martedì 17 settembre 2013

progetto MKULTRA




estratto da Wikipedia:

conosciuto anche come MK-ULTRA,  fu una serie di attività svolte dalla CIA tra gli anni cinquanta e sessanta che aveva come scopo quello di influenzare e controllare il comportamento di determinate persone (cosiddetto controllo mentale).
Tali esperimenti prevedevano la somministrazione dell'ipnosi, sieri della verità, messaggi subliminali, LSD e altri tipi di azioni psicologiche su persone scelte allo scopo.
Il progetto venne portato all'attenzione del pubblico nel 1975, ad opera del Congresso degli Stati Uniti attraverso la Church Committee e la U.S. President's Commission on CIA activities within the United States (commissione Rockefeller). L'attività investigativa fu resa difficoltosa dal fatto che il direttore della CIA, Richard Helms, nel 1973, aveva ordinato la distruzione di tutti i documenti riguardanti l'operazione; si dovette quindi ricostruire il tutto attraverso la testimonianza dei diretti interessati e i pochi documenti recuperati.
A partire dal 1977 oltre 20.000 documenti sono stati ufficialmente declassificati grazie al Freedom of Information Act; tra questi, anche alcuni relativi al Progetto MK-ULTRA

Origini

Inizialmente denominato "Project Bluebird" (merlo azzurro) e successivamente "Project Artichoke" (carciofo), fu infine chiamato "MKUltra" nel 1953. Il progetto Mk-Ultra fu ordinato dal direttore della CIA, Allen Dulles, il 13 aprile 1953, al fine di contrastare gli studi russi, cinesi e coreani sul cosiddetto controllo mentale (mind control), ovvero sul controllo della psiche delle persone. Questa tecnica avrebbe dovuto portare numerosi vantaggi, come ad esempio la creazione di assassini inconsapevoli o il controllo di leader stranieri scomodi. Il progetto sarebbe stato sovvenzionato da un totale di 25 milioni di dollari e ne furono coinvolte 80 istituzioni tra cui 44 università e 12 ospedali.
Nel 1964 il progetto fu rinominato MKSEARCH in quanto si stava specializzando nella creazione del cosiddetto siero della verità, sostanza che sarebbe poi stata usata per interrogare esponenti del KGB durante la guerra fredda.
Dato che quasi tutti i documenti riguardanti l'MK-ULTRA sono stati distrutti dall'allora direttore della CIA Richard Helms, è praticamente impossibile riuscire a ricostruire tutte le attività svolte nell'ambito di questo progetto.

Gli esperimenti

La stessa agenzia ha successivamente riconosciuto che quei test avevano una debole base scientifica e che gli agenti posti all'esecuzione e controllo degli esperimenti non erano ricercatori qualificati.
I documenti recuperati fanno supporre che la CIA abbia somministrato LSD, Fenciclidina ed elettroshock al fine di controllare le menti dei soggetti sottoposti. Le cavie erano dipendenti della CIA, personale militare, agenti governativi, prostitute, pazienti con disturbi mentali e persone comuni; il tutto con lo scopo di verificare che tipo di reazione avessero queste persone sotto l'influsso di droghe e altre sostanze.
Lo scopo ufficiale degli esperimenti era quello di preparare un'azione di difesa per gli agenti americani ad un'eventuale azione analoga che avrebbero potuto subire da agenti russi durante la guerra fredda. Tali esperimenti miravano a costruire una sorta di "teoria dell'interrogatorio" che si concretizzò nel manuale Kubark Counterintelligence Interrogation. Questo manuale è un compendio delle scoperte di Donald Hebb e di quelle successive e più profonde di Donald Ewen Cameron.

Influenza culturale

La band musicale inglese dei Muse ha pubblicato nel loro album The Resistance (2009) una traccia dal titolo MK Ultra con evidenti riferimenti a questo progetto.
Si fa inoltre riferimento a questo progetto nel libro Infinite Jest di David Foster Wallace, per l'evidente somiglianza che esso ha con l'idea di Intrattenimento alla base del romanzo.
Nel quinto episodio della seconda stagione della serie televisiva Fringe si fa riferimento al progetto, quando Walter Bishop afferma di averne fatto parte.

Vandana Shiva


domenica 15 settembre 2013

Lehman Brothers



Cinque anni fa il crack che ha sconvolto l’economia di tutto il mondo. Il fallimento della banca d’affari americana Lehman Brothers è stato una delle principali cause della crisi attuale, che dopo aver messo in ginocchio in crisi gli Stati Uniti ha affossato l’Europa e il mondo intero. Per quella bancarotta nessuno ha pagato e probabilmente lo farà: domenica 15, infatti, scadono i termini per la presentazione di eventuali azioni penali contro i manager dell’istituto e finora non sono stati depositati atti.
Ad averci rimesso, invece, sono in tanti: l’economia del pianeta, certo. Ma in prima di tutto i risparmiatori: i risarcimenti languono e non rimborseranno che parzialmente (28 centesimi per ogni euro investito) le cifre perdute. Mentre qualcuno è riuscito perfino a guadagnarci: sicuramente legali e contabili, che hanno incassato almeno 3 miliardi di dollari di parcelle, ma anche gli hedge fund, che speculando sulla vicenda hanno portato a casa cifre a nove zeri. 
Intanto i banchieri che hanno innescato il terremoto stanno tutti decisamente bene. A partire da Richald Fund, il “gorilla di Wall Street“, ex amministratore delegato di Lehman che diede avvio al massiccio acquisto di titoli garantiti da mutui subprime (letteramente ad alto rischio di insolvenza). Dopo il fatidico 15 settembre 2008, Fund ha trovato di nuovo lavoro: è stato all’hedge fund Matrix Advisor, uno dei tanti “fondi locusta”, come sono stati comunemente ribattezzati quei fondi d’investimento che operano con l’obiettivo  di spremere valore da una società per poi uscire e andarsene a cercarne un’altra per ricominciare  il ciclo; poi è passato anche da Brokerhaus Legend Securities. Così, dal 2000 è riuscito ad accumulare un tesoro di circa 457 milioni di dollari.
Fund, come anche gli altri ex manager di Lehman, può stare tranquillo anche dal punto di vistapenale: domani scadono i termini per la presentazione di eventuali azioni. E non dovrebbero esserci sorprese dell’ultima ora: la Sec (la Consob americana) ritiene che non ci sia base legale per agire e ha segretamente abbandonato nel 2012 le indagini, ormai divenute una caccia alle streghe. Nonostante le pressione dell’allora numero uno dell’Authority, Mary Schapiro, sulla squadra che si occupava delle indagini su Lehman, nulla è stato possibile. Lehman Brothers era già fallita e quindi avanzare un procedimento non avrebbe portato a nulla e, secondo quanto rilevato dagli ispettori, l’ad Fuld non era conoscenza delle pratiche illegali usate nel suo istituto.
Meno bene è andata a chi aveva investito sulla banca. Tra questi, anche 127mila italiani. ”A cinque anni dal crack, che secondo stime internazionali ha distrutto 40 milioni di posti di lavoronel mondo globalizzato e colpito anche 127mila risparmiatori italiani ai quali erano state vendutepolizze index con sottostanti titoli Lehman e circa 6 miliardi di obbligazioni dei 35,4 miliardi di euro emessi dalla compagnia olandese Lehman Brothers Treasury, i risarcimenti a rate (che arriveranno a coprire circa 28 centesimi per ogni euro investito) languono”, denunciano Adusbef e Federconsumatori. ”Secondo alcune stime, solo i costi diretti della bancarotta Lehman sono stati valutati in 620 miliardi di dollari, i costi indiretti fino a 6.850 miliardi di dollari, mentre il famoso blog finanziario Usa Zero Hedge, ha calcolato che rimettere in sesto le banche e far ripartire l’economia globalizzata avrebbe avuto un costo di 18.000 miliardi di dollari”. 
Al fallimento, invece, hanno brindato avvocati e speculatori. Legali e contabili che hanno curato la procedura fallimentare della banca d’affari hanno incassato complessivamente 3 miliardi di dollari di parcelle, 2 miliardi dei quali negli Stati Uniti e uno in Gran Bretagna. Sorridono anche gli investitori che, nonostante il panico che si è scatenato con il fallimento, hanno tenuto duro e approfittato della crisi, acquistando a piene mani titoli e junk bond, i cosiddetti bond spazzatura: hanno incassato ritorni fino al 50 per cento. Per non parlare degli hedge fund, che si sono visti riconoscere dall’Estate che cura la bancarotta di Lehman miliardi di dollari. Dal 2012, sono infatti stati restituiti ai creditori di Lehman quasi 50 miliardi di dollari, molti dei quali finiti nelle casse degli hedge fund che, subito dopo la bancarotta, avevano corteggiato con successo gli investitori di Lehman che non volevano aspettare i tempi legali per veder soddisfatte le loro richieste, acquistando per poco le loro rivendicazioni ora milionarie. L’hedge fund Paulson & Co. ha già guadagnato – secondo indiscrezioni – un miliardo di dollari sul suo investimento in Lehman, Elliot Management 700 milioni. A dimostrazione che anche quando tutto crolla c’è sempre qualcuno in grado di guadagnarci. Specie nel mondo della finanza.

fonte: www.ilfattoquotidiano.it

venerdì 13 settembre 2013

Remo Remotti


Corte Costituzionale, Amato uomo emblema del compromesso




di Paolo Farinella
Genova, 13-09-2013. Il segno del degrado ha raggiunto il punto di non ritorno con la nomina di Giuliano Amato a giudice costituzionale da parte dell’imperatore, Giorno II, re di Libia e negus di Abissinia. Per gradire, Amato è un politico «quadrilatero»: ha servito Craxi, latitante e ladro di Stato; ha una pensione di 30mila euro al mese, quanto un operaio e mezzo guadagnano in un anno; ha contribuito attivamente come presidente di due governi e ministro del tesoro ad affossare l’economia italiana e infine è l’uomo adatto per riportare la Corte alla totale dipendenza della politica e segnatamente del Quirinale.
Il messaggio che re Giorgio II manda al Paese è uno solo: Amato è una garanzia di qualsiasi compromesso, è un avviso a Berlusconi di solidarietà, è un messaggio ai Giudici: i politici non si toccano. Quale altro senso ha una nomina, in questo momento, in questo frangente, in queste condizioni? Se l’imperatore d’Abissinia avesse voluto mandare un segnale forte e chiaro che la legalità è la sua stella polare non avrebbe forse dovuto nominare, sì, proprio adesso, una figura integerrima e lontana da ogni scandalo, da ogni compromesso, da ogni contiguità con la delinquenza politica e il malaffare invece di risuscitare Amato che fornicò con Craxi, finché fu potente? Avanti, Gerontocrati, correte a quattro zampe verso il ringiovanimento delle Istituzioni e il cambio generazionale perché voi vivrete fino a 120 anni perché dovete essere certi e sicuri di spolpare l’osso dell’Italia che muore per colpa vostra.
Che colpo se il «dio» d’Italietta, il Napolitano Giorgio II avesse nominato un giurista di fama, un professore come Settis, uno insomma che portasse un valore aggiunto alla Corte con il messaggio esplicito: le Istituzioni non sono lo zimbello di chi ha l’arroganza dei voti «rubati», ma sono materia seria e sono amministrate da persone serie. La Giustizia è il senso dell’Italia e deve essere tutelata dai ladri e dai delinquenti che, pur condannati in terzo grado, pretendono salvacondotti e agibilità politiche al di fuori di ogni legge.
Con questa nomina, Napolitano, proprietario del condominio governo-Parlamento, ha gettato la maschera e si schiera dalla parte della delinquenza dalle larghe intese, pur di salvare un ladro e un corrotto, evasore fiscale di quello Stato a cui ha giurato fedeltà e dipendenza.
Da questo momento ripudio anche il presidente della non-Repubblica, fondata sulle fisime e sulle fobie di un presidente che si crede «padreterno». Speriamo che almeno abbia avuto il buon gusto di suggerire al «sottil dottore» di rinunciare di sua iniziativa allo stipendio da membro della Corte costituzionale, perché di suo già ci frega 32 mila euro all’anno. Se dobbiamo sopportarlo, alla faccia di Napolitano, che almeno lo faccia gratis e ci sia consentito di non averlo in carico fino alla fine dei suoi giorni e anche oltre, visto che la reversibilità spetta alla moglie. Credevamo di esserci liberati di Craxi, delinquente in contumacia, invece ci siamo cuccati, Craxi, Amato e poi l’apprendista discepolo e maestro, Berlusconi e  ora di nuovo Amato che è come un diamante: per sempre.
PS. Mi dispiace per la figlia di Berlusconi, Barbara, figlia di secondo letto, che difende a spada tratta e con borsa griffata il cotanto padre. La capisco e la comprendo: senza quel padre non sarebbe stata invitata all’Ambrosetti tra il Gotha della finanza e cosa ancora più interessante non avrebbe tutti i milioni di cui dispone senza esserseli guadagnati nemmeno sognando. «Mio padre non è un delinquente. La sua storia è la storia di un imprenditore». Certo, la tata l’ha cresciuta nelle favole e nella bambagia, per cui non si nemmeno accorta che la guardia del corpo suo e della villa dove stava, era il mafioso Mangano che garantiva il patto d’acciaio tra il suo paparino e la mafia. Ne sa qualcosa la berlusconina Barbara? Lo sa da dove prese i soldi il papà, la cui storia sarebbe quella di un imprenditore? Capisco che ci mangia, ma abbia almeno il pudore e il buon senso di tacere perché un bel tacer non fu mai scritto.

fonte: www.ilfattoquotidiano.it

lunedì 2 settembre 2013

ho letto su facebook




..."Sfido a citare un regime femminile in cui gli uomini siano lapidati dalle donne, oppure frustati sulla pubblica piazza, per avere sbagliato abito, oppure costretti a vestirsi dentro una tuta da palombaro. A citare organizzazioni femminili che fanno la tratta dei maschi. Protettrici che li sfruttano e clientesse che godono nel dominarli. Sfido a citare la condizione di centinaia, forse migliaia di uomini sfigurati dall'acido muriatico, per aver osato dire di no ad una donna. O uccisi a centinaia ogni anno, per lo stesso motivo. Di uomini intrappolati tra le mura domestiche, privi di un reddito e di relazioni sociali, oggetto di violenze fisiche e psicologiche. Uomini costretti a leccare una figa per poter accedere ad un posto di lavoro. Uomini ridotti a soprammobili televisivi, a mute figure decorative, del protagonismo femminile. Uomini che fanno da harem ad una sultana, in una delle sue tante ville private. Sfido a trovare nel mondo una Ciudad Juárez con tante croci azzurre. A trovare una qualsiasi organizzazione con un tetto di cristallo contro cui sono gli uomini a sbattere la testa. Ad entrare in un’azienda o in un qualsiasi palazzo della pubblica amministrazione e trovare dirigenti tutti donna e gli addetti alle pulizie tutti maschi."


in aggiunta soprattutto a questo link QUI'

domenica 1 settembre 2013

l'uomo che sventò il conflitto nucleare




estratto da Wikipedia:

Stanislav Evgrafovič Petrov (in russo: Станислав Евграфович Петров) è un militare sovietico, tenente colonnello dell'Armata Rossa durante la Guerra Fredda. È noto per aver identificato un falso allarme missilistico sventando lo scoppio di un conflitto nucleare.

L'incidente del 26 settembre 1983

Il 26 settembre del 1983, al culmine della guerra fredda, Petrov era l’ufficiale di servizio al bunker Serpukhov 15, vicino a Mosca con il compito di controllare il satellite e notificare ai suoi superiori un eventuale attacco nucleare contro l’Urss. Nel caso si fosse presentato un attacco, la strategia dell'Unione Sovietica era quella di lanciare immediatamente un controattacco nucleare su vasta scala contro gli Stati Uniti, secondo la dottrina della Mutual Assured Destruction.
Alle 00.14 (ora di Mosca) il satellite diede l'allarme segnalando un missile lanciato dalla base di Malmstrom  (Montana) e in viaggio verso il territorio russo. Petrov ritenendo inverosimile un attacco con un unico missile pensò ad un errore del sistema e non segnalò ai suoi superiori l'accaduto, ma pochi minuti dopo il satellite segnalò altri quattro missili in viaggio verso l'Urss. Lanciare l'allarme avrebbe significato dar avvio al conflitto nucleare.
Petrov, che conosceva bene le peculiarità del sistema satellitare russo OKO, ritenne ancora una volta che si stesse trattando di un errore considerando esiguo l'attacco missilistico in corso rispetto al consistentissimo armamento nucleare statunitense. La decisione di aspettare e non segnalare l'attacco si rivelò giusta. Venne accertato infatti che si trattava di un falso allarme dovuto ad una rara congiunzione astronomica tra la Terra, il sole e il sistema satellitare OKO.
Petrov aveva comunque disatteso agli ordini, ma considerata la sua corretta intuizione l’esercito russo decise di non punirlo; in seguito però il colonnello fu redarguito, ufficialmente per altre ragioni, e la sua carriera militare si arrestò. L’episodio che lo vide protagonista fu tenuto segreto fino alla fine degli anni novanta mentre Petrov si ritirò in pensione a Fryazino, un piccolo villaggio vicino Mosca.
Solo recentemente, nel 2004, l’Associazione Cittadini del Mondo, con base a San Francisco, gli ha consegnato un riconoscimento e un premio simbolico di mille dollari.