venerdì 11 agosto 2017

la tragedia del 1978 in Ossola raccontata da un sopravvissuto


Estate 1978.
Vacanze estive a Santa Maria Maggiore.C'erano due campeggi, uno sulle rive del Melezzo, l'altro nella piana, ai piedi dei monti verso la Valgrande. Scegliemmo quest'ultimo, memori della saggezza dei nostri vecchi, che consigliavano sempre di non mettersi sulle rive di un torrente.
Questa decisione ci salvo'probabilmente la vita, perché il campeggio sul Melezzo fu devastato dalla piena che trascinò via anche le persone. Arrivammo la mattina di lunedì 7 agosto in valle e passiamo la giornata a sistemare la roulotte nella piazzola del campeggio.


Nel tardo pomeriggio, mentre la radio trasmetteva le prime notizie sulla morte del papa Paolo VI, cominciò a piovere sempre più violentemente, a tratti anche con grandine. Erano ormai quasi dieci di sera e il frastuono del nubifragio all'interno della roulotte era talmente assordante che decisi di uscire per capire cosa stesse capitando.


Mi trovai immerso fin quasi alle ginocchia in un vero e proprio fiume di acqua limacciosa che scendeva dai fianchi della montagna,trascinando sassi, tronchi e ogni genere di materiali inerti. 
Vidi che gli altri campeggiatori cominciavano ad abbandonare precipitosamente tende e roulotte per rifugiarsi nella casetta che serviva da spaccio e ritrovo; anche noi, afferrate alcune coperte e i documenti, riuscimmo ad arrivare con l'auto fino alla casetta. 
Poi la luce elettrica si interruppe e rimasero solo le candele e le torce. 
Anche la linea telefonica smise di funzionare. 
Mentre cercavamo riparo con tutti gli altri, nel gran frastuono dell'alluvione si udirono disperate grida di donna provenienti da una vicina tenda, già quasi travolta dalla furia delle acque.


Facendo una catena umana, riuscimmo a raggiungere e soccorrere due donne rimaste intrappolate  in ciò che restava della loro tenda e talmente atterrite da non riuscire più  a muoversi.
Ce la facemmo a metterle in salvo, e tutti ci rifugiammo  al piano  superiore della casetta dove c'era un salone.
L'acqua violenta, oltre alle tende e alcune roulotte, trascinò via anche delle automobili, ma per fortuna non  la nostra.
La notte passò così nel buio completo, senza notizie - non esistevano telefoni cellulari e internet !! - con il frastuono di acqua, pietre, alberi che rotolavano in basso e il terrore che le acque raggiungessero  il piano a cui ci trovavamo. Nessuno dormi', tranne Francesco, avvolto in una coperta sotto un tavolo (aveva due anni...).


Arrivò così l'alba di martedì 8 agosto, giorno che poi i giornali indicarono come data dell'alluvione, anche se in realtà  essa avvenne nella notte tra il 7 e il 8 .
La vista che ci si presentò era davvero allucinante: eravamo completamente isolati da una massa limacciosa di acqua che trasportava verso la bassa valle ogni genere di rottami e animali morti, il campeggio era distrutto,un parco giochi lì vicino non esisteva più. 
Per fortuna, nessuno di noi si era fatto male.
Nel pomeriggio di quel martedì  (nel frattempo le acque si stavano abbassando ) arrivò  una camionetta con due carabinieri. Ci diedero le prime notizie:  morti e feriti, case ponti e strade distrutti, la valle  completamente isolata, niente luce telefono e acqua. Ci aiutarono a raggiungere il centro di Santa Maria, che non aveva subito gravi danni: il disastro era tutto intorno, ove era crollato anche un condominio .


Fummo ospitati per le tre notti seguenti nella casa di villeggianti novaresi, e dormimmo su materassi stesi a terra in cucina.
La generosità  dei vigezzini e dei turisti fu encomiabile  verso quelli che avevano perso tutto o quasi.
Passammo i giorni di mercoledì e giovedì nel cercare di risistemare il campeggio, recuperare dal fango quello che si poteva e liberare la roulotte da sassi e tronchi: le tende erano state spazzate via. A quei tempi non esisteva la Protezione Civile, e tutta la gente che si trovava in Val Vigezzo si adoperò in ogni modo per ripristinare un minimo di vivibilità.


Finalmente venerdì fu riaperta la strada che da Re scendeva verso la Svizzera, e i carabinieri formarono una colonna di auto e roulotte (tra cui nostra)  e la scortarono  fino al Lago Maggiore; viaggio lento e difficile, su una strada stretta che aveva subito anche parecchi danni. Impiegammo  dodici ore per un tragitto che in genere richiedeva meno di due ore.
Ma eravamo finalmente a casa sani e salvi.
Sono passati 36 anni da quei terribili giorni di agosto. 
Ho girato tutto il mondo, per diletto e per lavoro: sono salito su centinaia di aerei e ho viaggiato su ogni tipo di strada.....
Ma non sono mai più  tornato in Val Vigezzo!

[Teruggi Pietro Giuseppe]

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/


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