitudini igieniche. A causa della loro instabilità, i radicali liberi sono costantemente in cerca di altre molecole cui attaccarsi, come piccoli magneti. In questo modo, i radicali liberi possono danneggiare le molecole della membrana cellulare, i mitocondri e il DNA. Il danno provocato dai radicali liberi va ad innescare i processi degenerativi a carico di qualsiasi organo e apparato del nostro organismo.
Il bario. I suoi effetti sulla salute dipendono dalla solubilità dei composti in acqua: i composti di bario che si dissolvono in acqua come i solfati ed i carbonati possono essere nocivi per la salute. Notevoli quantità di bario assorbito dal corpo umano possono causare paralisi ed in alcuni casi persino la morte; anche senza arrivare a conseguenze così estreme, concentrazioni elevate di bario possono indurre in una persona difficoltà di respirazione, variazione del ritmo cardiaco, aumento della pressione sanguigna, irritazione dello stomaco, debolezza muscolare, gonfiamento di cervello e fegato, danni a cuore e reni.
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Medical Hypotheses da Mark Purdey (un allevatore autodidatta che ha studiato i complessi meccanismi biochimici del cervello) ha messo in evidenza una relazione tra alti livelli di contaminazione da bario ed alcune malattie degenerative, tra cui la sclerosi multipla, la TSE (encefalite spongiforme trasmissibile) e la SLA (sclerosi laterale amiotrofica). Questo è uno stralcio del pensiero di Purdey, non accettato dalla comunità scientifica: “Livelli elevati di argento (Ag) e di bario (Ba) e di stronzio (sr)… sono stati riscontrati nei terreni e nei pascoli dei cervi che crescono nelle zone di maggior concentrazione di Chronic wasting disease (CWD – Malattia del dimagrimento cronico) in America del Nord, rispetto alle zone dove la CWD ed altre encefalopatie spongiformi trasmissibili non sono state segnalate. Si pensa che gli alti livelli di Ag, di Ba e di Sr provengano da fonti inquinanti sia geochimiche sia artificiali originate dalla diffusa pratica di irrorazione aerea, per inseminare le nubi con nuclei di cristalli di Bario o Argento per produrre pioggia in queste regioni aride dell’America del Nord, dalle irrorazioni atmosferiche con aerosol a base di Ba per migliorare la rifrazione nelle trasmissioni di segnali radio e radar, così come la diffusione di fanghi di Ba residui dei pozzi di gas/petrolio all’interno dei pascoli”.
Livelli tossici di questi metalli sono stati rilevati anche negli animali domestici e selvatici. Ma oltre a persone e animali, anche i sistemi biologici naturali cominciano ad indebolirsi. Il rizobatterio endomicorrize, un microrganismo dalla notevole importanza, alla base del trasferimento di nutrienti dal terreno alle piante attraverso l’apparato radicale, si sta lentamente estinguendo a causa del bario e dell’alluminio. Questi metalli sono alcalini e stanno alterando l’acidità (Ph) del suolo e dell’acqua: l’elevata acidità compromette la sopravvivenza delle piante. Secondo i botanici, senza questo microrganismo, la crescita della flora è impossibile. Le scie chimiche stanno sistematicamente modificando il ciclo vegetale, mentre le prove dell’estinzione dei rizobatteri abbondano.
Molti ricercatori indipendenti italiani, biologi, medici, agronomi, geologi e meteorologi, dopo le operazioni di aerosol, hanno analizzato centinaio di campioni di acqua piovana e dei sedimenti depositati sui terreni colpiti. Lo stesso è stato fatto anche da cittadini comuni e moltissime persone hanno fatto eseguire analisi del sangue e mineralogrammi dei capelli, per accertare i metalli nell’organismo. Tchemtrailsutti questi tentativi per stabilire una correlazione evidente con la presenza delle scie chimiche nel cielo e il loro effetto sull’ambiente, non sono servite a nulla, perché le Autorità competenti hanno negato la correlazione. La contestazione è che dovrebbero prendere campioni d’aria seguendo gli aeri che rilasciano le presunte scie chimiche.
Qui una riflessione sullo “stato di diritto” e sulle competenze delle “Istituzione” ci dovrebbe far riflettere sulla funzione degli Enti pubblici che dovrebbero essere al servizio del cittadino ed agire in base alle denuncie che ricevono dalla gente!
Ma quanto ci costa? Una riflessione che in tempi di crisi economica può essere un invito per chiunque ad assumersi le responsabilità derivanti dall’essere cittadino di uno Stato “democratico”. Un’ora di volo costa circa 12.000 euro, non considerando le sostanze chimiche altamente tossiche utilizzate per produrre le scie chimiche. Il Comandante dei Vigili Urbani di Ladispoli (Roma) è stato testimone di cinque aerei che tracciavano “presunti” reticolati di scie chimiche nel cielo di Ladispoli; e il giorno dopo lui, il Sindaco e il Delegato alla Sanità si sono visti protocollati un esposto che riferiva i fatti e i vari testimoni (ovviamente senza conseguenze). image069Bene, l’aviazione civile non può seguire rotte che si incrociano, soprattutto non in volo contemporaneo; pertanto si possono escludere le scie di condensazione. Cinque aeri in volo per un’ora equivalgono a 60.000 euro. Quanti progetti sociali si sarebbero potuti realizzare? Quante migliorie apportare alle nostre scuole? Quanti assegni ai cittadini disagiati si sarebbero potuti pagare? Quimage075anto benessere avrebbero potuto promuovere questi soldi investiti nel nostro sistema sanitario?
Pensate quanti sono gli aerei che praticano operazioni di aerosol nei cieli d’Italia: sono centinaia e questo per tutto il giorno e per tutto l’anno! Quanti miliardi di euro si spendono per intossicarci e distruggere volutamente l’ambiente? Invece di tutelarci e proteggere il nostro ambiente, si spendono miliardi di per danneggiarci! Come mai si calpestano palesemente i diritti costituzionali? Come mai gli organi dello Stato a tutela del territorio, della sicurezza pubblica, della legalità, non si interessano di un fenomeno osservabile tutti i giorni nei cieli d’Italia, nonostante le centinaia di denuncie ed esposti? Sono gli Enti pubblici che dovrebbero dare delle spiegazioni ragionevoli, visto che le scie di condensazione si formano solo in particolari condizioni atmosferica, ovvero tra gli 8-10.000 metri di altitudine, con una temperatura a -40 gradi e con un’umidità del 70 pe cento. La maggior parte degli aeri impegnati nelle operazioni di aerosol volano nella ionosfera tra i 3-4.000 metri di altitudine. In quella altitudine è quasi impossibile che si formino scie di condensazioni dovute agli scarichi dei reattori. La loro forma si vede benissimo ad occhio nudo, perciò non possono volare lì dove potrebbero formarsi scie di condensazione.
Nonostante le numerose interrogazioni parlamentari fatte da diversi partiti rappresentati in Parlamento (in particolare l’On. Sandro Brandolini) e le evidenti testimonianze lasciate in cielo dagli aerei che eseguono operazioni di aerosol, i vari governi e la scienza ufficiale occultano la verità alla gente. Innumerevoli documenti rilasciati dal Governo americano e dai Governi italiani, dagli Enti di ricerca e militari di entrambi gli Stati, continuano a tranquillizzare o a negare la loro esistenza; mentre una risoluzione del Parlamento Europeo, che nel 1999 si opponeva OLYMPUS DIGITAL CAMERAalle sperimentazioni militari americani relativi all’antenna H.A.A.R.P. situata in Alaska, per cui la produzione delle scie chimiche risultano parte indispensabile per avere un controllo radar globale nel pianeta e utilizzare il potenziale distruttivo delle onde da essa emesse, molti governi europei ignorano volutamente questa situazione. Testimonianze di persone autorevoli, (p. es. il Gen. Fabio Mini) e documenti per ipotizzare le varie strategie di morte ad esse collegate, con l’evidenziazione della manipolazione del tempo e del clima, la scienza ufficiale, gli Enti collegati alla meteorologia, i militari e i politici al potere continuano a negare, con una continua negazione dei diritti dei cittadini. Intanto, nonostante il “muro di gomma” delle istituzioni e il senso di ipmotenza e di rabbia, sempre più persone si mobilitano.
di Raffaele Cavaliere
fonte: terrarealtime.blogspot.it

the end

2016, fine della democrazia: il privilegio sarà legge


http://www.sapereeundovere.itSi chiama Ttip, Trattato Transatlantico, e se va in porto siamo rovinati. A decidere su tutto – lavoro, salute, cibo, energia, sicurezza – non saranno più gli Stati, ma direttamente le multinazionali. I loro super-consulenti, attraverso lobby onnipotenti come Business Europe e Trans-Atlantic Business Dialogue, in questi mesi stanno dettando le loro condizioni alle autorità di Bruxelles e di Washington, che nel giro di due anni contano di trasformarle in legge. A quel punto, la democrazia come la conosciamo

sarà tecnicamente finita: nessuna autorità statale, infatti, oserà più opporsi ai diktat di questa o quella corporation, perché la semplice accusa di  aver causato “mancati profitti” esporrà lo Stato nazionale – governo, magistratura – al rischio di pagare sanzioni salatissime. Già oggi, vari Stati hanno dovuto versare 400 milioni di dollari alle multinazionali. La loro “colpa”? Aver vietato prodotti tossici e introdotto normative a tutela dell’acqua, del suolo e delle foreste. E le richieste di danni raggiungono già i 14 miliardi di dollari. La novità: quello che oggi è un incubo, domani sarà legge.
Se sarà approvato il Trattato Transatlatico, avverte Lori Wallach su “Le Monde Diplomatique”, niente fermerà più l’appetito privatizzatore dei “padroni dell’universo”, specie nei settori di maggior interesse strategico: brevetti medici e fonti fossili di energia. Un sogno, a quel punto, concepire politiche di lotta all’inquinamento e per la protezione del clima terrestre. Il Ttip «aggraverebbe ulteriormente il peso di questa estorsione legalizzata», che giù oggi ricatta molti Stati, dal Canada alla Germania. Il grande business lavora per eliminare le leggi statali per far posto a quella degli affari. Attualmente, negli Usa sono presenti 3.300 aziende europee con 24.000 filiali. Ognuna di esse, dice Wallach, «può ritenere di avere buone ragioni per chiedere, un giorno o l’altro, riparazione per un “pregiudizio commerciale”». Peggio ancora per gli europei: sono addirittura 14.400 le compagnie statunitensi dislocate nell’Unione Europea, con una rete di 50.800 filiali. «In totale, sono 75.000 le società che potrebbero gettarsi nella caccia ai tesori pubblici».
L’aspetto più inquietante del “cantiere” del Trattato, un dispositivo destinato – se approvato – a sconvolgere la vita democratica di tutto l’Occidente – è la sua massima segretezza: la stampa è stata espressamente invitata a starsene alla larga. Si tratta di un ordinamento decisamente eversivo: il grande business si prepara ad emanare i propri diktat non più di nascosto, attraverso le lobby e politici compiacenti del Congresso e della Commissione Europea, ma ormai alla luce del sole, trasformando addirittura in legge il privilegio di una minoranza, contro la stragrande maggioranza della popolazione. L’autonomia istituzionale dello Stato? Completamente aggirata, disabilitata, in ogni settore: dalla protezione dell’ambiente a quello sanitario, dalle pensioni alla finanza, dai contratti di lavoro alla gestione dei beni comuni primari, come l’acqua potabile. Si avvicina la “grande privatizzazione definitiva” del mondo occidentale.
Sicurezza degli alimenti, norme sulla tossicità, assicurazione sanitaria, prezzo dei medicinali. E ancora: libertà del web, protezione della privacy, cultura e diritti d’autore, risorse naturali, formazione professionale, strutture pubbliche, immigrazione. «Non c’è una sfera di interesse generale che non passerà sotto le forche caudine del libero scambio istituzionalizzato», scrive Lori Wallach. Rispetto al Trattato Transatlantico, le condizioni-capestro oggi imposte dal Wto sono considerate “soft”. A decidere su tutto saranno tribunali speciali, formati da avvocati d’affari che si baseranno sulle “leggi” della Banca Mondiale. Fine della democrazia: «L’azione politica degli eletti si limiterà a negoziare presso le aziende o i loro mandatari locali le briciole di sovranità che questi vorranno concedere loro». Neppure la fantasia di Orwell era arrivata a tanto. Eppure, è esattamente l’incubo che ci sta aspettando, se nessuno lo fermerà. Ed è inutile farsi illusioni: per ora, del “mostro” non parla nessuno. Non una parola, ovviamente, dalle comparse della politica, e neppure da giornali e televisioni. La grande minaccia si sta avvicinando indisturbata, all’insaputa di tutti.

fonte: terrarealtime.blogspot.it

in Irpinia


IRPINIA: L'INQUINAMENTO INDUSTRIALE DILAGA GRAZIE ALLO STATO TRICOLORE


 
 Isochimica di Avellino: amianto e tumori

di Gianni Lannes

Inquinamento, malattie e morte: il vero lusso in Italia è la salute. Il vaso di Pandora è stato spalancato. Alla spicciolata, saltano fuori in ogni angolo del Belpaese, territori ormai irreversibilmente assassinati dalla tacita connivenza delle istituzioni che avrebbero dovuto tutelare la vita, inclusa la gente che vi sopravvive. I dati ufficiali dei ministeri dell’Ambiente e della Salute, tenuti volutamente nei cassetti, stimano almeno 10 milioni di persone in territori gravemente contaminati dall’inquinamento industriale. Senza contare l'inquinamento ancora più pericoloso di origine militare e bellica, sparso in tutto lo Stivale, isole Sicilia e Sardegna comprese nel prezzo di svendita. 

Oggi è la volta di un altro pezzo di Sud, assassinato già da tanto tempo nell'indifferenza collettiva. Ecco la punta dell'iceberg nel Mezzogiorno. Ecologisti e medici di base hanno indirizzato un esposto a Rosario Cantelmo, capo della Procura della Repubblica di Avellino, per denunciare l'aumento anomalo di neoplasie legate all'inquinamento nella zona industriale a valle del capoluogo. L'ipotesi di reato: disastro ambientale, o meglio sanitario. Arpac e Cnr certificano i veleni in suolo, acqua ed aria, mentre i sanitari attestano: “Tumori e malattie respiratorie in costante aumento”.Insomma la classica fatica di Sisifo. Dall'alto, infatti, le scie chimiche nebulizzate quotidianamente dalla Nato fanno il resto del lavoro sporco,irrorando l'aria di altre sostanze tossiche quali alluminio, bario e nanoparticelle artificiali che causano malattie neurodegenerative e respiratorie.

I livelli di ozono, benzo(a)pirene, polveri sottili, toluene nell'aria, ammoniaca, ferro e  manganese nell'acqua, piombo, rame e pcb nel suolo hanno registrato valori abnormi in studi condotti da Arpac e Cnr. Ci sono un centinaio di aziende che eruttano fumi di ogni tipo. Ma questa è anche la terra in cui amianto e diossine hanno stabilito dei tristi record con l'Isochimica di Pianodardine, stabilimento dove sono state illecitamente smaltite gigantesche quantità di amianto scoibentato dai treni.

La vicenda dell'Irm è la solita cartina di tornasole. I risultati della prima indagine dell'Arpac datata 2005, e commissionata dalla Provincia di Avellino in seguito al rogo, sono preoccupanti. Nei suoli dei 12 punti campionati nella Valle del Sabato sono stati riscontrati valori di pcb (policlorobifenili, composti organici che hanno una tossicità simile a quella della diossina), fino a 0,0048 mg/kg, quasi cinque volte oltre i limiti consentiti. Oltre le soglie imposte dal decreto legislativo 471/1999 anche rame, piombo stagno, berillio, vanadio, tallio. Sul fronte delle acque superficiali, nel fiume Sabato si è registrata la presenza di valori oltre norma di ammoniaca, fosforo e tensioattivi anionici; nei pozzi sotterranei, le analisi chimiche hanno evidenziato concentrazioni anomale di cloruri, ione ammonio, manganese, ferro e idrocarburi.

Il monitoraggio dell'aria con sei postazioni nei comuni di Atripalda, Manocalzati, Pianodardine di Avellino, Arcella di Montefredane, Pratola Serra, Prata di Principato Ultra ha registrato esiti inquietanti. C'è stato il superamento dei valori normati "a protezione della salute umana" di monossido di carbonio, ozono, polveri sottili (PM 10), valori oltre norma di toluene, ossidi di azoto, e sopratutto una quantità di benzo(a)pirene, pericoloso cancerogeno, fino a 4,8 nanogrammi per metro cubo, e quasi cinque volte oltre il valore normato di 1 nanongrammo per metro cubo.  
Su pressione di Provincia e dei comuni, l'Agenzia Regionale per l'Ambiente ripeteva il Piano di monitoraggio nel 2007 con risultati ancora peggiori dei precedenti. Nei suoli sforata la soglia di contaminazione per berillio e stagno in tutti i punti campionati, mentre la concentrazione media di pcb è risultata fino a sei volte maggiore del valore 2005 (con picchi di 0,23 mg/kg). Valori che derivavano sia dalle «emissioni in atmosfera dalle attività industriali», sia dalle sostanze immesse per «uso agricolo dei suoli». Nelle acque sotterranee (pozzi) la concentrazione di ferro aumentava da 3 a 10 volte rispetto al precedente monitoraggio; nel fiume Sabato stabili le presenze di ammoniaca, fosforo e nitrati.

Nell'aria di tre siti analizzati, le polveri sottili (PM 10) hanno raggiunto picchi di 84 microgrammi per metro cubo nell'arco della giornata (valore massimo consentito dalla legge 50 microgr/m3) e concentrazioni medie durante il periodo di monitoraggio pari a 49 microgr/m3 (limite a protezione della salute umana 40 microgr/m3). Ad Arcella di Montefredane, nel cuore del nucleo industriale, i valori di PM 10 sono risultati sballati in 7 giorni su 12. 

E' in questo contesto che si è avviata una indagine epidemiologica sulla media Valle del Sabato a cura di Provincia di Avellino, Asl di Avellino (Asl Av2), Seconda Università di Napoli i cui risultati della sola relazione semestrale del 20 giugno 2007, redatta da Erminia Agozzino evidenziavano per la Asl Av2 (comprendente i paesi del Sabato) una mortalità superiore a quella Campana per tumori delle ossa e del connettivo (cioè un numero di morti, per tali patologie, superiore a quanto ci si attenderebbe rispetto alla media regionale). L'Irpinia risultava essere al primo posto tra le province campane come causa di morte per leucemie e seconda solo a Caserta per mortalità da tumori maligni delle labbra, cavo orale, faringe e stomaco. I dati evidenziavano, inoltre, un’incidenza significativa di leucemie nel comune di Pratola Serra per i maschi e del tumore del colon a Montefredane per le donne.

Il report sottolineava anche la necessità di avviare un'indagine mirata per stabilire un nesso, relativamente all'area geografica della Valle del Sabato, tra inquinamento e insorgenze delle neoplasie, in particolare tumori dell'esofago, leucemie e linfomi. Pertanto l'Asl iniziava uno "studio caso-controllo" per indagare queste tipologia di malattie, ma in un comunicato del 27 giugno l'Asl frenava i toni allarmistici della relazione semestrale. «I dati emersi non sono scientificamente validati, lo studio è ancora in corso e sarà presentato non prima dell'inizio del 2008. Nessun dirigente e operatore dell'Asl Av2 è autorizzato a rilasciare informazioni sull'andamento dell'incidenza tumorale», tagliava corto l'azienda sanitaria che, nel 2014, non ha ancora terminato lo studio epidemiologico.

Non vi iliudete, non potrà mai essere la magistratura, a risolvere questi gravi problemi insiti in uno Stato che ha fatto della nocività contro il suo popolo una filosofia perversa di profitto. I delitti ambientali e sanitari non sono severamente contemplati dal codice penale. Sarà sempre peggio, senza una rivoluzione, prima di tutto interiore.



fonte: sulatestagiannilannes.blogspot.it

venerdì 14 febbraio 2014

lo sfondo del fondo

DIMISSIONI DI LETTA E SUBENTRO DI RENZI: ITALIA SEMPRE PIU' ETERODIRETTA DALL'ESTERO


di Gianni Lannes



La casta dei parassiti che ha rovinato l'Italia non schioda, grazie anche all'inesistenza di un'opinione pubblica con peso politico, nonché di un giornalismo indipendente. La farsa dell'ammucchiata partitocratica scade in tragedia: "Non si vota più": sentenzia l'illegittimo stanziato nel Quirinale. Lesi ancora una volta, anzi definitivamente, i diritti costituzionali del popolo sovrano. Letta doveva durare 18 mesi e poi elezioni. Invece ora piazzano sulla poltrona di Palazzo Chigi, tale Renzi che nessuno ha votato, per mantenerlo fino al 2018. 

Risultato finale: tre primi ministri extraparlamentari (Monti, Letta, Renzi) sfornati dal cilindro dell'abusivo capo dello Stato pro tempore, elezioni con legge truccata per approdare infine al nulla che avanza, e nega la realtà delle scie chimiche. La nomina dell'ultimo arrivato, nemmeno eletto dalle urne, bensì da un bingo interno del Pd, importato dallo zio Sam e spacciato per democrazia, non passa dal parlamento ormai definitivamente esautorato.E così nel Belpaese, senza alcuna reale opposizione politica - autonoma, indipendente, preparata, determinata - dilaga il servilismo, la miopia acuta, l'intolleranza e il conformismo.

Ecco lo specchio dell'Italietta delle banane sempre più telecomandata dai sionisti angloamericani. In una parola: regime dittatoriale da spazzare via con una rivoluzione, per conquistare finalmente libertà e indipendenza. Pensiero e azione: il cambiamento è prima di tutto interiore, sepolto dentro di noi.







ciao Freak


microchip

BBC: "Perchè Voglio il Microchip"

Ti piacerebbe avere un microchip RFID impiantato sotto la pelle? Se siete come me, non avreste mai permesso una cosa del genere, ma molti altri, soprattutto tra le giovani generazioni, vedono le cose in modo molto diverso.

Gli impianti RFID microchip e altre forme di “tecnologia indossabile”, sono sempre più visti come “cool” e “trendy” da parte dei giovani che intendono “migliorare” se stessi e, naturalmente, i media mainstream sono tutti a favore di queste “innovazioni tecnologiche”.

Ad esempio la BBC, ha appena pubblicato un pezzo intitolato “Perché voglio un impianto microchip“. In questo articolo ci viene detto che tali impianti potrebbero risolvere tutta una serie di problemi sociali.

Il furto d’identità e le frodi tramite carta di credito, sarebbero quasi eliminati del tutto e molte altre forme di criminalità sarebbero notevolmente ridotte, i bambini non sarebbero mai dispersi e non dovremo ricordare una vasta gamma di password e codici PIN, come facciamo ora. Ci viene detto che se adottiamo questa tecnologia, la nostra vita sarebbe molto meglio. Ma è davvero così?

Visto che la nostra società diventa sempre più integrata con il digitale, i tecnici ci dicono che sarà “inevitabile” che la tecnologia indossabile diventerà comune come i telefoni intelligenti lo sono oggi. L’articolo della BBC, appena citato, è molto ansioso sull’arrivo di quel giorno:

In definitiva, i microchip impiantati, offrono un modo per rendere il vostro corpo fisico leggibile dalla macchina. Attualmente, non esiste un unico standard per comunicare con le macchine che sono alla base della nostra società, ma ci sono una varietà infinita di sistemi di identificazione: strisce magnetiche, password, numeri PIN, domande di sicurezza, e dongle. Tutti questi sono tentativi di colmare il divario tra la vostra identità digitale e quella fisica, che se dimenticati o persi, si viene improvvisamente tagliati fuori dal proprio conto in banca, la propria palestra e molto altro ancora. Un chip impiantato, al contrario, potrebbe agire come nostro token di identità universale per navigare nel mondo regolato dalle macchine.

Per alcune persone, quel giorno, è già arrivato:

Questo mese al Transhuman Visionsconferenza a San Francisco, Graafstra ha istituito una “stazione dell’impianto”, offrendo ai partecipanti la possibilità di essere impiantati al costo di $50. Utilizzando un grosso ago progettato per l’innesto dei microchip negli animali domestici, Graafstra ha iniettato un tag RFID rivestito di vetro delle dimensioni di un chicco di riso in ciascun volontario. Entro la fine della giornata Graafstra aveva creato 15 nuovi cyborg.

Inoltre, gli scienziati hanno ora batterie alimentate dal corpo umano che potrebbero essere utilizzate per fornire una fonte di alimentazione permanente per la tecnologia impiantabile.

Quello che segue è un breve estratto da un recente articolo di Kristan Harris dal titolo “Scienziati sviluppano una batteria Human-Powered per i chip RFID“:

Un gruppo di scienziati degli Stati Uniti e dei ricercatori cinesi, hanno collaborato per creare una minuscola batteria impiantabile che si nutre di energia umana. Questi sottili, flessibili raccoglitori di energia meccanica, sono stati testati con successo sulle mucche. Il processo utilizza ciò che è noto come la raccolta di energia piezoelettrica tramite lo stoccaggio dei moti del cuore, dei polmoni e del diaframma. E’ il futuro, dicono. Potrebbe essere utilizzata per alimentare una vasta gamma di gadget. Si potrebbe caricare il proprio I-phone inserendo il cavo caricabatteria nel proprio corpo.

Naturalmente i microchip RFID non sono impiantati per essere utili. In realtà, vengono utilizzati per tenere traccia degli scolari in tutti gli Stati Uniti:

Scuola del Wyoming impianta chip RFID negli studenti senza il consenso dei genitori

Mascotte RFID inizia tour nazionale per contribuire ad alleviare i timori di impianto per bambini


Nel Regno Unito, i microchip RFID vengono utilizzati per monitorare i bambini ovunque vadano tutto il giorno:

Per coloro che pensano che la NSA sia il peggiore invasore della privacy, vi invito a condividere un pomeriggio con Aiden e Foster, due 11enni. Aiden invita il suo amico a casa mentre i propri genitori sono fuori al lavoro.

Mentre sale sul bus, Foster ha un sensore su un braccialetto che avvisa la scuola e i suoi genitori di una qualsiasi deviazione dal suo normale percorso. Alla scuola è stato notificato che lui si sta dirigendo a casa di Aiden, così la polizia non viene chiamata.

Mentre sono a casa, la rete domiciliare integrata riconosce Aiden e manda un avviso ai suoi genitori, entrambi fuori per lavoro, che ricevono il messaggio sul proprio telefono o tablet.


Ci stiamo rapidamente addentrando in un futuro distopico in cui sarà “normale”, per la tecnologia, monitorare i nostri movimenti 24 ore al giorno. La maggior parte delle persone probabilmente accoglieranno questo cambiamento, ma forse non capiscono che, il chip RFID, aprirà la porta per la costituzione di un tipo di governo ulteriormente oppressivo che un giorno potrà abusare di questa tecnologia.


Un altro tipo di “tecnologia indossabile”, che sta rapidamente guadagnando consensi, sono i così detti “tatuaggi intelligenti”. Normalmente, siamo abituati a pensare ai tatuaggi come arte del corpo. Ma questo sta per cambiare. Questo è l’estratto di un recente articolo di Gizmodo:

Tutti, dai neurologi ai biohackers, stanno reinventando l’idea del tatuaggio. Con la giusta tecnologia, i tatuaggi possono fare molto di più che essere guardati. Possono diventare dispositivi digitali utili e complessi. Sembra selvaggiamente futuristico, ma la tecnologia esiste già.


La Motorola ha un brevetto per un tatuaggio che prenderà i comandi dalle parole vocalizzate in gola:

Il tatuaggio che hanno in mente servirà, in realtà, ad intercettare i comandi vocali sottili, forse anche comandi subvocali, o anche i sussurri completamente interni che non riescono a pizzicare le corde vocali. Si potrebbe anche concludere che essi non solo stanno brevettando le comunicazioni dei dispositivi, ma le comunicazioni dalla vostra anima.


Tutto questo può sembrare molto “cool” per un sacco di gente. Ma cosa succede se tutti siamo obbligati ad avere, un giorno, “tatuaggi d’identità elettronici”?

Cosa succede se un governo oppressivo utilizzerà questa tecnologia per guardare, tracciare, monitorare e controllare tutti noi, 24 ore al giorno con questa tecnologia?

Cosa succede se non si è in grado di ottenere un lavoro, avere un conto bancario o comprare qualsiasi cosa senza la “corretta identificazione”?

Credo che si possa vedere dove si stia andando. La tecnologia è veramente una spada a doppio taglio. Può fare un gran bene, ma può essere utilizzata anche per fare del gran male.

Allora, cosa ne pensi di tutto questo? 



fonte: freeondarevolution.blogspot.it

mercoledì 12 febbraio 2014

Loredana Bertè


articolo di Malcom Pagani
“I nostri genitori e lei non ha idea di quanto mi costi dire questa parola, erano insegnanti. Mamma maestra e papà professore di Greco e Latino al Liceo con qualche vocabolario nel curriculum. Era violento. Voleva un figlio maschio e detestava le bambine. Ha fatto cose orribili che non ho dimenticato. Ha preso a calci mia madre e le ha somministrato strane cose. A casa c’era il terrore, ma nelle domeniche di festa, accanto al cane Clito, si ricreava una specie di normalità fittizia. Una volta al mese veniva Pietro Nenni a prendere il caffè e allora mamma tirava fuori la coperta di ciniglia rossa e io mi sedevo sulle ginocchia di Nenni, mentre lui girava lo zucchero nella tazzina”.
A 62 anni, con gli occhi neri, il cappello e la risata cruda, i ricordi di Loredana Bertè sanno di trincea. Di guerre mai finite, fumo, tenerezze improvvise, lampi atroci e confessioni. Milano, pomeriggio invernale. Nel volo a planare, Loredana è più fortunata che nelle sue canzoni. Al posto del peggiore motel, la stazione paradiso si chiama Chateau Monfort. Omaggi, inchini e vassoi di dolci. Resistenza tenue. Dieta tradita. Bigné santificato. Battuta pronta: “Uno me lo mangio subito, sono cresciuta con BukowskiBaudelaire e Ginsberg, non è che me può spaventà ‘na pastarella”.
Si ricorda il tempo della fame? 

Più che altro quello della gavetta, le corse per fare un provino, la febbre che questi ragazzi dei talent, sfruttati per un solo brano strimpellato a Sanremo non sanno neanche cosa sia. Il periodo di Roma è stato il più felice della mia vita. Non avevamo niente e ci pareva di avere tutto. Io, Mimì (la sorella Mia Martini ndr) e Renatino Zero eravamo sempre insieme. Il trio indissolubile. Io facevo l’autostop e loro si nascondevano dietro la pompa di benzina. Quando qualcuno mi vedeva in minigonna inchiodava e da dietro spuntavano loro. Lei con la bombetta, lui con i suoi vestiti colorati, io innocente: “Ci sarebbero pure ‘sti due amici”. A via Asiago con il gruppo di Boncompagni e Arbore passavamo le giornate. Chi stava con i Rolling Stones e chi, noi compresi, con i Beatles. Li avevamo visti dal vivo all’Adriano. C’ero stata quattro volte. Una cosa irripetibile.
Cosa ricorda del ’68? 

Occupavamo le scuole e credevamo di cambiare il mondo, ma se il risultato è questo. Abbiamo fallito. Eravamo diversi dai 18enni di oggi. Non si parlano più, non riescono a esprimere una frase di senso compiuto, sembrano vegetali interessati solo all’ultimo modello di telefonino. Io neanche ce l’ho.
Perché?

Che mi frega di averlo quando ho perso la telefonata più importante della mia vita? Prima di morire mia sorella Mimì mi chiamò a lungo. Ma quel giorno c’era un’aria strana, ero svogliata. Svuotata. Avrei dovuto suonare e invece mi nascosi in casa. Convinta che mi cercassero gli organizzatori furibondi, al telefono non risposi. Suonò fino alle 6 di mattina. Non me lo perdonerò mai.
Sua sorella è morta a maggio, 19 anni fa. 

L’infamia che le hanno fatto è scandalosa. Se vuoi uccidere uno troppo bravo, basta che tu dica ‘quello porta jella’. L’hanno ammazzata. E certo che ce l’ho con quell’assenteista del cavolo che sta lassù. Ma poi c’è davvero?
Parla di dio? 

Dov’era quel cazzo di venerdì? Aveva da fare? Era troppo impegnato? Da quel giorno ho litigato con la vita e non ci ho ancora fatto pace. Mimì la sento sempre con me e non è vero che il tempo cancelli il dolore, anzi lo aumenta. È come se fosse successo ieri. Mi chiusi in casa. Tre anni a guardare un soffitto. Ne uscii grazie a De André. Avevo ascoltato La domenica delle salme e decisi di chiedergli il permesso per utilizzare un suo verso che avrebbe dovuto dare il titolo all’album. Passai da Dori Ghezzi, amica fantastica. Ero stata testimone del suo innamoramento per Fabrizio durante un mese torinese ai tempi del Quartetto Cetra. Fu sincera: “Se a Fabrizio piace il disco avrai l’ok, altrimenti scordatelo”. Fabrizio ascoltò i brani e mi chiamò: “Sto mandando il fax alla Sony, è bellissimo, hai la mia benedizione”. Nacque Pettirosso da combattimento. Tutto dedicato a Mimì.
Ricorda tutto di quel 12 maggio del ‘95? 

Ogni dettaglio. Sto guardando la tv, vedo Mara Venier che piange. Cambio canale. Una foto di Mimì. Poi squilla il telefono. È Renatino. Mi dice: “Spegni tutto, sto arrivando”. Credo fosse teletrasportato, fu lì in cinque minuti. E Mimì se ne era andata per sempre. In quella casa schifosa che gli aveva trovato suo padre, con gli scatoloni nell’angolo e il materasso per terra. Che peccato. Che dolore. Mimì a un passo dalla fine cantava in modo straordinario. Capita anche a me. Ho una voce più sicura di quando avevo vent’anni.
Come mai? 

Intanto mi sento più serena. Felice è una parola troppo grossa. Il palco è la mia valvola di sfogo, lì raggiungo uno stato di grazia, per tirarmi giù ci vuole il carroattrezzi. Ho un repertorio che abbraccia quattro generazioni e canto prima di tutto per me stessa. A 60 anni e arrivati a questo punto, non mi cambia più nessuno. Neanche Umberto Eco.
Che c’entra Umberto Eco? 

Anni fa ho avuto l’onore di mettere in musica le parole di Mario Luzi. Quando Eco lo venne a sapere sfiorò lo sturbo: “Maestro, dicono che una metallara stia lavorando sui suoi testi, mi dica che è falso”. E Luzi, secco: “È vero, si chiama Loredana Berté ed è un genio”.
Cose belle. 

Cerco qualcuno che mi capisca fino in fondo. Mi vuoi? Pacchetto completo. O mi si odia o mi si ama. E anche se non si può piacere a tutti e sono contenta di vedere il tutto esaurito per la tournée che è in corso, a stare zitta non sono mai stata capace. Se lo faccia raccontare dai diplomatici svedesi.
Cosa dovremmo chiedergli? 

Quanto gli ho rotto il cazzo per dire la mia e farmi rispettare. Quando sposai Bjorn, non sapevo che per qualche anno avrei fatto il giro del mondo ogni due settimane. Borg era ambasciatore della Corona. Andammo ovunque. In Giappone, dall’Imperatore, li misi in imbarazzo. Io e Bjorn eravamo seduti lontani, scambiai i bigliettini e mi accomodai vicino a lui. Accorse un addetto, terrorizzato: “Non si può signora”.
E lei Loredana? 

Me feci sentì: “E chi l’ha detto che non si può? Senti cocco, quello è mio marito, vedi d’annattene”. A cena portarono scorpioni fritti. Sto a dieta, gli dissi, mangiateveli voi.
Reazione? 

“Ma signora” risposero “il veleno è stato tolto”. “Benissimo, allora mi piacerebbe sapere che fine hanno fatto quelli che hanno eseguito l’operazioncina”. Mi guardarono malissimo, gli scorpioni alla fine li mangiò un altro tennista, Stefan Edberg e in Cina, superandomi, feci di peggio. Di questi convivi in cui sembrava che le donne non esistessero, iniziavo davvero a rompermi i coglioni. La più grande trasgressione che esista è essere se stessi. Così, a cena con le autorità, mi feci sentire.
In che modo? 

“Domani pretendo di visitare la città proibita”. Avevo visto il film di Bertolucci e insistetti fino a quando, esausti, non si arresero. Sul luogo esagerai. Scostai un nastro, raggiunsi il trono e mi feci fotografare. Poi volli andare anche sulla muraglia cinese e mi fregai con le mie mani. A valle c’erano 40 gradi, ma una volta in alto gelammo. Rubai il cappotto a un fotografo.
A New York conobbe Makos, secondo Warhol il “più moderno fotografo d’America”. 

Fece, gratis, lo scatto di copertina di “Made in Italy”. Nel 1981 ero la madrina di Fiorucci e grazie a Leonardo Pastore, un mio fratello acquisito poi morto di Aids, conobbi Warhol. L’avevo puntato. Lo volevo acchiappà.
Ci riuscì? 

Anche se Ivano Fossati, che mi accompagnava, ogni tanto mi scuoteva: “Te lo ricordi perché sei qui? Il disco”, non avevo praticamente niente da fà. Warhol lo conobbi in un posto in cui si affacciava tutti i giorni. Mi domandò se cantassi e Leonardo, rapido: “Vedessi come cucina”. Warhol impazzì: “Potresti farlo per me?”. In breve, seduta sui bidoni Campbell’s, mi ritrovai alla Factory tutti i pomeriggi.
Da ospite a cuoca il passo fu breve? 

Andai da Bloomingdale’s, comprai uno scolapasta e lo portai da Andy. Non l’avevano mai visto. Lo fotografarono stupiti. Lui organizzava cene di lavoro e mi chiedeva di mettermi ai fornelli. Mi chiamava “Pasta Queen”. Io mi feci ‘ripagare’ con un suo video e con la copertina del disco. Il baratto era nelle mie corde, al figlio di Sofia Loren toccavano ricatti seri: “Vuoi che spignatti? Allora prestami la casa di Malibù”.
Poi il disco venne bene? 

Come per magìa, tra un concerto dei Ramones, il Rocky Horror picture Show e le ore passate in estasi davanti a Guernica. Ivano mi portò in studio, mi intimò di smetterla con mosse, risatine e cagate e registrò. Buona la prima. Sempre: “Questa è battezzata” diceva. Voleva la spontaneità. Che i brani non si viziassero. Aveva ragione. Nella mia carriera è sempre stato così, da Sei Bellissima in poi. L’incisione iniziale è sempre la migliore. Un atto politico.
Lei è stata sempre di sinistra. 

Ho anche fatto acquistare 5mila azioni del Manifesto a Fidel Castro, ma credo di essere l’unica italiana ad aver cenato con Bin Laden alla Casa Bianca all’epoca di Bush padre. Chiesi a George Sr. a cosa servisse la Cia.
E il Presidente? 

“Non serve a niente. È l’unica organizzazione del mondo che non deve rendere conto a nessuno”. Se guardi all’11 settembre capisci anche il perché.
Il Papa le piace? 

Un po’ troppo buonista. Wojityla è stato un grande capo politico ma quello che mi piaceva era il suo predecessore, papa Luciani. Un giorno a Firenze, nei camerini di Patti Smith vidi una sua foto sulla custodia del violino. Patti fu diretta: “È il Papa che hanno ammazzato”.
Torniamo a New York, la città dei suoi incontri amorosi. 

I maschi hanno paura. Non esistono più. È incredibile la quantità di uomini che servono per farne uno intelligente. Una cosa assurda, pazzesca.
Il primo marito, Roberto Berger, figlio di un miliardario. 

Me lo nascose per due anni e dopo essermi pagata anche i caffè lo cacciai di casa prima che il padre lo diseredasse.
A New York incontrò anche Borg. 

Fuori dal Madison Square Garden, ma Bjorn l’avevo già visto 15 anni prima, al Roland Garros di Parigi, da fidanzata di Panatta: “Amore, do dù pallate a ‘sto svedese e poi andiamo a cena”. Adriano si portava la ragazza e gli altri da Bertolucci a Barazzutti erano incazzati neri: “E perché quello se deve portà la donna e a noi niente?”. Comunque arriva questo nordico bello come il sole, uno sconosciuto. Tira fuori le racchette, perde male e poi va da Adriano: “Mi presenti la tua fidanzata?”. Mi disse che ero interessante. Fu gentile. Ogni tanto lo incrociavo in aeroporto, ero sfuggente, finché accadde il fattaccio. Sembrava una cosa da niente, poi cinque anni dopo, una sera, ci ritrovammo insieme e sua moglie, Mariana Simionescu, me lo gettò tra le braccia.
Dice sul serio? 

Tra loro niente sesso. Per Bjorn, Mariana era una specie di sorella. Lei mi fa: “Guarda che stasera dopo la partita è libero, te lo porti dove vuoi”. Con gli amici andammo a vedere la sua sfida con McEnroe, sei ore. Warhol scappò al primo set. Io rimasi. L’incendio definitivo scoppiò durante un Festivalbar a Ibiza. Bjorn mi telefonò: “Devo vederti”.
E lei? 

“Te dice proprio male bello, mi hai trovato per puro culo, sto partendo”. Lui: “Vengo anch’io”. Io: “No, tu no”. Alla fine cedetti perché l’idea che qualcuno potesse dominarmi e farmi fare quel che voleva iniziava a non dispiacermi. Cosa avevo da perdere? Ci sposammo. Lasciai l’Italia per sei anni, fu l’inferno.
Lui non sopportava le sue tournée. 

Non mi lasciava un secondo. A ogni piazza, gli davano le chiavi ufficiali della città: “Abbiamo l’onore di avere con noi Bjorn Borg”. A un certo punto lo affrontai: “Ma è il tour mio o il tuo?”. Lui la mise giù dura: “Torniamo a Stoccolma” e mi fece stracciare un contratto milionario. I manager erano imbufaliti: “Sei pazza” e minacciavano querele. Ancora me lo ricordo Bjorn che si affaccia dalla scaletta dell’aereo e urla: “Fatemi causa”. Poi la fecero a me. Il circo suonò la grancassa della mia inaffidabilità, mi sporcarono la reputazione, mi massacrarono.
Quando si lasciò con il tennista? Qualcuno sostenne che fu colpa del guru che vietò il sesso a Borg. 

L’avrei ammazzato il guru (ride). La storia fu un’altra e comunque mai. Formalmente sono ancora la signora Borg. L’ho scoperto per caso e l’ho anche denunciato. È acqua passata, non ne voglio più parlare. Né di lui né delle sue coppettine.
Quali coppettine? 

Bjorn era già molto preso dai vari bordelli che frequentava, non lo vedevo da 48 ore e tin-tin-tin gli ho buttato dalla finestra un divano, i piatti d’argento e tutte le coppettine dei suoi tornei. Dalla finestra della cucina vedevo Bambi, ma quel giorno si erano spaventati anche i cerbiatti. Era turbata anche la madre di Bjorn, le avevo scompagnato l’argenteria. Io ero molto incazzata e le parlai a brutto muso: “Se suo figlio non è qui entro 30 secondi me ne vado e chiedo il divorzio”.
Rientrò? 

Strafatto. Bjorn era un aspirapolvere. Lo presi a botte, gli fracassai un paio di racchettine sulla schiena e quando la madre intervenne, gli diedi il resto: “Io mi sono sposata con te perché dovevi essere il padre dei miei figli, o te dai da fà oppure nun me vedi più”. Lui balbettava confuso, la stronza disse che avevo capito male e che non ci sarebbero stati figli se non di puro sangue svedese. “Avrei gradito l’informazione in anticipo”. Poi buttai un altro paio di medaglie dal balcone e me ne andai.
Nonostante questo lo racconta come un amore importante.

Ma lei quante volte pensa che l’amore si possa incontrare nella vita? A volte non accade mai.
Ha detto che è un sentimento sopravvalutato. 

Perché amare è appartenere. È coltivare. Ci vuole fatica, inventiva, fantasia. Ci vuole amore.
Cosa si aspetta ancora Loredana? 

Sono quello che ho visto. Quello che ho fatto. Ho avuto una carriera più fortunata della vita privata, ma anche se il vero danno è stato nascere in Italia, non mi aspetto più niente. Vivo ogni giorno come se fosse l’ultimo.

APPUNTAMENTI – “Ho un repertorio straordinario”, dice Loredana Bertè rivelando che per la prossima tournée ha chiesto alla band di provare e riprovare 82 brani. Dopo la partenza datata 18 gennaio a Montecatini e le date di febbraio (il 15 al Palacreberg di Bergamo, il 17 al Nazionale di Milano) una fitta primavera. Il 3 marzo a Bologna, il 18 all’Auditorium di Roma, il 22 a Senigallia. Poi, prima della prosecuzione estiva, il programma di aprile. Il ritorno in Calabria, il 19 al Teatro Cileo di Reggio: “Dopo vent’ anni di assenza” e, prima, il giorno 5 a Cesena e il 17 al Teatro Acacia di Napoli.
da Il Fatto Quotidiano del 10 febbraio 2014
fonte: www.ilfattoquotidiano.it