domenica 23 giugno 2013

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MAG
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Laura, l’Aids e la felicità mai perduta

E’ strano: siamo nel 2013, ma certe cose vanno tenute segrete. Ad esempio Laura non vuole essere fotografata, non dice dove abita, dove lavora, il suo nome per intero. Laura, e basta. Nella multinazionale in cui sta facendo carriera, non ha raccontato di essere malata di Aids. Eppure la sua è una storia di successo, la malattia non le ha precluso un matrimonio felice, una bella casa, uno stipendio da fare invidia.

«Sono tutte cose importanti, di cui vado fiera – racconta Laura – Non è facile per nessuno cavarsela in questo momento di crisi, tanto più se devi fare i conti tutti i giorni con farmaci e effetti collaterali. Otto ore di lavoro è come se fossero dodici, per la fatica che faccio. Ho 49 anni ed è come se ne avessi dieci in più. Ma lo accetto. Quello che mi pesa è di non poterne parlare sul luogo di lavoro. Mi metterebbe a disagio, anche se non ho fatto niente di male e sono sicura che la maggior parte dei miei colleghi non avrebbero problemi, a sapere che sono sieropositiva. La sensazione, però, è quella di essere diversa».

Il mercatino dell’usato solidale bASAr di Milano dove Laura è volontaria
Aveva appena 24 anni, Laura, quando contrasse il virus dell’Hiv; dovevano rimanerle 5 anni di vita. Invece, racconta, fu una benedizione. Un’occasione per dare una svolta. Laura va a vivere fuori casa, si riprende la propria privacy, se stessa. «Quando hai i giorni contanti, dai valore alle piccole cose, a quello che è davvero importante – racconta – in una parola, vivi meglio». E scopre di voler fare qualcosa anche per gli altri. Si dà al volontariato con A.S.A., l’Associazione Solidarietà Aids, nata nel 1985 per offrire assistenza e sensibilizzare le persone sul problema. «Si tratta di mettere la propria esperienza positiva a disposizione degli altri, informare, dare consigli; in cambio ricevi la sensazione di fare parte di qualcosa, di fare del bene, ti aiuta a guarire».
Dopo 10 anni di volontariato, tramite A.S.A. Laura ha trovato un primo lavoro, poi un secondo, si è sposata. Continua a dare una mano al mercatino dell’usato bASAr, organizzato una volta al mese presso la sede di via Arena 25, a Milano, anche se la sua vita ormai è altrove. «Ho già dato» spiega, ma ci tiene a sottolineare che «oggi più che mai c’è bisogno di sensibilizzazione: se le istituzioni e i media non ne parlano più, non significa che l’Aids abbia smesso di essere un problema, di mietere vittime e suscitare pregiudizi».

fonte: buonenotizie.corriere.it

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