lunedì 18 luglio 2016

Trieste libera dall'Italia!



 di Gianni Lannes

L’obiezione fiscale, motivata, fa cadere o svela qualunque regime, anche quello farsesco retto dall'ineletto Renzi, per conto terzistraniero. 




Cittadine e cittadini di Trieste, ormai esasperati dalle istituzioni italiane si sono uniti ed hanno deciso di sospendere «i pagamenti di tutte le imposizioni fiscali dirette ed indirette dello Stato italiano, dei suoi organi, delle sue amministrazioni pubbliche e dei suoi concessionari di pubblici servizi». Essi sono i sostenitori di "Territorio Libero di Trieste" ed hanno insieme inoltrato alla Prefettura un testo, dove comunicano la loro: “dichiarazione di obiezione fiscale  motivata”.  I cittadini triestini sostengono a buon diritto nazionale e internazionale, inoltre la mancanza di sovranità dello Stato italiano, in quanto "finzione politico – giuridica", che non riconoscono come legittima.

  

Con il Trattato di Pace del 1947 l’Italia sconfitta dovette rinunciare alla sovranità su Trieste e sull'area contermine, che il Trattato costituì in nuovo Stato indipendente e plurilingue sotto garanzia del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il Territorio Libero di Trieste - Svobodno tržaško ozemlje, Slobodni teritorij Trsta, Free Territory of Trieste, nuovo soggetto di diritto internazionale tra Italia e Jugoslavia, plurinazionale, smilitarizzato, esonerato dal pagamento del debito italiano e dotato di proprio seggio all'ONU. La popolazione residente acquisì pertanto la cittadinanza del Territorio Libero.
La cittadinanza, non a caso, è uno dei diritti fondamentali e inalienabili, e come tale non cancellabile, garantito dall'articolo 15 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.




I cosiddetti Alleati avevano così inteso rimediare al grave torto che la città di Trieste aveva subito alla fine della prima guerra mondiale, quando venne occupata militarmente dalle truppe italiane per essere poi annessa al Regno di Italia con il Trattato di Rapallo del 1920. Trieste, per oltre mezzo millennio città austriaca plurinazionale e principale porto della Mitteleuropa e tra i maggiori del Mediterraneo, nei primi 25 anni dell’occupazione italiana (definita dall'Italia “redenzione”) venne spogliata delle sue autonomie ed ai suoi abitanti venne tolta la cittadinanza austriaca (di nascita) ed imposta quella italiana senza diritto di autodeterminazione. Il tutto venne accompagnato da una dura “pulizia etnica” e dalla compressione graduale del suo Porto Franco a favore dei porti italiani concorrenti. 

Lo Status giuridico del Territorio Libero di Trieste, seppur diviso nelle due Zone A e B sotto amministrazione civile provvisoria rispettivamente dell’Italia e della Jugoslavia, non è mai stato modificato né dal Memorandum di Londra (puro passaggio dell’amministrazione militare temporanea del AMGFTT - Allied Military Government of The Free Territory of Trieste e jugoslava VUJA – Vojaška Uprava Jugoslovanske Armije, a quelle civili di Italia e Jugoslavia), né dal successivo Trattato italo-jugoslavo di Osimo del 1975, accordo bilaterale di spartizione del 1975 che non può abrogare quello costitutivo multilaterale del 1947.

Ed infatti il Trattato di Pace di Parigi del 10 febbraio 1947 è valido anche per l’Italia che lo ha eseguito con il Decreto Legislativo 28 novembre 1947, numero 1430, e ratificato con la Legge numero 3054 del 25 novembre 1952, il cui articolo unico stabilisce che: “La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti della Repubblica Italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato”. 

La Legge 3054 del 25 novembre 1952 è diventata esecutiva con pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale numero 10 del 14 gennaio 1953, ed è ad oggi in vigore quale legge della Repubblica Italiana.

L’articolo 21 comma 2 del Decreto Legislativo 1430 del 28 novembre 1947 stabilisce che: “La sovranità italiana sulla zona costituente il Territorio Libero di Trieste, così come esso è sopra definito cesserà con l’entrata in vigore del presente Trattato”.

Gli articoli 2 e 3 dell’Allegato VI del Trattato di Pace garantiscono “l’integrità e l’indipendenza” e la “smilitarizzazione e la neutralità” del Territorio Libero di Trieste, assicurate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, mentre gli articoli 4 e 5 il godimento dei “diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali” e dei “diritti civili e politici” ai suoi cittadini riconosciuti in base all'art. 6 (cittadinanza).

In virtù delle sue stesse normative lo Stato italiano  ha affermato la propria inesistente sovranità sulla Zona A del Territorio Libero di Trieste  togliendo (nuovamente) a Trieste le sue autonomie e assoggettandola fiscalmente al pagamento del debito pubblico italiano, militarizzandola ed attuando una politica di graduale riduzione e dismissione del Porto Franco internazionale di Trieste a beneficio dei porti concorrenti della Penisola italiana.
 A Trieste esisteva l’unico vero Partito Socialista Internazionalista dei primi del ‘900, che auspicava l’Indipendenza per Trieste, pur di non correre il rischio di finire sotto l’Italia.

A metà del 1800 si formarono le prime correnti di indipendentismo moderno a Trieste, sull'onda della partecipazione dei Paesi tedeschi dello Zollverein nel finanziamento dei traffici del porto, del quale beneficiavano anch'essi.
Per 536 anni Trieste è stata nell'Impero austriaco, non era “sotto” ma sempre autonoma. Era “città immediata”, significa che era alla pari con l’Austria, la Boemia, il Tirolo e tutte le Regioni e Stati dell’Impero.

Prima era sempre stata libero Comune, a parte brevissimi periodi di dominazioni straniere, della Serenissima e del Patriarcato di Aquileia. A parte questi pochi anni, la città era libera ma confederata, sia con Bisanzio, che con il Sacro Romano Impero che con il Patriarcato e mai con la Serenissima nemica secolare e mortale.
Dopo la traduzione asseverata del Memorandum di Londra, un giudice italiano ha stabilito che nel 1954 la zona A del Territorio Libero di Trieste passò dall'amministrazione militare anglo-americana all'amministrazione fiduciaria civile del Governo Italiano, senza che l’Italia potesse estendere la sua sovranità sul territorio in questione. Il giudice ha poi affermato però contraddittoriamente che la sovranità è stata acquisita col Trattato di Osimo del 1975, e precisamente alla data della sua ratifica (aprile 1977). Ma ciò non corrisponde al vero. Il memorandum di Londra cede la sola amministrazione civile provvisoria al governo italiano (non alla repubblica), e il trattato di Osimo non vale un fico secco, anche perché non è mai stato ratificato dal parlamento italiano, ma soltanto da quello allora jugoslavo.

Il medesimo discorso vale anche per le Venezie, annesse a suo tempo con un con un finto plebiscito dai Savoia, ma soprattutto per il Mezzogiorno d'Italia.









fonte: https://sulatestagiannilannes.blogspot.it

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