domenica 24 maggio 2015

Steve McQueen



nato Terence Steven McQueen, è stato un attore statunitense.

È stato uno dei più celebri attori tra gli anni sessanta e gli anni settanta. Famoso per il suo atteggiamento spericolato e da anti-eroe, nonostante sia sempre stato un attore piuttosto problematico per registi e produttori, riuscì sempre ad ottenere ruoli di grande rilievo e ingenti compensi.

Infanzia

Figlio di uno stuntman che abbandonò la moglie, il piccolo Steve, appena nato fu mandato a vivere a Slater, nel Missouri, presso uno zio. All'età di 12 anni tornò a vivere con la madre, che nel frattempo si era trasferita a Los Angeles, in California. A 14 anni era già membro di una gang di strada e la madre si vide costretta a mandare il ragazzo presso una scuola di correzione californiana, la California Junior Boys Republic presso Chino Hills.

Abbandonato l'istituto, McQueen entrò nel corpo dei Marines dove prestò servizio dal 1947 al 1950. Nel 1952, grazie ad un prestito fornito agli ex soldati, iniziò a frequentare i corsi di recitazione presso l'Actor's Studio di Lee Strasberg a New York. Dei 2000 candidati presentatisi alle selezioni, solo lui e Martin Landau riuscirono a entrare nella scuola. Nel 1955 Steve McQueen esordiva a Broadway.

Carriera d'attore

McQueen esordì nel mondo del cinema con un piccolo ruolo nel film Lassù qualcuno mi ama (1956) di Robert Wise, ma la sua prima grande interpretazione può essere considerata quella del cowboy Vin nel western I magnifici sette (1960) di John Sturges, regista che lo aveva precedentemente diretto in un altro suo film, sebbene in un ruolo minore, Sacro e profano (1959). L'anno successivo fu la volta del film bellico L'inferno è per gli eroi (1961) di Don Siegel, in cui ritrovò l'amico James Coburn, con il quale aveva già lavorato ne I magnifici sette, e in cui interpretò il difficile ruolo di John Reese, un ex sergente che viene degradato per insubordinazione e per ubriachezza.

La definitiva consacrazione per McQueen giunse nel 1963 grazie a La grande fuga (1963), sempre diretto da John Sturges, in cui interpretò il ruolo dell'audace e spericolato capitano Virgil Hilts, uno dei personaggi che lo resero maggiormente celebre nel mondo del cinema.

Nel 1965 il regista Norman Jewison lo scritturò per Cincinnati Kid (1965), dove McQueen recitò il ruolo del giocatore di poker Eric Stoner; soddisfatto per l'intensa e carismatica interpretazione dell'attore, Jewison tornerà a dirigerlo tre anni dopo nell'elegante Il caso Thomas Crown (1968), affiancandolo a Faye Dunaway. Nello stesso anno l'attore venne diretto da Peter Yates nel poliziesco Bullitt (1968).

Successivamente, nel 1972, Sam Peckinpah gli propose un ruolo da protagonista nel western moderno L'ultimo buscadero (1972), offerta prontamente accettata da McQueen, che riuscì in modo sorprendente a farsi apprezzare dal regista, tanto da proseguire la collaborazione con lui in un altro ruolo da protagonista, questa volta nel poliziesco Getaway! (1972).

Nel 1973 fu la volta di Papillon (1973), pellicola avventurosa di ambiente carcerario, diretta dal regista Franklin J. Schaffner. Il personaggio di Henri Charrière, un galeotto realmente esistito, nonché autore dell'omonimo romanzo da cui è tratto il film, viene considerata da molti l'interpretazione fisicamente ed esteticamente migliore e più impegnativa di McQueen.

L'anno dopo John Guillermin lo diresse in un ambizioso progetto di genere catastrofico, il kolossal L'inferno di cristallo (1974), accanto a Paul Newman e a William Holden. Nella seconda metà degli anni settanta la carriera dell'attore entrò in una fase di declino. Nel 1980 interpretò Tom Horn nell'omonimo film diretto da William Wiard. La sua ultima apparizione sul grande schermo, prima della sua prematura scomparsa, risale al 1980 ne Il cacciatore di taglie (1980), un poliziesco con sfumature comiche, diretto da Buzz Kulik.

La malattia e la morte

Nel 1979 gli venne diagnosticato un mesotelioma (un tumore della pleura associato all'esposizione all'amianto, subita durante il servizio nei Marines). McQueen morì in una clinica messicana in seguito a due consecutivi attacchi cardiaci, alle 15.45 del 7 novembre 1980, accanto all'ultima moglie e all'istruttore di volo e amico Sammy Mason. Ventiquattro ore prima gli era stato rimosso chirurgicamente un tumore allo stomaco. Fu cremato e le ceneri furono sparse nell'Oceano Pacifico.

Vita privata

Il 2 novembre 1956 ha sposato l'attrice Neile Adams, dalla quale ebbe due figli: Terry (1959-1998, che morirà a soli 38 anni per emocromatosi) e Chad (1960). Nel 1972 i due divorziarono.

Il 31 agosto 1973 McQueen sposò l'attrice Ali MacGraw, che recitò con lui nel film Getaway!. La loro relazione, iniziata dopo che lei aveva abbandonato il marito, il produttore Robert Evans, per sposare McQueen, fu piuttosto tumultuosa e terminò con il divorzio nel 1978.

Il 16 gennaio 1980, dieci mesi prima di morire, McQueen sposò la modella Barbara Minty, di 23 anni più giovane.

Negli anni sessanta ha avuto una relazione con l'attrice Lauren Hutton e agli inizi degli anni settanta con l'attrice Barbara Leigh, di 16 anni più giovane.

Motori

McQueen è ricordato, oltre che per il talento recitativo, anche per la sua passione per le corse, motociclistiche e automobilistiche. Quando ne aveva la possibilità, amava fare a meno di controfigure e appariva egli stesso nelle scene che solitamente venivano affidate agli stuntman.

Le più famose scene motoristiche vennero girate per il film Bullitt e nella sequenza della cattura finale di Hilts ne La grande fuga, quando McQueen cerca di raggiungere la Svizzera a bordo di una motocicletta Triumph TR6 Trophy mascherata come se fosse una BMW bellica. Soltanto la scena dell'ultimo salto sul filo spinato fu eseguita dallo stuntman Bud Ekins. McQueen aveva voluto provare la scena una prima volta, ma finì con una caduta e la produzione, per non rischiare un infortunio, impose alla star di punta di non riprovarci. In tutte le altre scene di inseguimento non vi fu mai il bisogno effettivo di uno stuntman.

Durante la sua carriera cinematografica McQueen si cimentò in parecchie gare e considerò più volte l'ipotesi di abbandonare il cinema per dedicarsi completamente alle corse. Nel 1970 partecipò alle 12 ore di Sebring insieme a Peter Revson con una Porsche 908 spyder (guidandola con un piede fasciato a causa di un precedente incidente motociclistico), arrivando primo nella sua categoria e secondo assoluto a soli 23" dal vincitore Mario Andretti su Ferrari.

Nel 1971 la stessa Porsche 908 fu usata come camera car per girare il film Le 24 Ore di Le Mans. Il film fu un flop al botteghino e costituì un grosso fiasco nella carriera di McQueen, ma a distanza di anni viene ricordato come una realistica testimonianza su uno dei più famosi periodi della storia motoristica e come uno tra i migliori film di corse automobilistiche mai girato. McQueen comunque non partecipò alla 24 ore del 1970 poiché la produzione del film negò il supporto all'attore nel caso in cui egli avesse gareggiato.

L'attore partecipò anche a parecchie gare motociclistiche durante gli anni sessanta e i settanta, a bordo perlopiù di una Triumph Bonneville e di una Triumph 500cc acquistata da Bud Ekins. Tra le altre competizioni prese parte anche alla Baja 1000, alla Mint 400, al Gran Prix di Elsinore e nel 1964 venne scelto per rappresentare gli USA alla International Six Days Enduro (ISDE).

Alla sua morte, la sua collezione di moto comprendeva oltre 100 modelli per un valore di vari milioni di dollari.

Steve McQueen aveva anche avuto la fortuna di possedere alcune tra le più famose auto sportive dell'epoca come ad esempio:

Porsche 908, Porsche 917, Porsche 356 e Porsche 911 S

Ferrari 512 S e Ferrari 250 Lusso Berlinetta (battuta all'asta da Christie's California nell'agosto 2007, per 2,3 milioni di dollari)

Jaguar D-Type XKSS

Con suo grande dispiacere invece McQueen non riuscì mai a venire in possesso della Ford Mustang GT utilizzata nel film Bullitt. Secondo il regista del film infatti, nessuna delle due auto (ancora oggi esistenti) utilizzate per le riprese è mai stata posseduta dall'attore. Negli anni novanta, all'uscita in commercio della Ford Puma, un suggestivo fotomontaggio fece sì che McQueen la guidasse nello spot pubblicitario: nella sequenza si vede l'attore guidare la Puma per le strade californiane, e poi deporla in una autorimessa insieme ad una replica della moto utilizzata ne La grande fuga e alla Ford Mustang Gt del 1968. Un attimo dopo tutto sparisce e resta solo la Puma.

Filmografia

Cinema

Girl on the Run, regia di Arthur J. Beckhard e Joseph Lee (1953) - Non accreditato (comparsa)
Lassù qualcuno mi ama (Somebody Up There Likes Me), regia di Robert Wise (1956) - Non accreditato
Autopsia di un gangster (Never Love a Stranger), regia di Robert Stevens (1958)
Blob - Fluido mortale (The Blob), regia di Irvin S. Yeaworth Jr. (1958)
Gli occhi del testimone (The Great St. Louis Bank Robbery), regia di Charles Guggenheim e John Stix (1959)
Sacro e profano (Never So Few), regia di John Sturges (1959)
I magnifici sette (The Magnificent Seven), regia di John Sturges (1960)
Per favore non toccate le palline (The Honeymoon Machine), regia di Richard Thorpe (1961)
L'inferno è per gli eroi (Hell Is for Heroes), regia di Don Siegel (1962)
Amante di guerra (The War Lover), regia di Philip Leacock (1962)
La grande fuga (The Great Escape), regia di John Sturges (1963)
Soldato sotto la pioggia (Soldier in the Rain), regia di Ralph Nelson (1963)
Strano incontro (Love with the Proper Stranger), regia di Robert Mulligan (1963)
L'ultimo tentativo (Baby the Rain Must Fall), regia di Robert Mulligan (1965)
Cincinnati Kid (The Cincinnati Kid), regia di Norman Jewison (1965)
Nevada Smith, regia di Henry Hathaway (1966)
Quelli della San Pablo (The Sand Pebbles), regia di Robert Wise (1966)
Il caso Thomas Crown (The Thomas Crown Affair), regia di Norman Jewison (1968)
Bullitt, regia di Peter Yates (1968)
Boon il saccheggiatore (The Reivers), regia di Mark Rydell (1969)
Il rally dei campioni (On Any Sunday), regia di Bruce Brown (1971)
Le 24 Ore di Le Mans (Le Mans), regia di Lee H. Katzin (1971)
L'ultimo buscadero (Junior Bonner), regia di Sam Peckinpah (1972)
Getaway! (The Getaway), regia di Sam Peckinpah (1972)
Papillon, regia di Franklin J. Schaffner (1973)
L'inferno di cristallo (The Towering Inferno), regia di John Guillermin (1974)
Dixie Dynamite, regia di Lee Frost (1976) - Non accreditato
Il nemico del popolo (An Enemy of the People), regia di George Schaefer (1978)
Tom Horn, regia di William Wiard (1980)
Il cacciatore di taglie (The Hunter), regia di Buzz Kulik (1980)

Televisione

Goodyear Television Playhouse: # 4.3 (ep. The Chivington Raid) (1955)
The United States Steel Hour: # 3.14 (ep. Bring Me a Dream) (1956)
Studio One: # 9.20 - # 9.21 (ep. The Defender: Part 1; The Defender: Part 2) (1957)
West Point: # 1.23 (ep. Ambush) (1957)
The 20th Century-Fox Hour: # 2.16 (ep. Deep Water) (1957)
The Big Story: # 8.25 (ep. Malcolm Glover of the San Francisco Examiner) (1957)
Climax!: # 4.17 (ep. Four Hours in White) (1958)
Tales of Wells Fargo: # 2.23 (ep. Bill Longley) (1958)
Trackdown: # 1.21 (ep. The Bounty Hunter); # 1.31 (ep. The Brothers) (1958)
Alfred Hitchcock presenta (Alfred Hitchcock presents): # 4.32 (ep. Human Interest Story) (1959); # 5.15 (ep. Man from the South) (1960)
Ricercato vivo o morto (Wanted: Dead or Alive): 94/94 episodi (1958 - 1961)

Opere dedicate

Steve McQueen è il titolo di un album pubblicato negli anni '80 dal gruppo inglese Prefab Sprout.

Steve McQueen è il titolo di una canzone della cantautrice statunitense Sheryl Crow, secondo singolo estratto dall'album C'mon C'mon pubblicato nel 2002, valse alla cantante un Grammy come Best Female Rock Vocal Performance.

Steve McQueen è il titolo di una canzone del gruppo elettronico francese M83, inserita nell'album Hurry Up, We're Dreaming, uscito nel 2011.

L'orologio Rolex Mod. Explorer II, ref. 1655, è usualmente denominato Steve Mc.Queen, però non esistono documenti che provino che l'attore ne abbia mai indossato uno, a differenza del modello Rolex Submariner ref. 5512 che appare al polso destro dell'attore sia durantre le riprese (The hunter- Il Cacciatore di taglie), sia in molte foto che lo ritraggono nella vita privata.

Steve McQueen è citato nella canzone di Vasco Rossi Vita spericolata.

Steve McQueen è citato ancora una volta da Vasco Rossi nella canzone Un gran bel film.

Saetta McQueen è il nome (ispirato all'attore nonché pilota automobilistico) della macchina da corsa protagonista del cartone targato Disney, Cars.

Film biografico

Nel marzo 2015 viene annunciata la realizzazione di un film biografico, grazie a un accordo tra la Lake Forerst Entertainment e la The Exchange. Il titolo provvisorio sembra essere, semplicemente, McQueen, e sarà in parte basato su una biografia del 2010 scritta da Marshall Terrill e intitolata “Steve McQueen: The Life and Legend of a Hollywood Icon”. Ma, secondo il produttore Graham Kaye, nel film ci sarà anche qualcosa che è accaduto nella vita dell’attore e che è stato tenuto segreto per molto tempo: qualcosa di scoperto grazie ai diari dell’infermiera che si prendeva cura di lui nella fase finale della sua vita, mentre cercava di prolungare con terapie alternative la lotta contro il cancro che perse a soli 50 anni.

Doppiatori italiani

Cesare Barbetti in Lassù qualcuno mi ama, Sacro e profano, Per favore non toccate le palline, Soldato sotto la pioggia, Cincinnati Kid, Nevada Smith, Quelli della San Pablo, Boon il saccheggiatore, Le 24 Ore di Le Mans, Getaway!, Papillon, Un nemico del popolo

Rino Bolognesi in Ricercato: vivo o morto

Gianfranco Bellini in Gli occhi del testimone

Pino Locchi in Blob - Fluido mortale, I magnifici sette, L'inferno è per gli eroi, L'ultimo tentativo

Nando Gazzolo in Amante di guerra

Giuseppe Rinaldi in La grande fuga, Il cacciatore di taglie

Gigi Pirarba in Il caso Thomas Crown

Michele Kalamera in Bullitt

Pino Colizzi in L'ultimo buscadero

Sergio Rossi in L'inferno di cristallo

Renzo Stacchi in Tom Horn

Luigi La Monica in L'inferno di cristallo (ridoppiaggio DVD)

fonte: Wikipedia


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