sabato 28 giugno 2014

Bergoglio e i teologi della liberazione


Quando Bergoglio sconfisse i teologi della liberazione


Un vescovo che fu testimone diretto dello scontro ne racconta lo svolgimento e la posta in gioco. Se poi Francesco fu eletto papa, lo si deve anche a ciò che accadde nel 2007 ad Aparecida

di Sandro Magister



ROMA, 1 ottobre 2013 – Tra i pochi dirigenti di curia sinora confermati da papa Francesco alla testa dei dicasteri vaticani c'è l'arcivescovo tedesco Gerhard Ludwig Müller, prefetto della congregazione per la dottrina della fede.

Müller è discepolo e amico del peruviano Gustavo Gutiérrez, fondatore della teologia della liberazione, col quale ha anche scritto nel 2004 un piccolo libro, recentemente riedito in Italia.

Ciò ha indotto molti – tra i quali "L'Osservatore Romano" – a concludere sbrigativamente che con la teologia della liberazione il magistero della Chiesa si è riconciliato, e ad associare papa Francesco a questa ritrovata pace.

Ma le cose non stanno affatto così. E www.chiesa ha spiegato perché:

> Pace fatta tra Müller e Gutiérrez. Ma Bergoglio non ci sta

In realtà, uno dei critici più severi di questa corrente teologica è stato l'attuale papa.

Anche in anni recenti – ad esempio nell'interrogatorio cui fu sottoposto dalla magistratura argentina l'8 novembre 2010, integralmente pubblicato in questi giorni nel libro "La lista di Bergoglio" – l'allora arcivescovo di Buenos Aires non ha mancato di criticare nella teologia della liberazione "l'uso di una ermeneutica marxista".

Ma la sua critica non si limitava a questo. Andava più a fondo. Riguardava il primato della fede nel giudicare la realtà e nell'ispirare la prassi conseguente.

Nel 2007, in Brasile, nel santuario mariano dell'Aparecida, i vescovi latinoamericani discussero e si scontrarono proprio su questo. E l'arcivescovo Jorge Mario Bergoglio fu decisivo nel far prevalere il primato della fede rispetto a quello assegnato al povero in nome di una lettura "ideologizzata" della realtà.

Da papa, Bergoglio non si è dimenticato di quello scontro. Anzi, durante il suo viaggio a Rio de Janeiro, nel rivolgersi il 28 luglio ai rappresentanti delle conferenze episcopali latinoamericane, li ha avvertiti che il "riduzionismo socializzante" sconfitto ad Aparecida continua a tentare anche oggi la Chiesa.

Ad Aparecida, nel 2007, Bergoglio fu il presidente della commissione che scrisse le conclusioni della conferenza.

Il ruolo da lui svolto in quell'occasione fu così autorevole e determinante da influire, sei anni dopo, sulla sua elezione a papa di "una Chiesa povera e per i poveri".

A lavorare al suo fianco nella stesura del documento finale, quell'anno, c'era il vescovo della diocesi brasiliana di Petrópolis, Filippo Santoro, di nazionalità italiana ma arrivato in Brasile nel 1984 come missionario "fidei donum" e responsabile di Comunione e Liberazione, poi divenuto docente di teologia e vescovo ausiliare a Rio de Janeiro.

Il 21 novembre 2011 Benedetto XVI ha richiamato Santoro in Italia, nominandolo arcivescovo di Taranto.

Ed è sua la nota riprodotta qui di seguito, che ricostruisce i termini reali della controversia sulla teologia della liberazione, proprio alla luce di quanto accadde ad Aparecida nel 2007 con protagonista il futuro papa Francesco.

Il quale ritiene tuttora di capitale importanza quel documento di Aparecida non solo per l'America latina ma per la Chiesa universale.

L'arcivescovo Santoro ha pubblicato questa sua nota sabato 28 settembre sul quotidiano della conferenza episcopale italiana "Avvenire":

> Teologia e liberazione

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LA LIBERAZIONE CHE VIENE DAL VANGELO

di Filippo Santoro



Il magistero e l’azione pastorale di papa Francesco sono il frutto maturo della conferenza generale dell’episcopato latino­americano tenutasi in Brasile nel santuario mariano di Aparecida nel maggio 2007, di cui il cardinale Jorge Mario Bergoglio è stato protagonista di primo piano.??La conferenza di Aparecida ha indicato nel “discepolo missionario” il soggetto della presenza della Chiesa nella società perché i popoli latino-americani abbiano vita piena. Il soggetto è chi è cosciente di sé, della sua originalità e della sua missione. Il soggetto nuovo che è all’origine della liberazione cristiana nasce da qualcosa di diverso dal puro dinamismo naturale, non è frutto dello sforzo dell’uomo e nemmeno della programmazione pastorale.??L’originalità è data dalla irruzione dello Spirito nella storia. Di qui la forza profetica della Chiesa latino­americana che fa sua la missione proclamata da Gesù nella sinagoga di Nazaret: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio" (Lc 4, 18).

Di qui la vigorosa affermazione della evangelica opzione preferenziale per i poveri. Si tratta semplicemente della povertà evangelica e della testimonianza della vita in mezzo alla gente che vediamo nell’essere e nell’agire di papa Francesco.

La disputa aperta nella teologia latino-americana non era tanto sull’uso dell’analisi marxista (per altro largamente ammessa in certi punti della galassia della teologia della liberazione) e meno ancora sulla necessità di una mediazione delle scienze sociali, ma sull’origine della novità cristiana e sulla sua incidenza specifica nella società dominata dalla ingiustizia, dallo sfruttamento del capitalismo neo­liberale e dalla scandalosa povertà del continente latino-americano.

Il lungo lavorìo che ha provocato le due istruzioni della congregazione per la dottrina della fede nel 1984 ("Libertatis Nuntius") e nel 1986 ("Libertatis conscientia") e che da esse è seguito, è approdato al mirabile evento di grazia che è stata la conferenza di Aparecida, cui ho potuto partecipare.

*??Il suo punto di partenza non è stata l’analisi sociale, ma la fede di un popolo fatto in grande maggioranza di poveri, facendo uso del metodo vedere, giudicare e agire, "a partire dagli occhi e del cuore dei discepoli missionari".??Dice il n. 19 del documento finale:

"In continuità con le precedenti conferenze generali dell’episcopato latino-americano, questo documento utilizza il metodo vedere, giudicare e agire. Questo metodo implica la contemplazione di Dio con gli occhi della fede attraverso la sua Parola rivelata e il contatto vivificante con i sacramenti, cosicché, nella vita quotidiana possiamo vedere la realtà che ci circonda alla luce della sua provvidenza, giudicarla secondo Gesù Cristo, via,verità e vita, e agire nella Chiesa, corpo mistico di Cristo e sacramento universale di salvezza, per la diffusione del Regno di Dio, che si semina su questa terra e dà pienamente frutto in cielo".

Il documento comincia con una solenne "azione di grazie a Dio" e ha come prospettiva "la gioia di essere discepoli e missionari di Gesù Cristo". L’introduzione e il primo capitolo indicano la prospettiva di fede in cui si muove il testo nel suo sguardo analitico alla realtà, nello sviluppo dei criteri di giudizio e nelle prospettive di azione.

È noto che il presidente della commissione di redazione del documento finale di Aparecida era l’arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Bergoglio. Con uno stile sapienziale il documento di Aparecida nell’introduzione afferma:

"Ciò che ci identifica non sono le circostanze drammatiche della vita, né le sfide della società, e nemmeno le attività che dobbiamo intraprendere, quanto piuttosto l’amore ricevuto dal Padre, grazie a Gesù Cristo, per l’unzione dello Spirito Santo" (14).

Questo riferimento iniziale alla SS. Trinità era stato positivamente voluto da un intervento decisivo del cardinale Bergoglio, ripreso a suo tempo con un certo rammarico in una nota della agenzia Adista (nel n. 46 del 23 giugno 2007) scritta da Marcello Barros. Scriveva Adista:

"Ha commentato uno dei delegati brasiliani alla conferenza, il vescovo di Jales dom Demetrio Valentini che la conferenza 'ha concretizzato uno dei suoi obiettivi più grandi, quello di riprendere il cammino della Chiesa dell’America Latina, rafforzandone l’identità propria e superando perplessità che ne ostacolavano l’azione'. Peccato che, una volta affermato, il metodo non sia stato poi applicato in maniera rigorosa, essendo l’analisi della realtà – il 'vedere' – preceduta da un capitolo introduttivo su 'i discepoli missionari': come racconta il teologo argentino di Amerindia, Eduardo de la Serna, la richiesta di spostare questo capitolo all’inizio della seconda parte è stata respinta, in sede di votazione, malgrado fosse presentata da ben 16 presidenti di conferenze episcopali. A esprimersi contro, prima del voto, è stato il cardinale Jorge Mario Bergoglio, presidente della conferenza episcopale argentina e della commissione di redazione, secondo cui, rispetto alla durezza della realtà, era meglio cominciare con una sorta di dossologia (inno di lode a Dio)".

*

Così lo schema del documento valorizza la tradizione della teologia e della pastorale latinoamericana, ma, allo stesso tempo, ne mette in evidenza la prospettiva di fede.

Questa chiaramente non ne era assente, ma in certi sviluppi era data per scontata dovendo preoccuparsi innanzitutto della gravità di una situazione sociale piena di conflitti e soprattutto del “clamore dei poveri”.

In questo senso, ci fa capire tutta la problematica la posizione di Clodovis Boff a partire da un articolo della 'Revista Eclesiástica Brasileira' sul tema del povero come principio epistemologico della teologia della liberazione:??"Quando si pone la questione del povero come principio e se si domanda se non viene prima il Dio di Gesù Cristo, la teologia della liberazione suole fare un passo indietro e non lo nega. Né lo potrebbe poiché Dio si trova al primo posto, per definizione. Ciò che fa problema è la sua 'indefinizione' su una questione capitale nella sfera del metodo". Il dato della fede "rappresenta un dato presupposto, che rimane alle spalle, e non un principio operante che continua sempre attivo. Ma il primato della fede come non può essere dato per scontato dal punto di vista esistenziale, anche non può esserlo dal punto di vista epistemologico" ("Teologia da Libertação e volta ao fondamento", in REB, 268, out/2007, passim pp. 1002-1004).??Questa ambiguità è superata dalla conferenza di Aparecida sia nella struttura generale del documento, sia nella presenza viva della fede in ogni momento del suo svolgimento, dal guardare la dura realtà sino al giudicarla e alla prassi conseguente.

Si tratta però di una ambiguità sempre presente, poiché papa Francesco, nel suo recente viaggio in Brasile per la giornata mondiale della gioventù, nell’incontro con la presidenza del CELAM, vi tornava sopra nel punto 4, quando, presentando alcune tentazioni contro il discepolato missionario, parlava della "ideologizzazione del messaggio evangelico" e affermava:

"È una tentazione che si ebbe nella Chiesa fin dal principio: cercare un’ermeneutica di interpretazione evangelica al di fuori dello stesso messaggio del Vangelo e al di fuori della Chiesa. Un esempio: Aparecida, in un certo momento, soffrì questa tentazione sotto forma di asepsi. Si utilizzò, e va bene, il metodo di 'vedere, giudicare, agire' (cfr n. 19). La tentazione risiedeva nell’optare per un 'vedere' totalmente asettico, un 'vedere' neutro, il che è irrealizzabile.??"Sempre il vedere è influenzato dallo sguardo. Non esiste un’ermeneutica asettica. La domanda era, allora: con quale sguardo andiamo a vedere la realtà? Aparecida rispose: con sguardo di discepolo. Così s’intendono i numeri dal 20 al 32. Vi sono altre maniere di ideologizzazione del messaggio e, attualmente, appaiono nell’America Latina e nei Caraibi proposte di questa indole.??"Ne menziono solo alcune: a) Il riduzionismo socializzante. È la ideologizzazione più facile da scoprire. In alcuni momenti fu molto forte. Si tratta di una pretesa interpretativa in base a una ermeneutica secondo le scienze sociali. Comprende i campi più svariati: dal liberismo di mercato fino alle categorizzazioni marxiste…".

Se il papa ne parla significa che le tentazioni e le ambiguità possono sussistere ancora.

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Certo Aparecida ha dato un contributo notevole e ha segnato un cambiamento di posizione che è valido non solo per l’America Latina, ma per tutta la Chiesa.??Questo è reso possibile dal magistero e dalla testimonianza di papa Francesco che desidera "una Chiesa povera per i poveri".??Prima della sua elezione, Aparecida è stata pressoché ignorata sia in Italia che in Europa e in altre parti del mondo, nonostante i vari interventi dei vescovi latino-americani negli ultimi due sinodi.

Aparecida, in una fase non più eurocentrica, si pone oggi come un magistero non solo regionale, ma offerto a tutta la Chiesa nelle sue scelte specifiche, che sono lo sviluppo del Vaticano II. Dall’opzione per i poveri all’inculturazione della fede, dal protagonismo dei laici alla lotta per la giustizia contro le strutture economiche e sociali ingiuste, dalle comunità ecclesiali di base alle piccole comunità. Tutto è valorizzato: la vita, la famiglia, una vigorosa ripresa della religiosità popolare, la liturgia, l’arte, la cultura, le vocazioni, i giovani, i movimenti e le nuove comunità ecc. Il tema dominante rimane però la missione, particolarmente nella terza parte del Documento dal titolo suggestivo "La vita di Gesù Cristo per i nostri popoli".??Dall’esperienza latino-americana e da Aparecida deriva questo contatto diretto con la gente, questo immischiarsi con i problemi del popolo portando la speranza di Cristo. Tutto è abbracciato a partire dalla fede.

Questa chiara posizione evangelica è un dono dello Spirito e della sua potenza che agisce nel popolo fedele e che culmina nella Conferenza di Aparecida. Ora papa Francesco la estende a tutta la Chiesa. Non si tratta di una particolare teologia – come si può anche notare dall’intervista rilasciata dal papa al "La Civiltà Cattolica” – ma del cuore evangelico della liberazione cristiana.

Così si prospetta non soltanto una “missione continentale” come sta accadendo in America Latina, ma una vera “conversione pastorale” e una “missione permanente”, in dialogo con le varie religioni e con le attese più vere del mondo contemporaneo.

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Il documento finale della V conferenza generale dell'episcopato dell'America latina e dei Caraibi, tenuta in Brasile, ad Aparecida, il 13-31 maggio 2007:

> Documento conclusivo

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Le due "istruzioni" concatenate del 1984 e del 1986 con cui la congregazione per la dottrina della fede presieduta da Joseph Ratzinger denunciò "le deviazioni e i rischi di deviazione pericolosi per la fede e per la vita cristiana" della teologia della liberazione:

> "Libertatis nuntius", 6 agosto 1984


> "Libertatis conscientia", 22 marzo 1986


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Nella sua nota, l'arcivescovo Santoro cita l'articolo del 2007 sulla "Revista Eclesiástica Brasileira" nel quale Clodovis Boff criticò le posizioni del fratello Leonardo, celebre capofila della teologia della liberazione.

Anche Clodovis Boff era stato un esponente di spicco di questa corrente teologica. E proprio l'allora vescovo di Petrópolis Santoro gli era subentrato nella cattedra di teologia a Rio de Janeiro e aveva accompagnato la sua "conversione":

> Clodovis e Leonardo Boff, fratelli separati (14.7.2008)


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1.10.2013 

fonte: chiesa.espresso.repubblica.it

teologia della liberazione



Wikipedia riporta:

La teologia della liberazione (spesso abbreviata con TdL) è una riflessione teologica iniziata in America latina con la riunione del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM) di Medellín (Colombia) del 1968, dopo il Concilio vaticano II (a margine del quale fu concordato da alcune decine di padri conciliari - molti dei quali brasiliani e latino-americani - il cosiddetto Patto delle catacombe), che tende a porre in evidenza i valori di emancipazione sociale e politica presenti nel messaggio cristiano.

Tra i protagonisti che iniziarono questa corrente di pensiero vi furono i sacerdoti Gustavo Gutiérrez (peruviano), Hélder Câmara, Leonardo Boff (brasiliani) e Camilo Torres Restrepo (colombiano). Il termine venne coniato dallo stesso Gutiérrez nel 1973 con la pubblicazione del libro Teologia della Liberazione (titolo originale spagnolo: Historia, Política y Salvación de una Teología de Liberación).

I contenuti della teologia della liberazione sono stati trovati in contrasto con il Magistero della Chiesa cattolica, portando all'adozione di misure disciplinari contro alcuni dei suoi esponenti.

Origini e princìpi ispiratori

Il contesto storico in cui nacque e si affermò la teologia della liberazione è quello del diffondersi delle dittature militari e dei regimi repressivi, che determinarono lo sviluppo dell'impegno di alcuni teologi nell'elaborare proposte sempre più radicali per far fronte all'aggravarsi della crisi politica e sociale latinoamericana. Durante la CELAM del 1968 alcuni vescovi sudamericani presero posizione in favore delle popolazioni più diseredate e delle loro lotte, pronunciandosi per una chiesa popolare e socialmente attiva.

Iniziarono ad avere notevole diffusione in tutti i paesi le comunità ecclesiali di base (CEB), nuclei ecumenici impegnati a vivere e diffondere una fede attivamente partecipativa dei problemi della società: in Brasile ne nacquero circa 100.000, grazie anche al cardinale di San Paolo Paulo Evaristo Arns e al vescovo Camara; in Nicaragua numerosi cattolici, sacerdoti e laici, presero parte alla lotta armata contro la dittatura di Somoza e in seguito diversi sacerdoti, come Ernesto Cardenal e Miguel d'Escoto Brockmann entrarono a far parte del governo sandinista.

Durante la terza riunione della CELAM del 1979 a Puebla (Messico), furono riaffermati e sviluppati i princìpi di Medellín, ma si evidenziò l'emergere di una forte opposizione da parte di teologi cattolici[senza fonte] alle tesi della teologia della liberazione, che andò rafforzandosi negli anni ottanta con il papato di Giovanni Paolo II in cui gli ideologi ed i protagonisti della teologia della liberazione furono progressivamente invitati a prendere in considerazione il Magistero della Chiesa cattolica, come avvenne per Leonardo Boff che dopo numerosi tentativi di dialogo teologico subì diversi processi ecclesiastici[senza fonte] per poi abbandonare, nel 1992, l'ordine francescano.

Gli antecedenti

Gli antecedenti di tale teologia sono molteplici. Si rintracciano in Brasile, dove dal 1957 iniziò nella Chiesa cattolica un movimento di Comunità Ecclesiali di Base (CEB), preso in considerazione poi nel 1964 con il "Primer Plan Pastoral Nacional 1965-1970". Sempre in Brasile, Paulo Freire, un insegnante di Recife, nel Nordeste, sviluppò un nuovo metodo di alfabetizzazione mediante il processo di coscientizzazione del problema. I movimenti studenteschi e dei lavoratori dell'Azione cattolica vi aderirono, insieme con importanti intellettuali cattolici. Alcuni cristiani cominciarono a utilizzare concetti marxisti nelle loro analisi sociali. Alcuni teologi, come Richard Shaull, missionario presbiteriano, pose la questione se la rivoluzione potesse avere un significato teologico cominciando, insieme con altri giovani protestanti, a discutere questi temi con sacerdoti domenicani e intellettuali cattolici.

Una ispirazione per il movimento latinoamericano proveniva dalla situazione europea. In Francia, nel 1950, la pubblicazione del libro dell'abate Godin: Francia: terra di missione? (France, pays de mission?), sconvolge i pastori che si accorgono all'improvviso di guidare una Nazione ormai lontana dalla fede. Il cardinale di Parigi Emmanuel Suhard fonda la Missione di Francia, permettendo ad alcuni preti di lavorare nelle fabbriche per avvicinarsi al mondo operaio. Erano gli anni in cui la laica Madeleine Delbrêl viveva una straordinaria esperienza fra gli operai di Ivry, raccontata nel suo libro Città marxista terra di missione. Provocazione a un'esistenza per Dio (originale francese del 1957: "Ville marxiste terre de mission. Provocation du marxisme à une existence pour Dieu") e nei testi riportati nell'antologia postuma Noi delle strade (originale francese: "Nous autres, gens des rues - textes missionnaires"). Nasce quindi il movimento dei preti operai, che si estende nei principali paesi dell'Europa occidentale. Tra i più noti, il domenicano Jacques Loew, che lavorò come scaricatore di porto a Marsiglia, e il sacerdote Michel Favreau, che è morto in un incidente sul lavoro. In Italia, il primo e più noto dei preti "con la tuta blu" è Sirio Politi, che pubblica il suo diario di vita in fabbrica, dal titolo "Uno di loro".

L'esperienza dei preti operai fu presto accusata di essere pericolosa per l'integrità della fede e della testimonianza cristiana, i preti furono considerati troppo vicini al comunismo e denunciati in Vaticano per attività sovversiva. Nel 1954 Pio XII ordinò a tutti i preti operai di tornare alla loro precedente opera pastorale o di entrare in comunità religiose che fossero presenti a fianco dei lavoratori, ma all'esterno delle fabbriche. Molti furono coloro che abbandonarono il ministero, in rottura con la decisioni del Vaticano; soltanto dopo il Concilio Vaticano II, nel 1965, i preti operai furono riabilitati, e sono presenti, seppure in maniera ridotta, fino ad oggi.

Un'altra ispirazione alla teologia della liberazione latinoamericana fu la lotta per i diritti civili dei neri negli Stati Uniti, condotta dal pastore battista Martin Luther King; più tardi, tale esperienza sarà all'origine della teologia della liberazione nera (Black Theology), sviluppata, tra gli altri, da James Cone.

Anche in Sudafrica si sviluppò una vigorosa teologia della liberazione nera nella lotta contro l'apartheid, in cui protagonista sarà, negli anni più recenti, il vescovo anglicano Desmond Tutu. Nel resto del continente tale teologia ha messo in discussione la conquista coloniale e lo schiavismo dei popoli locali, "pagani", operato dai popoli europei, "cristiani", denunciando la conseguente miseria di cui soffre tuttora la grande maggioranza dei paesi africani.

Sempre in ambito protestante va ricordato il contributo dello svizzero Leonhard Ragaz: la sua teologia, basata sul concetto del regno di Dio e sempre associata all'impegno politico, anticipava i principi della teologia della liberazione.

In Asia, la teologia minjung (in coreano, popolare) e la teologia contadina, esposta dal filippino Charles Avila, sono state messe in relazione con la teologia della liberazione latinoamericana.

Le tappe principali dello sviluppo della teologia della liberazione

Nel 1963 un sacerdote di nome Paul Gauthier pubblica il libro "I poveri, Gesù e la Chiesa" (originale francese: Les Pauvres, Jésus et l'Église), nel quale si riporta traccia di un dibattito sul cosiddetto "Schema XIII" nato in seno al Concilio Vaticano II, in cui il tema classico della liberazione dell'uomo - indicato nella dottrina cattolica col termine di escatologia ovvero della promozione della condizione umana alla vita di grazia operata dall'incarnazione del Verbo - viene collegato alla solidarietà con le situazioni di oppressione, in particolare degli oppressi in senso economico; importante fu il contributo delle chiese del cosiddetto "Terzo Mondo", allora in pieno fermento sociale e politico.

In America Latina il testo ha un grande impatto, e lo stesso Gustavo Gutièrrez ne trova ispirazione per il suo "Teologia della Liberazione": qui, a differenza del messaggio cristiano, la solidarietà con le persone oppresse cessa di essere un frutto della carità in Cristo, viene assunta a fine principale ed esclusivo dell'uomo, l'impegno politico assunto a dovere morale e diretto del teologo; le realtà spirituali vengono negate, inclusa la necessità dell'incontro con Cristo nella vita di ogni cristiano; la religione è ridotta a mero strumento morale e considerata in definitiva un fardello. Viene negata la possibilità di salvezza e santificazione personale fino a che non sia possibile sovvertire ogni situazione di ingiustizia economica.

Nell'agosto del 1975, si tiene il congresso teologico del Messico, cui partecipano più di settecento specialisti, attorno al tema "Liberazione e cattività". Nel 1976, il francescano brasiliano Leonardo Boff pubblica, dopo quell'incontro, il libro "Teologia della cattività e della liberazione" (originale portoghese: Teologia do Cativeiro e da Libertação).

Insieme alla discussione dei teologi, è l'intero episcopato ad assumersi il compito di essere al fianco delle lotte di liberazione del popolo. Dopo la conferenza di Medellín (1968), nel 1979, durante la III conferenza generale della CELAM, a Puebla, i vescovi definiscono il concetto di opzione preferenziale dei poveri.

La Santa Sede e la teologia della liberazione

La reazione da parte della Santa Sede fu subito drastica: già in uno dei suoi primi viaggi apostolici in Messico, nel gennaio del 1979, papa Giovanni Paolo II dichiarò che la «concezione di Cristo come politico, rivoluzionario, come il sovversivo di Nazaret, non si compagina con la catechesi della Chiesa.».

Nel 1981 lo stesso papa Giovanni Paolo II sollecitò dalla Congregazione per la dottrina della fede, presieduta dal neo prefetto cardinale Joseph Ratzinger, due studi sulla teologia della liberazione: Libertatis Nuntius (1984) e Libertatis Conscientia (1986). In entrambi, si considerava, in sostanza, che nonostante la vicinanza della Chiesa cattolica ai poveri, la tendenza della teologia della liberazione ad accettare postulati marxisti e di altre ideologie politiche non era compatibile con la dottrina sociale della Chiesa cattolica, specialmente nell'assunto in cui quella teologia sosteneva che la redenzione proclamata dal figlio di Dio, Gesù Cristo, si esaurisse nella promozione di una rivolta politica, nonché violenta, da parte dei poveri. A distanza di anni, nel 2014, l'ormai emerito papa Benedetto XVI ricorderà quel lavoro in modo vivace e preciso, notando che la teologia della liberazione usava i poveri anziché aiutarli, e per questo era dovere della Chiesa contrastare questa dottrina:

« La prima grande sfida che affrontammo fu la Teologia della liberazione che si stava diffondendo in America Latina. Sia in Europa che in America del Nord era opinione comune che si trattasse di un sostegno ai poveri e dunque di una causa che si doveva approvare senz'altro. Ma era un errore.
La povertà e i poveri erano senza dubbio posti a tema nella Teologia della liberazione e tuttavia in una prospettiva molto specifica. Le forme di aiuto immediato ai poveri e le riforme che ne miglioravano la condizione venivano condannate come riformismo che ha l'effetto di consolidare il sistema: attutivano, si affermava, la rabbia e l'indignazione che invece erano necessarie per la trasformazione rivoluzionaria del sistema. Non era la questione di aiuti e di riforme, si diceva, ma del grande rivolgimento dal quale doveva scaturire un mondo nuovo. La fede cristiana veniva usata come motore per questo movimento rivoluzionario, trasformandola così in una forza di tipo politico. Le tradizioni religiose della fede venivano messe a servizio dell'azione politica. In tal modo la fede veniva profondamente estraniata e indeboliva così anche il vero amore per i poveri. (...) A una simile falsificazione della fede bisognava opporsi anche e proprio per amore dei poveri e a pro del servizio che va reso loro. Sulla base delle esperienze fatte nella sua patria polacca, papa Giovanni Paolo II ci fornì le delucidazioni essenziali. Da un lato egli aveva vissuto la schiavizzazione operata da quella ideologia marxista che faceva da madrina alla Teologia della liberazione. Sulla base della sua dolorosa esperienza, gli risultava chiaro che bisognava contrastare quel tipo di "liberazione". D'altro canto, proprio la situazione della sua patria gli aveva mostrato che la Chiesa deve veramente agire per la libertà e la liberazione non in modo politico, ma risvegliando negli uomini, attraverso la fede, le forze dell'autentica liberazione. Il Papa ci guidò a trattare entrambi gli aspetti: da un lato a smascherare una falsa idea di liberazione, dall'altro a esporre l'autentica vocazione della Chiesa alla liberazione dell'uomo. »

I sostenitori della TdL portano a sostegno dell'autenticità cristiana del loro messaggio un documento del 1993, L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa, pubblicato dalla Pontificia Commissione Biblica; qui tuttavia il modo di interpretare le sacre Scritture della TdL viene analizzato criticandone l'unilateralità e lo svuotamento del messaggio autenticamente cristiano. Leggiamo il brano in questione:

« È difficile discernere se esista “una” teologia della liberazione e definirne il metodo. Altrettanto difficile è determinare in maniera adeguata il suo modo di leggere la Bibbia per indicarne poi gli apporti e i limiti. Si può dire che essa non adotta un metodo speciale, ma, partendo da punti di vista socio-culturali e politici propri, pratica una lettura biblica orientata in funzione dei bisogni del popolo, che cerca nella Bibbia il nutrimento per la propria fede e la propria vita.
Ma una lettura così impegnata della Bibbia comporta certi rischi. Essendo legata (la TdL, ndr) a un movimento in piena evoluzione, le osservazioni che seguono non possono che essere provvisorie. Questo tipo di lettura si concentra su testi narrativi e profetici che illuminano situazioni di oppressione e ispirano una prassi che tende a un cambiamento sociale; è possibile che sia, qua o là, parziale, non prestando altrettanta attenzione ad altri testi della Bibbia. È esatto che l’esegesi non può essere neutra, ma deve anche guardarsi dall’essere unilaterale. D’altra parte, l’impegno sociale e politico non è compito diretto dell’esegeta. Alcuni teologi ed esegeti, volendo inserire il messaggio biblico nel contesto socio-politico, sono stati portati a ricorrere a vari strumenti di analisi della realtà sociale. In questa prospettiva alcune correnti della teologia della liberazione hanno fatto un’analisi ispirata a dottrine materialiste e hanno letto la Bibbia anche in questa cornice, il che non ha mancato di suscitare problemi, specialmente per ciò che concerne il principio marxista della lotta di classe.
Sotto la spinta di enormi problemi sociali, l’accento è stato messo di più su un’escatologia terrena, talvolta a detrimento della dimensione escatologica trascendente della Scrittura. I cambiamenti sociali e politici conducono questo approccio a porsi nuovi interrogativi e a cercare nuovi orientamenti. Per il suo sviluppo ulteriore e la sua fecondità nella Chiesa, un fattore decisivo sarà la precisazione dei suoi presupposti ermeneutici, dei suoi metodi e della sua coerenza con la fede e la Tradizione di tutta la Chiesa. ..... . »

Tali giudizi fortemente critici e la forte preoccupazione di diversi teologi per il servizio dovuto ai poveri, spinsero verso la negazione di un appoggio della Santa Sede richiesto da monsignor Oscar Romero.

Il papa "latino-americano" Francesco non ha mai aderito alla teologia della liberazione quando era vescovo e cardinale, attivandosi invece moltissimo nelle diocesi a lui affidate con una attenzione ai poveri in senso cristiano. Nel suo recente pontificato, iniziato nel 2013 può essere significativo il messaggio del papa ai vescovi di alcune diocesi africane, in cui dei missionari che nell'Ottocento arrivarono in Africa viene ricordato che costruirono, nell'ordine "chiese, scuole e ospedali", e dove si afferma che "l'assenza di Cristo è la povertà più grande". Eccone un brano significativo:

« Apprezzo il fatto che voi, vescovi (...), siate uniti alla vostra gente nei luoghi in cui vive, lavora e studia, solidali con il gran numero di disoccupati nei vostri Paesi. La maggior parte delle persone riesce a identificarsi immediatamente con Gesù, che era povero ed emarginato, che non aveva un posto dove poggiare il capo. Nel rispondere a queste esigenze pastorali, vi chiedo di offrire, oltre al vostro sostegno materiale, un maggior aiuto spirituale e una solida guida morale, ricordando che l’assenza di Cristo è la povertà più grande di tutte. Anche qui dobbiamo trovare modi nuovi e creativi per aiutare le persone a incontrare Cristo attraverso una comprensione più profonda della fede. »

La teologia della liberazione oggi

La teologia della liberazione ha subito ripreso, pur fuori dalla Chiesa, la centralità della beatitudine dei poveri, proclamata nel Vangelo e nella tradizione ecclesiale, coniugandola con il processo di liberazione dalla povertà tramite la trasformazione sociale e politica. In seguito, nella teologia della liberazione sono stati gli stessi poveri a divenire protagonisti del proprio affrancamento dall'oppressione, sia nella pratica (la "teologia prima"), sia nella riflessione teorica (definita "teologia seconda", cioè conseguente alla prassi). Alla riflessione, si aggiunge la denuncia dell'economia di mercato e l'alienazione che il capitalismo causa a milioni di persone nel mondo.

Oggi, grazie soprattutto al contributo di Leonardo Boff e dei suoi numerosi libri come: "Ecologia, mondialità, mistica", o l'ultimo: "Spiritualità per un altro mondo possibile" la teologia della liberazione ha sviluppato un filone nuovo, scoprendo lo stretto legame cosmico e mistico di necessaria interdipendenza tra solidarietà che gli esseri umani sono chiamati ad avere tra loro e quella che devono avere con la natura, nell'aut aut tra homo sapiens e homo demens. Ossia come riscoperta dell'ambiente e di una rinnovata cura ecologica, e ha sposato le tesi e l'azione del movimento altermondialista (detto anche "no-global"), in cui alla contestazione del neoliberismo si aggiunge la promozione della pace fondata sulla giustizia e la richiesta di una partecipazione democratica efficace da parte dei movimenti di base.

In ambito extraecclesiale - a seguito degli scontri più forti tra i teologi cattolici e il movimento della teologia della liberazione - si è giunti a sposare le tesi della teologia radicale e politica, europea e statunitense, unendosi quindi nella richiesta di una reale partecipazione dei laici e delle donne alla vita e alla guida della Chiesa, al decentramento del potere ecclesiale e all'inculturazione del Vangelo nelle Chiese e nelle tradizioni locali, al macroecumenismo (condivisione di riflessione e impegno allargata, cioè, alle grandi religioni mondiali), al pluralismo nelle questioni riguardanti la salvezza, in cui il ruolo di Gesù Cristo, pur non marginalizzato, non risulti più esclusivo delle altre esperienze religiose umane.

Il 13 ottobre 2006 Benedetto XVI ha promulgato una Notificazione (pubblicata il 14 marzo 2007), che condanna come "erronee e pericolose" alcune tesi espresse dal teologo della liberazione Jon Sobrino, gesuita basco emigrato ad El Salvador, nei suoi due libri Jesucristo liberador. Lectura histórico-teológica de Jesús de Nazaret, del 1991, e La fe en Jesucristo. Ensayo desde las víctimas, del 1999, che hanno avuto grande diffusione in America Latina e non solo. Una delle accuse principali è di aver eletto i poveri a "luogo teologico fondamentale" – cioè a principale fonte di conoscenza –, al posto della "fede apostolica trasmessa attraverso la Chiesa a tutte le generazioni".

L'11 marzo 2013, Clodoveo Boff, tra i fondatori della teologia della liberazione insieme al fratello Leonardo Boff, in un'intervista al giornale brasiliano Folha de S. Paulo, dal titolo Irmão de Leonardo Boff defende Bento 16 e critica Teologia da Libertação, in riferimento all'allora cardinale Joseph Ratzinger, ha affermato:

« Egli ha difeso il progetto essenziale della teologia della liberazione: l’impegno per i poveri a causa della fede. Allo stesso tempo, ha criticato l’influenza marxista. La Chiesa non può avviare negoziati per quanto riguarda l’essenza della fede: non è come la società civile dove la gente può dire quello che vuole. Siamo legati ad una fede e se qualcuno professa una fede diversa si autoesclude dalla Chiesa. Fin dall’inizio ha avuto chiara l’importanza di mettere Cristo come il fondamento di tutta la teologia”. "Nel discorso egemonico della teologia della liberazione ho avvertito che la fede in Cristo appariva solo in background. Il ‘cristianesimo anonimo’ di Karl Rahner era una grande scusa per trascurare Cristo, la preghiera, i sacramenti e la missione, concentrandosi sulla trasformazione delle strutture sociali. »

Elementi centrali della teologia della liberazione

Fra le tesi di questa teologia vi sono:

La liberazione è conseguenza della presa di coscienza della realtà socioeconomica latinoamericana.
La situazione attuale della maggioranza dei latinoamericani contraddice il disegno divino e la povertà è un peccato sociale.
La salvezza cristiana include una "liberazione integrale" dell'uomo e raggruppa per questo anche la liberazione economica, politica, sociale e ideologica, come visibili segni della dignità umana.
Non vi sono solo peccatori, ma anche persecutori che opprimono e vittime del peccato che richiedono giustizia.

Fra gli impegni teorici e operativi che conseguono dalle tesi vi sono:

Costante riflessione dell'uomo su se stesso per renderlo creativo a suo vantaggio e a quello della società in cui vive.
Prendere coscienza della forte disuguaglianza sociale tra società opulente e popoli votati alla miseria, ponendosi al fianco dei poveri, che sono le membra sofferenti del corpo crocifisso di Cristo, senza avallare perciò tesi che si avvicinino ad un cristianesimo classista o rivoluzionario. La rivoluzione del vangelo è l'amore, non la lotta. La giustizia sociale è sorella della carità.
Rivendicare la democrazia approfondendo la presa di coscienza delle popolazioni riguardo ai loro veri nemici, per trasformare l'attuale sistema sociale ed economico.
Eliminare la povertà, la mancanza di opportunità e le ingiustizie sociali, garantendo l'accesso all'istruzione, alla sanità, ecc.
Creare un uomo nuovo, come condizione indispensabile per assicurare il successo delle trasformazioni sociali. L'uomo solidale e creativo deve essere il motore dell'attività umana in contrapposizione alla mentalità capitalista della speculazione e della logica del profitto. I sacramenti non sono necessari per questa rigenerazione che sarebbe operabile con le sole forze umane. La redenzione operata da Cristo non sarebbe dunque definitiva; la creazione dell'uomo nuovo viene realizzata da uomini in qualche modo migliori di Cristo.
Libera accettazione della dottrina evangelica, ossia procurare innanzi tutto condizioni di vita dignitose e poi, se la persona lo vuole, perseguire l'attività pastorale, diversamente da prima, in cui finché le missioni cristiane sfamavano le persone, allora queste si dichiaravano cristiane.

Principali reazioni nate dal popolo cattolico

In Italia e in America Latina sono diversi i movimenti ecclesiali che, cogliendo l'essenza anti-cristiana contenuta nel pensiero legato alla TdL, hanno riportato il tema della "liberazione" nel suo significato autenticamente cristiano, ovvero legato all'incontro personale con Cristo figlio di Dio e culmine della Creazione.

Tra questi possiamo annoverare senz'altro il sacerdote don Luigi Giussani e il movimento pastorale da lui generato che va sotto il nome di Fraternità di Comunione e Liberazione: il fatto che si faccia riferimento alla Liberazione nel nome stesso del movimento indica che il lavoro teologico e pastorale su cui si è originato mirò proprio a scardinare i principi su cui si fondava la TdL, esaltando invece l'autenticità del messaggio cattolico. Il movimento di Comunione e Liberazione oltre che in Italia ha promosso missioni sia nei paesi dell'America Latina che dell'Africa. Un riferimento recente di esponenti di Comunione e Liberazione sulla TdL si possono trovare in una intervista apparsa nella rivista Tracce a Stefano Filippi arcivescovo di Trapani[9] in cui si spiega quale fu l'errore della TdL, quale sia il senso cristiano dell'opzione per i poveri di papa Francesco e il ruolo giocato dal Pontefice durante la conferenza di Aparecida.

Principali rappresentanti della teologia della liberazione

Teologi

Marcella Althaus-Reid, argentina
Jean-Bertrand Aristide, haitiano
Hugo Assmann, brasiliano
Rafael Avila, colombiano
Marcelo Barros, brasiliano
Frei Betto (Carlos Alberto Libanio Christo), brasiliano
Alan Boesak, sudafricano
Clodovis Boff, brasiliano
Leonardo Boff, brasiliano
Jose Míguez Bonino, argentino
Ernesto Cardenal, nicaraguense
Giulio Girardi, italiano
José Severino Croatto, argentino
Ignacio Ellacuría, spagnolo (ucciso nel 1989 in El Salvador)
Gustavo Gutiérrez Merino, peruviano
Paul Gauthier, francese (morto nel 2002)
Erwin Kräutler, brasiliano
Alberto Methol Ferre, uruguaiano
José Porfirio Miranda, messicano
Jorge V. Pixley, nicaraguense
Pablo Richard, cileno
Juan Luis Segundo, uruguaiano
Richard Shaull, statunitense
Jon Sobrino, salvadoregno
Juan Jose Tamayo, spagnolo
Elsa Tamez, messicana
Camilo Torres Restrepo, colombiano (ucciso nel 1966)
Gerardo Valencia Cano, colombiano

Vescovi

Paulo Evaristo Arns O.F.M., cardinale, arcivescovo emerito di São Paulo, brasiliano
Tomàs Balduino O.P., vescovo emerito di Goiàs, brasiliano
Carlos Filipe Ximenes Belo S.D.B., Premio Nobel per la Pace 1996, vescovo emerito di Timor Est
Pedro Casaldáliga C.M.F., vescovo-prelato emerito di São Felix do Araguaia, spagnolo
Hélder Pessoa Câmara[senza fonte], arcivescovo di Recife, brasiliano (morto nel 1999)
Antônio Batista Fragoso, vescovo emerito di Crateùs, Cearà (morto nel 2006), brasiliano
Samuel Ruiz Garcia, vescovo emerito di San Cristóbal de las Casas messicano (morto nel 2011)
Fernando Lugo, vescovo emerito di San Pedro Apóstol, poi Presidente del Paraguay e sospeso a divinis.
Leonidas Proaño, vescovo di Riobamba, morto nel 1988, ecuadoriano

Preti

Héctor Gallego, sacerdote di Santa Fe de Veraguas di Panama, colombiano (ucciso a Panama nel 1971).
Marco Bisceglia, sacerdote italiano, attivista per i diritti degli omosessuali, tra i fondatori di Arcigay.

le profezie, il falso profeta e l'anticristo



Credo che la Profezia in ambito cristiano sia essenzialmente di due tipi: la prima è quella condizionale,  ‘se non vi convertirete, se continuate a peccare e se non pregate allora succederà questo…’, essa è uno svelare un futuro che può anche non accadere o essere cambiato a secondo di alcune nostre scelte nel presente, e  la seconda è la profezia definitiva, quella che manifesta un futuro che non può essere mutato. Esempi di profezie di quest’ultimo tipo sono state quelle sulla nascita del Messia fatte dal profeta Isaia o quella di Gesù sulla distruzione di Gerusalemme, avveratasi nel 70 d.C.

E’ come se quindi il futuro fosse composto di eventi ‘incerti’ che ancora debbono ‘precipitare’ in un verso o in un altro e di eventi ‘certi’ che non possono quindi essere cambiati. Sicuramente è molto difficile per noi capire come ciò sia possibile. Forse dipende dal libero arbitrio di noi esseri umani, che Dio ci ha donato e che vuole assolutamente rispettare. Egli nella sua infinita Sapienza sa quando c’è spazio per il suo intervento nel modificare gli eventi, perché conoscendo i cuori  sa se c’è  possibilità di far cambiare atteggiamento e quindi aversi un futuro diverso da quello prospettato. Sa però anche quando i cuori sono induriti, e quindi che non può far nulla perchè in caso contrario dovrebbe agire contro il libero arbitrio, e perciò in questo caso  è consapevole  che il futuro sarà immutabile.

Orbene, in questi ultimi tempi sembrerebbe che molti segni stiano convergendo per annunciarci che si starebbero  avverando  ora le Profezie, quelle date per ‘certe’, che magari pensavano destinate ad un futuro lontano.

Io personalmente, per quello che può valere il mio parere di semplice fedele che osserva non senza stupore  gli eventi che accadono e da tempo studia le 'profezie', credo che la probabilità che siamo nei tempi apocalittici siano abbastanza elevate, perché i segni premonitori sembra che si siano avverati o stiano per farlo.
Infatti nei nostri tempi ci sono come dei segnali che indicano l’inizio di certi fatti previsti dalle ‘profezie’. Ci sono come delle spie luminose che si sono accese. Queste non sono decisive, se non accadono altri eventi, potrebbero anche rivelarsi falsi allarmi, ma ancora non lo sappiamo. Diciamo che siamo in pre-allerta. Manca ancora  infatti l’accensione di led più importanti tuttora spenti, però quando e se si illumineranno sapremo che avremo imboccato il punto di non ritorno. E questi dovrebbero essere l’abolizione della Messa e dei Sacramenti della Chiesa cattolica.

Ma vediamo quali sono le spie che si sarebbero accese…

Una spia  importante che si è illuminata da poco è costituita dall’atto di  dimissioni di Benedetto XVI. I Padri della Chiesa nel commentare il mistero di iniquità di cui parla San Paolo nel brano riportato in nota (3) ritengono che colui che trattiene l’apparizione dell’Anticristo sia il Papa. Una volta rimosso (le dimissioni di Benedetto XVI?),  e visto che siamo in piena apostasia, dovrebbe presentarsi l’uomo iniquo di cui parlano le Scritture.
Ulteriore spia seguente la prima: la presenza di due Papi in Vaticano prevista da una veggente dell’800, recentemente dichiarata beata:

Caterina Emmerick
Anna Katharina Emmerick, monaca agostiniana tedesca vissuta tra il 1774 e il 1824, viene venerata dalla Chiesa per le sue doti mistiche e di veggente. Grazie alle sue visioni tramandateci è stata dissotterrata, vicino a Efeso, la casa che, secondo gli archeologi, avrebbe ospitato Maria e Giovanni in seguito alla morte di Gesù. Ella vide una Chiesa con due Papi. Ecco alcune sue visioni:

Vidi anche il rapporto tra i due papi... Vidi quanto sarebbero state nefaste le conseguenze di questa falsa chiesa. L’ho veduta aumentare di dimensioni; eretici di ogni tipo venivano nella città [di Roma]. Il clero locale diventava tiepido, e vidi una grande oscurità... Allora la visione sembrò estendersi da ogni parte. Intere comunità cattoliche erano oppresse, assediate, confinate e private della loro libertà. Vidi molte chiese che venivano chiuse, dappertutto grandi sofferenze, guerre e spargimento di sangue. (…) Vidi ancora una volta che la Chiesa di Pietro era minata da un piano elaborato dalla setta segreta. (…) Vidi una strana chiesa che veniva costruita contro ogni regola... Non c’erano angeli a vigilare sulle operazioni di costruzione. In quella chiesa non c’era niente che venisse dall’alto... C’erano solo divisioni e caos. Si tratta probabilmente di una chiesa di umana creazione, che segue l’ultima moda (..)
Ho visto di nuovo la strana grande chiesa che veniva costruita là [a Roma]. Non c’era niente di santo in essa. Ho visto questo proprio come ho visto un movimento guidato da ecclesiastici a cui contribuivano angeli, santi ed altri cristiani. Ma là [nella strana chiesa] tutto il lavoro veniva fatto meccanicamente. Tutto veniva fatto secondo la ragione umana... Ho visto ogni genere di persone, cose, dottrine ed opinioni. (12 settembre 1820)

Maria Valtorta
Maria Valtorta può essere considerata una delle maggiori mistiche del 900: essa passò molto tempo della sua vita in un letto perchè ammalata e fu in continuo contatto con il soprannaturale. Mise per iscritto molte sue visioni.Ho già parlato di Maria Valtorta in questo post.
Ecco un brano dettatole da Gesù, relativo all’argomento che stiamo trattando:

Ché se poi, nonostante ogni mezzo, la Giustizia dovesse a perire e, trascinati sempre più da Satana dominatori e dominati, per mimetismo malefico, si staccassero sempre più da Dio, allora leverò la Luce e la Verità. E ciò avverrà quando anche nella mia dimora - la Chiesa -  vi saranno troppi che per umano interesse e per debolezza indegna, saranno tra i dominati dai seminatori dl Male nelle loro diverse dottrine. Allora conoscerete il pastore che non si cura delle pecore abbandonate, il pastore idolo di cui parla Zaccaria. Ricorda l’Apocalisse di Giovanni. Ricorda il dragone: il Male generatore dell’Anticristo futuro, il quale ne prepara il regno non solo sconvolgendo le coscienze ma travolgendo nelle sue spire la terza parte delle stelle e facendo degli astri fango. Quando questa demoniaca vendemmia avverrà nella Corte di Cristo, fra i grandi della sua Chiesa, allora… allora verrà il pastore idolo, il quale sarà e starà dove vorranno i suoi padroni. Chi ha orecchi da intendere  intenda. (Quaderni del 1943 - 9/1271943)

Vassula Ryden
La cattolica - ortodossa Vassula Ryden riceverebbe messaggi da Gesù dal 1984 e li ha riportati in una decina di libri. Da un suo libro (4) prendo queste frasi significative:

“Satana sta per mettere ciascuno di voi alla prova (nota mia = si rivolge ai sacerdoti); viene per mettervi in confusione e dividervi. Si dirige verso il mio Trono, nel mio Tabernacolo, per vendere il mio Sangue e togliere il mio Sacrificio Perpetuo (nota: La Messa)… Già si odono i gemiti degli Angeli, e i cieli tremano per ciò che sta per accadere, anche i demoni sono terrorizzati e impallidiscono. Il Nemico (nota mia: il Falso Profeta e falso Papa o l’Anticristo stesso?), colui che pretende di essere più grande di tutto ciò che è venerato, si  intronizzerà da sé nel Mio Santuario. Egli viene con un nodo scorsoio in mano e si dirige verso colui che è stato designato da Me e che trattiene la ribellione che è sul punto di esplodere.”

Qui Gesù parlerebbe del Falso Profeta:

“O Caino! Caino? Dov’è lo spirito che ti ho dato? (…) Eccoti mascherato e vestito come un alto sacerdote. Ti sei vestito con i Miei abiti d’oro e di argento, per nascondere i tuoi indumenti neri dati a te dalla Bestia Nera (nota: la Massoneria). Non hai luce in te. E per nascondere il tuo volto orrendo, hai messo una maschera sul tuo viso abominevole, così il tuo aspetto può ingannare totalmente anche i Miei eletti. La tua maschera non può ingannare Me perché i Miei occhi sanno che dietro la tua maschera di agnello tu nascondi una immensa distruzione, sei rivestito totalmente fino ai denti con il male! (…) Egli ingannerà molti e la gente sarà accecata per via degli abiti dell’impostore (…) Con il suo glorioso travestimento egli porterà una grande apostasia nella  Mia Chiesa, porterà desolazione,(…) Annullerà il Mio Sacrificio perpetuo (nota: La Messa), gettandolo a terra, calpestandolo e sopprimendolo, tutto in clima di finzione e malizia. (…) Molte anime verranno ingannate a causa della sua apparenza. A ragione della sua maschera d’agnello, molti saranno reclutati per la sua causa “(messaggio del 30/01/1989) (4).

Don Gobbi
Il fondatore del ‘Movimento Sacerdotale Mariano’ Don Stefano Gobbi avrebbe ricevuto messaggi (6) dalla Vergine Maria nel periodo (1973-1997). Eccone uno che parla dei segni della fine dei tempi (il quarto segno ci interessa particolarmente) :

“Vi ho più volte annunciato che si approssima la fine dei tempi e la venuta di Gesù nella gloria. Ora voglio aiutarvi a comprendere i segni descritti nella Divina Scrittura, che indicano ormai vicino il suo glorioso ritorno. Questi segni sono chiaramente indicati dai Vangeli, dalle lettere di S. Pietro e di S. Paolo, e si stanno realizzando in questi anni.
– Il primo segno è la diffusione degli errori, che portano alla perdita della fede e all’apostasia. Questi errori vengono propagati da falsi maestri, da celebri teologi che non insegnano più le verità del Vangelo, ma perniciose eresie, basate su errati ed umani ragionamenti. E’ a motivo dell’insegnamento degli errori che si perde la vera fede e si diffonde ovunque la grande apostasia. (7)
- Il secondo segno è lo scoppio di guerre e lotte fratricide, che portano al predominio dell’odio e della violenza e ad un generale raffreddamento della carità, mentre si fanno sempre più frequenti le catastrofi naturali come epidemie, carestie, inondazioni e terremoti. (8)
- Il terzo segno è la sanguinosa persecuzione di coloro che si mantengono fedeli a Gesù e al suo Vangelo e permangono forti nella vera fede. (9)
- Il quarto segno è l’orribile sacrilegio, compiuto da colui che si oppone a Cristo, cioè dall’Anticristo. Entrerà nel tempio santo di Dio e siederà sul suo trono, facendosi adorare lui stesso come Dio (10). Figli prediletti, per capire in cosa consiste questo orribile sacrilegio, leggete quanto viene predetto dal profeta Daniele (11). La Santa Messa è il sacrificio quotidiano. Il sacrificio della Messa rinnova quello compiuto da Gesù sul Calvario. Accogliendo la dottrina protestante, si dirà che la Messa non è un sacrificio, ma solo la sacra cena, cioè il ricordo di ciò che Gesù fece nell’ultima cena. E così verrà soppressa la celebrazione della santa Messa. In questa abolizione della Messa consiste l’orribile sacrilegio compiuto dall’anticristo, la cui durata sarà circa tre anni e mezzo, cioè 1290 giorni.
– Il quinto segno è costituito dai fenomeni straordinari, che avvengono nel firmamento del cielo. Il miracolo del sole, avvenuto a Fatima durante la mia ultima apparizione, vuole indicarvi che siete ormai entrati nei tempi in cui si compiranno questi avvenimenti, che vi preparano al ritorno di Gesù nella Gloria. (12). Miei prediletti.. vi ho voluto ammaestrare su questi segni, per prepararvi alla fine dei tempi, perché essi si stanno realizzando nei vostri giorni (messaggio del 31/12/1992).

E ancora eccone un altro sul Falso Profeta e la Massoneria ecclesiastica: (questo messaggio si riferisce capitolo 13 dell’Apocalisse, riportato in nota (13) ):

Soprattutto vi ho voluto avvertire del grande pericolo che minaccia oggi la Chiesa, a causa dei molti e diabolici attacchi che si compiono contro di Lei per distruggerla.
Per raggiungere questo scopo, alla bestia nera che sale dal mare, simile a una pantera (la Massoneria), viene in aiuto dalla terra, una bestia che ha due corna, simili a quelle di un agnello (il Falso Profeta). Al simbolo del sacrifico (l’agnello) è unito quello del Sacerdozio: le due corna. Un copricapo con due corna portava il Sommo Sacerdote nel Vecchio Testamento. La mitria – con due corna – portano i Vescovi nella Chiesa, per indicare la pienezza del loro Sacerdozio. La bestia nera, simile a una pantera, indica la Massoneria; la bestia con due corna, simile ad un agnello, indica la Massoneria infiltrata all’interno della Chiesa, cioè la Massoneria ecclesiastica, che si è diffusa soprattutto tra i membri della Gerarchia.
Questa infiltrazione massonica, all’interno della Chiesa, vi è stata da Me predetta in Fatima, quando vi ho annunciato che Satana si sarebbe introdotto fino al vertice della Chiesa.
Se compito della Massoneria è di condurre le anime alla perdizione, portandole al culto di false divinità, lo scopo della Massoneria ecclesiastica è invece quello di distruggere Cristo e la sua Chiesa, costruendo un nuovo idolo, cioè un falso Cristo e una falsa Chiesa (..) La Massoneria ecclesiastica agisce per oscurare la Divina Parola di Gesù, per mezzo di interpretazioni naturali e razionali e così la svuota di ogni suo soprannaturale contenuto. Così si diffondono gli errori e a causa della loro diffusione molti si allontanano dalla vera fede (..) Scopo della massoneria ecclesiastica  è quello di giustificare il peccato, di presentarlo non più come un male, ma come un valore e un bene. (…) Alla fine si giunge a negare la realtà storica dei miracoli e della resurrezione e si mette in dubbio la divinità stessa di Gesù. (…) Dopo aver distrutto il Cristo storico la massoneria ecclesiastica cerca di distruggere la Chiesa (…) con il falso ecumenismo (messaggio del 13/06/1989)

E sempre dai messaggi a Don Gobbi, relativamente all’apparizione dell’Anticristo:

In questo periodo storico ( nota mia: dopo il 1998 = 3x 666) , la Massoneria, aiutata da quella ecclesiastica, riuscirà nel suo grande intento: costruire un idolo da mettere al posto di Cristo e della sua Chiesa. Un falso Cristo e una falsa Chiesa. Pertanto ‘la statua costruita in onore della prima bestia, per essere adorata da tutti gli abitanti della terra e che segnerà del suo marchio tutti coloro che vorranno comprare o vendere (Apocalisse 13) è quella dell’Anticristo.. L’apostasia sarà allora generalizzata perché quasi tutti seguiranno il falso Cristo e la falsa Chiesa. Allora sarà aperta la porta per la comparsa dell’uomo o della persona stessa dell’Anticristo. (messaggio del 17/06/1989)

Maria della Misericordia
Questa veggente che riceverebbe messaggi dalla Vergine e dalla Santissima Trinità pubblica quasi giornalmente i suoi post in un Blog.  A mio avviso è notevole il fatto che sembrerebbe aver previsto esattamente con un anno di anticipo (l’11 febbraio 2012) le dimissioni di Benedetto XVI (annunciate l’11 febbraio 2013), almeno così credo che possa essere interpretato tale messaggio. Particolarmente significativo fra gli altri ho trovato il post dell' 8 marzo 2013 scritto pochi giorni prima dell'elezione del nuovo Papa. In breve, a quanto ho capito, questi messaggi sostengono che Papa Bergoglio sarebbe il Falso Profeta dell’Apocalisse, quello che toglierà il Sacrificio quotidiano della Messa e calpesterà l’Eucaristia e i Sacramenti, e che spianerà la strada all’Anticristo.
Io ovviamente non posso dire se questa veggente sia una vera profetessa ispirata oppure no, per dirla con Papa Francesco, ‘chi sono io per giudicare?’

Allison Misti
Un’altra mistica è Allison Misti. Anche lei sostiene in maniera netta che Bergoglio sarebbe il Falso Profeta che aprirà la strada all’Anticristo. Ciò lo afferma in molti post del suo Blog che cura quasi giornalmente da alcuni mesi. Anche su di lei non mi permetto di esprimere alcun giudizio.

Maitreya-Anticristo e la New Age
E a proposito di Anticristo, a detta delle ultime due veggenti sembrerebbe che sia già tra noi ma ‘nascosto’ e per ora non rivelano chi è. Dicono solo che quando si mostrerà apertamente riuscirà a mettere pace nel Medio Oriente dopo una guerra che coinvolgerà molte nazioni...
Ma chi potrebbe essere?
Facendo un giro in rete, fra i tanti candidati ad essere considerati il futuro Anticristo, sono rimasto colpito da un personaggio  che da alcuni anni parla di pace, solidarietà e condivisione, soprattutto nei media americani e anglosassoni e che inizialmente sembrerebbe essere stato sponsorizzato da Benjamin Creme, della Share International, una setta New Age che da tempo annuncia l’Avvento del Messia, il cosiddetto Maitreya. Anche se successivamente Creme ha dovuto fare marcia indietro nella identificazione del personaggio suddetto come il vero Maytreia, c’è ancora molto di oscuro nella vicenda. Questo personaggio  sembra avere  molte delle caratteristiche che la Share international ha preannunciato come tipiche di Maitreya. Ovviamente io non sostengo  assolutamente che costui sarà il futuro Anticristo. Riporto la notizia solo per dovere di cronaca, basta infatti cercare in rete per leggerla. Teniamo conto del fatto che in passato sono stati identificati tante altre persone come possibili candidati...
Vedremo cosa ci riserverà il futuro: se l’Anticristo apparirà per certo scopriremo chi è: infatti quando si rivelerà nel cosiddetto giorno della Dichiarazione dirà di essere Il Maestro dei Maestri di saggezza, il  Messia, il vero Dio. Di Maitreya ho parlato in quest'altro post.

Conclusioni

Ricapitolando, le dimissioni di Benedetto XVI, la presenza di due Papi e la diffusa apostasia sono luci di pericolo che ormai si sono accese e sembrerebbero indicare (il condizionale è d’obbligo) che dovremmo essere prossimi agli eventi profetizzati nel capitolo 13 dell'Apocalisse.
Ovviamente sorge spontanea una domanda: Bergoglio è il Falso profeta di cui si parla? Oppure egli è  il Papa che verrà rimosso dal Falso Profeta  che ancora deve apparire? Questo non lo so, e credo che solo il futuro potrà dirlo.
(P.S. - recentemente ho scritto un ulteriore post sull'argomento dal titolo 'Il Numero della Bestia', potete trovarlo e leggerlo con questo Link )
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Note

(3) Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia imminente. Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio.
Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora. Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. Solo allora sarà rivelato l'empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all'apparire della sua venuta, l'iniquo, la cui venuta avverrà nella potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi. E per questo Dio invia loro una potenza d'inganno perché essi credano alla menzogna e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all'iniquità. (II Lettera ai Tessalonicesi, 2, 1-12)

(4) Vassula Ryden - La Vera Vita in Dio - Ed Dehoniane Roma 1991- vol. 2

(6) i messaggi citati sono tratti dal libro Don Gobbi - Ai Sacerdoti figli prediletti della Madonna- Editore Centro Sacerdotale Mariano (22^ Edizione)

(7) fate attenzione e non lasciatevi ingannare. Perché molti cercheranno di ingannare molta gente. Verranno falsi profeti e inganneranno moltissimi (Matteo 24, 5).
Il giorno del Signore non verrà prima che ci sia stata la grande apostasia (2 Tessalonicesi 2, 3).
Verranno tra voi falsi maestri. Essi cercheranno di diffondere eresie disastrose..(2 Pietro 2, 1).

(8) Quando sentirete parlare di guerre, vicine o lontane, non abbiate paura; bisogna che ciò avvenga. I popoli combatteranno l’uno contro l’altro, un regno contro un altro regno. Ci saranno carestie e terremoti in molte regioni. Tutto questo sarà solo l’inizio di sofferenze più grandi. Il male sarà tanto diffuso che l’amore di molti si raffredderà..(Matteo 24, 6)

(9) Voi sarete arrestati, perseguitati e uccisi. Sarete odiati da tutti per causa mia. Allora molti abbandoneranno la vera fede; si odieranno e si tradiranno l’un l’altro..” (Matteo 24, 9).
(nota mia = è stato calcolato che dall’inizio dell’era cristiana al nostro secolo i martiri cristiani nel mondo sono stati in totale 53 milioni,  44  milioni solo nel secolo scorso!)

(10) Un giorno vedrete nel luogo santo colui che commette l’orribile sacrilegio. Il profeta Daniele  ne ha parlato (vedi nota (11) ). Chi legge cerchi di comprendere (Matteo 24, 15).

(11) Va, Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate fino al tempo della fine. Molti saranno purificati, resi candidi, integri, ma gli empi continueranno ad agire empiamente. Nessuno degli empi intenderà queste cose, ma i saggi le comprenderanno. Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto l’abominio della desolazione, ci saranno 1290 giorni. Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a 1335 giorni (Daniele 12, 9).

(12) Allora si vedrà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo. Tutti i popoli della terra piangeranno, e gli uomini vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo, con grande potenza e splendore (Matteo 20, 40).

(13) Vidi salire dal mare una bestia che aveva  dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo. La bestia che io vidi era simile ad una pantera (...) Allora la terra intera presa d’ammirazione andò dietro alla bestia (..) e adorarono la bestia dicendo “Chi è simile alla bestia e chi può combattere con essa?” (..) Essa aprì la bocca per proferire bestemmie contro Dio (…) L’adorarono tutti gli abitanti della terra (…) . Vidi poi salire dalla terra un’altra bestia, che aveva due corna, simili a quelli di un agnello, che però parlava come un drago. (Apocalisse cap 13)

fonte: mi-chael.blogspot.it

venerdì 27 giugno 2014

la sera del 27 giugno 1980



L'equipaggio:

Domenico Gatti, 44 anni, 1 comandante
Enzo Fontana, 32, 2 pilota
Paolo Morici, 39, assistente di volo responsabile di seconda
Rosa De Dominicis, 21, assistente di volo allieva

I 77 passeggeri:

Andres Cinzia, 25;
Andres Luigi, 33;
Baiamonte Francesco, 55;
Bonati Paola, 16;
Bonfietti Alberto, 37;
Bosco Alberto, 41;
Calderone M. Vincenza, 58;
Cammarata Giuseppe, 19;
Campanini Arnaldo, 45;
Candia Antonio, 32;
Cappellini M. Antonietta, 57;
Cerami Giovanni, 34;
Croce Maria Grazia, 7;
D'Alfonso Francesca;
D'Alfonso Salvatore, 39;
D'Alfonso Sebastiano, 4;
Davì Michele, 45;
De Cicco C. Giuseppe, 28;
De Lisi Elvira, 37;
Di Natale Francesco, 2;
Diodato Antonella, 7;
Diodato Giuseppe, 1;
Diodato Vincenzo, di 10;
Filippi Giacomo, 47;
Fontana Vito;
Fullone Carmela, 17;
Fullone Rosario, 49;
Gallo Vito, 25;
Greco Antonino, 23;
Gruber Marta, di anni 55;
Guarano Andrea, 38;
Guardì Vincenzo, 26;
Gherardi Guelfo, 59;
Guerino Giacomo, 9;
Guerra Graziella, 27;
Guzzo Rita, 30;
La China Giuseppe, 58;
La Rocca Gaetano, 39;
Licata Paolo, 71;
Liotta Maria Rosaria, 24;
Lupo Francesca, 17;
Lupo Giovanna, 32;
Manitta Giuseppe, 54;
Marchese Claudio, 23;
Marfisi Daniela, 10;
Marfisi Tiziana, 5;
Mazzel Rita Giovanna, di anni 37;
Mazzel Erta Dora Erica, 48;
Mignani Maria Assunta, 30;
Molteni Annino, 59;
Norrito Guglielmo, 37;
Ongari Lorenzo, 23;
Papi Paola, 39;
Parisi Alessandra, 5;
Parrinello Carlo, 43;
Parrinello Francesca, 49;
Pellicciani A. Paola , 44;
Pinocchio Antonella, 23;
Pinocchio Giovanni, 13;
Prestileo Gaetano, 36;
Reina Andrea, 34;
Reina Giulia, 51;
Ronchini Costanzo, 34;
Siracusa Marianna, 61;
Speciale Maria Elena, 55;
Superchi Giuliana, 11;
Torres Pierantonio, 33;
Tripiciano G. M. Concetta, 45;
Ugolini Pier Paolo, 33;
Valentini Daniela, 29;
Valenza Giuseppe, 33;
Venturi Massimo, 31;
Volanti Marco, 36;
Volpe Maria, 48;
Zanetti Alessandro, 8;
Zanetti Emanuele, 31;
Zanetti Nicola, 6.


Le famiglie delle vittime sono riunite in un'Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica con sede in Via Polese, 22 - 40122 Bologna - Tel. 051/ 253.925
 L’Associazione è presieduta dalla senatrice Daria Bonfietti, componente della Commissione Stragi.


fonte: www.misteriditalia.it