sabato 8 agosto 2015

il Casanova di Federico Fellini



è un film del 1976 diretto da Federico Fellini.

Il film

Il film è stato totalmente girato all'interno del teatro di posa numero 5 di Cinecittà, in cui furono ricreate l'atmosfera e le luci del XVIII secolo.
Un'operazione riuscita come il coevo Barry Lyndon di Stanley Kubrick che invece fu girato totalmente in esterno. Fellini diceva: Kubrick ha dilatato il 700 in inquadrature vastissime, io invece ho fatto l'operazione inversa: l'ho compresso in ambienti piccoli.

Ciò che colpisce subito l'occhio dello spettatore sono gli ambienti vistosamente e volutamente artificiali, dove spesso si percepisce la presenza di fondali dipinti e perfino l'uso della plastica, come quando si ricreano ambienti marini e tempeste.
D'altro canto invece notiamo l'accurata fattura dei costumi dell'epoca, estremamente sontuosi e realisti, che valsero il Premio Oscar nel 1977 a Danilo Donati.

Il film si basa su Histoire de ma vie del Casanova e su La storia della mia fuga dalle prigioni. Molti passaggi sono riportati tali e quali dai racconti autobiografici del Casanova, e il film ne rispetta lo spirito e i dati storici. Ce ne dà la conferma il personaggio di Casanova, per il quale Fellini, dopo una lunga ricerca, scelse Donald Sutherland. Infatti, il viso dell'attore è stato rifatto per intero, per farlo assomigliare il più possibile al famoso ritratto del vero Casanova, un disegno del suo profilo fatto a matita, eseguito dal fratello Francesco, che rimane sicuramente il ritratto più attendibile di Giacomo.

Trama

Il film procede a blocchi, come molte opere di Fellini. All'inizio c'è il Carnevale di Venezia sul Canal Grande, che fu girato per ultimo, a cui segue una felice sequenza di tempesta molto stilizzata, dato che un isolotto è una semplice silhouette di cartone e il mare realizzato con enormi fogli di plastica nera mossi da grandi soffiatori. Ciò nonostante, questa scena è una delle più singolari e riuscite. Segue l'incontro amoroso con Suor Maddalena (Margareth Clementi) e l'incarcerazione ai Piombi. Molto bella è la sequenza di Casanova che fugge sul tetto della prigione, con le cupole di San Marco ricostruite sul fondo. Nella successiva ambientazione Casanova è a Parigi, presso la Marchesa Durfè (Cicely Browne). Il passaggio riguardante Henriette (Tina Aumont) (il suo più grande amore, disse Fellini ) è raccontato con leggiadria ed è ambientato a Parma. Segue la vicenda con la Charpillon (Carmen Scarpitta) ambientata in una Londra fumosa e buia, dove si svolge anche l'incontro con la gigantessa, uno dei pochi personaggi inventati, mentre gli altri, Maddalena, Durfè, Henriette, sono riportati con estrema esattezza dall'Histoire. Altri blocchi del film riguardano ambientazioni a Dresda (la splendida scena del teatro), in Boemia (il castello di Dux, ora Duchcov ), in Svizzera (l'entomologo). Il film termina dov'era incominciato, sul Canal Grande, in una Venezia fredda e glaciale, dove Casanova, ormai vecchio e malato, immagina di tornare. Il film si spegne sull'immagine di Casanova giovane che danza con una bambola meccanica (Leda Lojodice) sopra l'acqua ghiacciata del Canal Grande, due manichini, due statuette di porcellana del 700.

Produzione

Il film ebbe una gestazione lunghissima, molto di più dei classici 9 mesi usuali per Fellini, anche per il fatto che si dovette interromperlo per qualche mese, dato che il produttore Dino De Laurentiis tagliò i fondi accusando Fellini di aver sperperato denaro. Nell'estate del 1974 de Laurentiis si ritirò dalla produzione, con la motivazione ufficiale che Fellini rifiutava di affidare a Robert Redford il ruolo di protagonista e di girare il film in lingua inglese. Il film fu quindi rilevato dalla Cineriz di Angelo Rizzoli; ma anche la Cineriz si ritirò per i costi eccessivi dell'opera. Nel gennaio 1975, infine, subentrò alla produzione Alberto Grimaldi, che chiese a Fellini di girare il film a Londra in inglese. Fellini ottenne di poter girare a Cinecittà e cedette sulla lingua delle riprese. Un'altra vicissitudine, il 17 agosto 1975, fu causata dal furto dei master di alcune scene girate (si parlò anche del tentativo di estorcere un riscatto di mezzo miliardo di lire), insieme a delle pizze di Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini, che le girò di nuovo immediatamente per non sottostare al ricatto. Fellini invece si disse "rovinato" dal fatto, anche per la ragione che le scene trafugate comprendevano i master girati con la gigantessa americana Sandy Allen, per la quale un ulteriore ritorno in Italia avrebbe causato non pochi problemi organizzativi, tra i quali anche lo smontaggio e l'adattamento dei sedili dell'aereo di linea. L'episodio, piuttosto misterioso, si risolse da solo nel maggio dell'anno seguente, quando quasi tutto il materiale riapparve a Cinecittà

Cast

Per il ruolo di protagonista, per il quale Fellini era in cerca di un «vitellone invecchiato», la scelta fu lunga ed elaborata; i giornali dell'epoca riportarono numerosi nomi, tra cui Michael Caine (sul quale sembrava essersi appuntata la scelta), Tom Deal (un attore di cabaret), Michel Piccoli, Jack Nicholson. Alberto Sordi si autocandidò alla parte, mentre Fellini tenne a lungo in considerazione l'idea di affidare il ruolo a Gian Maria Volontè. Alla fine fu scelto Sutherland, che Fellini incontrò a Parma sul set di Novecento. I due si erano già incontrati nel 1970 sul set di Alex In Wonderland (Il mondo di Alex) di Paul Mazursky, nel quale Sutherland interpretava la figura di un giovane regista statunitense che si reca a Roma per incontrare il suo idolo artistico, appunto Fellini. La gustosa scena dell'incontro tra i due si svolge all'interno di una sala di montaggio di Cinecittà, dove Fellini sta montando il suo ultimo film (I clowns). L'attore si scioglie in mille complimenti esternando la sua ammirazione.

« (...) Ho scelto per interpretarlo Donald Sutherland, un attore dalla faccia cancellata, vaga, acquatica, che fa venire in mente Venezia. Con quegli occhi celestini da neonato, Sutherland esprime bene l'idea di un Casanova incapace di riconoscere il valore delle cose e che esiste soltanto nelle immagini di sé riflesse nelle varie circostanze »

(Federico Fellini)

Colonna sonora

La colonna sonora originale fu composta da Nino Rota. Questo l'elenco dei brani:

O Venezia, Venaga, Venusia

L'uccello magico

A pranzo dalla marchesa Durfé

The Great Mouna

Canto della Buranella (Andrea Zanzotto, N. Rota)

L'uccello magico a Parigi

"L'intermezzo" della mantide religiosa (Antonio Amurri, N.Rota)

Pin Penin

L'uccello magico a Dresda (K.A. Wolken, N. Rota)

Ricordo di Henriette

L'uccello magico a Roma

Il Duca di Wurtenberg

La Poupèe automate

La critica

Morando Morandini nel Giorno dell'11 dicembre 1976: «Il Casanova è il miglior film di Fellini dopo 8½, probabilmente il più svincolato dal fellinismo, certamente il più unitario e compatto, per ricchezza e genialità di invenzioni figurative, tenuta narrativa, sapienza nel contemperare l'orribile col tenero e il favoloso con l'ironico, capacità di passare dal caricaturale al visionario. È sempre stata una delle peculiarità del suo talento, ma qui, pur con qualche ripetizione, si mantiene a un alto livello di omogeneità, appoggiata a un tessuto fonico che, nel raffinato multilinguismo, è ammirevole quanto la stupenda tavolozza cromatica della fotografia di Rotunno».

fonte: Wikipedia

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