giovedì 27 marzo 2014

gli anni '70 in Italia



Fatti internazionali e politica nazionale si intrecciano e provocano ribellioni ed eversione nell’Italia di questo periodo. Compare la sigla B.R.

Di Ciro Raia


Gli anni sessanta si chiudono con negli occhi le immagini della strage della Banca dell’Agricoltura, a Milano. Ma tutto il 1969 è stato un anno da ricordare con l’emozione suscitata dalle morti, a Praga, dello studente Jan Palach (che si è lasciato bruciare, per protesta contro l’occupazione sovietica), e dal ritrovamento del corpo senza vita del piccolo Ermanno Lavorini, nella pineta di Viareggio.
E, poi, le proteste studentesche: a Napoli, dove il lancio di molotov provoca un incendio all’Università; a Roma, a La Sapienza, dove si scontrano studenti di sinistra e di destra, guidati dai loro rispettivi leader, Franco Piperno e Walter Marchesini; a Milano, alla Cattolica, che è occupata sotto la guida di Mario Capanna, leader riconosciuto del Movimento studentesco e studente di Filosofia al IV anno di corso. Anche nelle carceri monta la protesta, che si inserisce nel filone generale delle rivolte in atto nel paese: alle Nuove di Torino, a Poggioreale a Napoli, a San Vittore a Milano.
Forse, in quest’anno, si registra una sola serata di quiete: è quella del 20 luglio. In questa data, infatti, l’intero paese è seduto davanti alla televisione ed ascolta la voce di Tito Stagno, che commenta le immagini del primo uomo sulla superficie lunare: "Sono a quattrocento metri da terra. Dalla Terra…dal suolo lunare. È questo il momento più delicato…Toccato il suolo lunare!". L’orologio segna le 22,17. 
Purtroppo anche gli anni settanta si aprono, per l’Italia, su uno scenario altrettanto drammatico. Il paese è invaso da scioperi generali, che investono non solo il mondo del lavoro, ma anche i settori della scuola, della sanità, della casa e dei trasporti. Uno sciopero del mese di luglio 1970 manda in crisi il governo presieduto da Rumor; il nuovo esecutivo viene presieduto dal democristiano Emilio Colombo. I sindacati diventano sempre più forti ed assumono la leadership nelle contrattazioni di lavoro. A guidare la CGIL, uno dei sindacati più determinati nella difesa dei diritti dei lavoratori, è chiamatoLuciano Lama. I lavoratori, ora, sono molto garantiti sul posto di lavoro, grazie anche al varo dello Statuto dei Lavoratori.
Le prime elezioni per i governi delle Regioni (giugno 1970) provocano una violenta sommossa a Reggio Calabria. Nell’estrema regione peninsulare, infatti, è stata scelta la città di Catanzaro come sede della Regione a scapito della stessa Reggio; istigato, così, da un tribuno missino, Ciccio Franco, il popolo reggino innalza le barricate e, al grido di "boia chi molla!", brucia auto, fronteggia la polizia, espugna edifici pubblici, ferma il traffico ferroviario. Negli scontri, oltre a numerosi feriti, resta ucciso il giovane Bruno Labate. La protesta calabrese nasce da un acceso campanilismo, ma anche dalle condizioni di forte degrado del sud e dal tentativo dell’estrema destra di conquistare, con azioni di forza, il controllo del paese.
Oscuri gruppi politici di regime architettano, poi, un colpo di Stato, che fallisce, per fortuna, sul nascere. Uno dei maggiori protagonisti del fallito golpe è Junio Valerio Borghese, discendente di una nobile famiglia romana ed eroe di guerra. Compaiono, contemporaneamente, le B.R. (Brigate Rosse) -organizzazioni di sinistra fortemente combattute dal PCI e dalla classe operaia-, che fanno della lotta armata lo strumento di quella rivoluzione mancata (a loro dire) dai partiti della sinistra storica. Il loro primo attentato si consuma a Milano, ai danni di un dirigente della Sit-Siemens.
Così, a contendersi il campo dell’eversione, ci sono forze sia di destra che di sinistra. Un rapporto del prefetto di Milano, Libero Mazza, parla, infatti, di circa 20.000 extraparlamentari, perfettamente organizzati, pronti a minare la struttura dello Stato. E proprio in questo filone si inserisce l’episodio del 15 marzo 1972, giorno in cui, su un traliccio dell’alta tensione, a Segrate, è trovato il cadavere di Giangiacomo Feltrinelli, il proprietario dell’omonima casa editrice, amico di Fidel Castro, di Che Guevara e di tanti altri rivoluzionari sparsi nel mondo.
È un incidente in cui è rimasto vittima un attentatore o è una finzione, messa in atto da qualche servizio segreto, che ha interesse ad eliminare l’editore? Il giornalista Giampaolo Pansa così commenta l’episodio: "Una fine assurda, da pazzo soldato solitario. Feltrinelli ci è andato di sua volontà a morire in quel prato o ce l’hanno mandato? È caduto da ‘capo’ o da fantoccio? Questa è la domanda-chiave di una storia paurosa, piena di ombre anche più nere di quella della strage della Banca dell’Agricoltura".

4/12/2009

fonte: www.ilmediano.it

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