lunedì 8 aprile 2013

torcitoio circolare



Il torcitoio circolare da seta comparve a Lucca nel XIII° secolo. Macchina concettualmente ingegnosa e ricca di accorgimenti meccanici, consentiva la torcitura di centinaia di fili di seta contemporaneamente e a ciclo continuo, di solito funzionando anche di notte. Questo strumento straordinario eseguiva lo stesso lavoro svolto prima da centinaia di persone in un tempo decine di volte maggiore, e con una qualità migliore e più regolare. L'invenzione fu alla base di un grande salto produttivo e portò all'avvento della struttura industriale. Sorsero infatti i sistemi di fabbrica, strutture produttive organizzate simili a quelle moderne.
Nel Quattrocento i filatoi da seta, dotati di uno o più torcitoi circolari, si diffusero ampiamente anche a Milano, favoriti dalla politica dei Visconti instaurata pochi decenni prima dell’arrivo di Leonardo in quella città. Affascinato dal senso di potenza e dall'armonia dell'intricata compenetrazione di meccanismi dei torcitoi circolari, Leonardo riproporrà soluzioni a struttura circolare in molti congegni: nei suoi disegni sono infatti ricorrenti elaborate viti senza fine, ingranaggi, e progetti di macchine complesse con soluzioni a struttura circolare, filatoi per lana e binatoi, fusi, sostegni in vetro, camme.
Il torcitoio circolare esposto al museo del tessile di leffe in Valle Seriana
La torcitura a macchina si ottiene facendo ruotare il rocchetto pieno di seta, inserito su un fuso di ferro, a una velocità prefissata; il filo è poi tirato per essere riavvolto con regolarità su aspi. I primi torcitoi non erano privi di carenze: se il filo veniva raccolto sempre nello stesso punto dell’aspo, si aveva un aumento del diametro e una maggiore velocità di avvolgimento, con conseguente forte variazione della torsione e della regolarità del filo di seta, fino all'ingarbugliamento del filo dovuto alla caduta di spire. Si rendeva necessaria la presenza di un operatore che di tanto in tanto variasse la posizione di accumulo dei fili ritorti sull’aspo, spostando a mano un’asta munita di guidafili, operazione molto difficile sui torcitoi circolari, dotati di parecchie centinaia fili e bisognosi di intervento umano giorno e notte, su tutta la macchina.
La mancanza di un distributore del filo limitava la produzione di impianti molto costosi come i torcitoi, incidendo sulla qualità della seta prodotta. Fu Leonardo a risolvere il secolare problema pratico, disegnando un azionamento, lo zetto, in grado di muovere con regolarità avanti e indietro un’asta con sei guidafili in vetro, aventi il compito di accompagnare sei fili di seta sull’aspo. Invenzione determinante nella produzione di filati di seta e di altro genere, lo zetto segnò un forte salto di qualità, risultando indispensabile ancora oggi.
Lo zetto facilita le lavorazioni intermedie, riduce i costi e aumenta la produzione, migliorandola. L’immagine leonardiana, precisa e priva di parole, appare nel Codice Forster prima parte, ripartita su due fogli contigui: 11V e 12R. Il manoscritto che la contiene è un minuto quadernetto di appunti datato dagli studiosi al 1495.

fonte: www.vivisulserio.it

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