martedì 25 aprile 2017

un gioiello nascosto tra i campi

...e conobbi
la dolcezza che si nasconde sotto
le palpebre calate di chi aspetta
Guelfo Civinini

L'Oratorio San Salvatore sorge a nord dell'abitato di Casorezzo (Mi). Conduce in questo angolo di quiete un solitario viale, dove fino ad una manciata d'anni fa si narra sorgesse una fonte miracolosa in grado di porre rimedio a numerose  malattie legate all'apparato visivo. Ora ricordano la sua essenza solo le innumerevoli gocciole di guazza che inumidiscono i campi circostanti nelle sterminate notti di nebbia, quando la terra sembra trattenere il respiro diluita in impercettibili sfumature d'incanto.
Le prime testimonianze di questa millenaria chiesa, posizionata lungo l'antica direttrice tra Pavia e Castelseprio (in epoca antica Casorezzo era terra di confine del contado di Seprio), risalgono al 922 e la rammentano rivolta ad oriente, esattamente il contrario di come la ritroviamo oggigiorno. Evento avvenuto per volere di San Carlo Borromeo, transitato in zona durante una delle sue innumerevoli visite pastorali.
Tra le celebrazioni di particolare rilevanza e sentimento nella storia di questa chiesa campestre è affascinante notare la presenza della festa della Trasfigurazione (nota come la “Pasqua dell’estate”), un sottile fil rouge che come nubi naviganti conduce lentamente verso oriente.
Degna di menzione anche la (doppia) dedica del luogo a Sant'Ilario, figura cara ai Longobardi, di cui una nenia infantile ad esso intitolata ancora oggi viene ricordata tra questi borghi di campagna posti nell'estremo lembo occidentale della regione.
Intitolazióne di inequivocabile influenza bizantina, la quale sembra materializzarsi nei preziosi “gioielli” medievali (datati tra XI e XII secolo) che adornano le pareti. Avvolti da un'impalpabile immobilità muti scrutano il nostro incerto passaggio. Le forme delicate e assorte ce li restituiscono come testimoni di un pensiero spirituale senza tempo.
Il ciclo completo consisteva in circa dieci episodi a soggetto cristologico narranti la storia dell'infanzia di Gesù, numerosi dei quali purtroppo andati perduti. 
Soffermandoci su ciò che il tempo ha preservato dall'oblio ecco posto nel registro superiore della parete sud (il lato sinistro) un frammento di quella che doveva essere un annunciazione; si scorge la forma di un trono con decorazioni in oro e pietre preziose. A seguire, in condizioni nettamente migliori, l'incantevole rappresentazione della visita di Maria presso la cugina Elisabetta. Quest'ultima posa con tenerezza commossa la mano sul ventre gravido di Maria custodente il figliolo come prima testimonianza tangibile dell'incarnazione divina.


Continuando nell'analisi notiamo nella parte sinistra, dal bordo di una tenda decorata con motivi dai toni ocra, affacciarsi una figura femminile abbigliata con una lunga tunica. Sul lato opposto sosta invece un diacono abbigliato con una veste bianca ornata da una striscia porpora. 
Entrambi hanno le labbra serrate in un enigmatica piega e raccolti nell'ombra dei pensieri osservano tacitamente la toccante scena con forte senso devozionale. 
Sbalorditiva è la somiglianza con un affresco presente nella Chiesa costruita nel tufo a Soganli, in Turchia; ma senza catapultarci sino in Cappadocia, e restando nei confini di quello che fu il Contado del Seprio, è davvero curiosa l'affinità della scena confrontandola con l'affresco presente nella chiesa di Santa Maria foris portas (Castelseprio) ed il legame ci appare ancor più solido scrutando con attenzione il dipinto posto nella parte inferiore che ritrae la presentazione di Gesù al Tempio.
Sotto un arco sosta tacito Giuseppe. Tra le mani due colombe per il sacrificio. La profetessa Anna (figlia di Fanuele, della tribù di Aser) sul lato opposto osserva l'accadimento.
Sullo sfondo una struttura bizantina, Simeone davanti all'altare allunga le braccia in segno di accoglienza verso Cristo fanciullo sostenuto nelle mani della Vergine, quasi in forma di trono, della quale richiama nettamente la fisionomia. Ma un particolare catalizza l'occhio attento...
Le mani dell'anziano sono solo in parte velate.


E come sappiamo, grazie a numerose rappresentazioni, nell'antichità  venire a contatto a mani nude col sacro (sia in forma di oggetto che di essere umano) lo avrebbe reso impuro.
Scrutando la mano sinistra del sacerdote si scorge distintamente il pollice e una parte del dorso non velata, un'evidente analogia con l'affresco dello stesso tema presente a  Santa Maria foris portas.
In questo insolito gesto l'artista voleva probabilmente dimostrare la reale personificazione di Gesù come il gesto di Elisabetta nella scena precedente? Complesso affermarlo con certezza, ma rientra tra la schiera delle ipotesi più probabili.

(Presentazione di Gesù al Tempio, Castelseprio)

Quanto rimane del lato nord (il destro) sono solo alcuni alcuni frammenti delle Pie al Sepolcro.  Un angelo posto sul sarcofago osserva due donne indicandole col braccio destro, mentre una di esse scuote un incensiere in prossimità del sepolcro.


I due cicli suggeriscono senza dubbio l'opera di maestranze distinte, anche a livello cronologico.
Inequivocabile l'influsso bizantino nell'esercizio presente nel più fruibile lato sud (in consonanza con il ciclo di affreschi presente a S. Calocero di Civate), di vocabolario romanico la mano che testimonia ciò che resta della parete opposta.
Ciò ci spinge a fantasticare su quanta bellezza questo luogo, un tempo sperduto tra i campi, contenesse.
Ed ecco che la curiosità genera conoscenza e la conoscenza spesso sfocia in passione ed amore, un sentimento indubbiamente fecondo alla tutela e conservazione degli innumerevoli piccoli tesori nascosti di cui è costellato il nostro bel paese. 
Un efficiente antidoto per arginare la dilagante mediocrità, che con sguardo accorato ci scruta e si insinua nel quotidiano di questi anni pesanti.
San Salvatore, testimonianza di prim'ordine intessuta di armonia ed eleganza, regno di leggende a tinte oniriche, che con il naso all'insù ed il cuore appeso ad una falce di luna amiamo ancora sentirci sussurrare.


Filippo Spadoni

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/


Bibliografia 

L'Oratorio di San Salvatore a Casorezzo: C. Bertelli, E. Griner, P.C.Marani, N. White, P. Zanolini, G. Zari 1994

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