venerdì 4 gennaio 2013

sono una svergognata... mi piace giocare! di Gia Van Rollenoof



....durante il viaggio di ritorno all'oasi, Gia, «mi piace molto tuo padre, Nahed… credo, per certi versi, che sia rimasto bambino.»
Nahed, attaccatissima a suo padre, neanche se a criticarlo era Gia, distraendosi dalla guida e voltandosi a guardarla, mostrandole con quei suoi occhi grandi tutto il suo disappunto, «cosa vuoi dire, Gia, che mio padre è un immaturo? Forse per le scelte sentimentali e sessuali che ha fatto?»
Gia, «figuriamoci… per le scelte sentimentali e sessuali che ha fatto… proprio a me dici questo, Nahed? No, non fraintendermi, amore, era invece un apprezzamento il mio.
Vedi, come tutti sanno, o meglio, dovrebbero sapere, il gioco, nel bambino, attraverso il divertimento, è quell'attività che gli permette di apprendere, di crescere, e quindi di svilupparsi non solo nel corpo. È attraverso il gioco che lui si confronta con la sua capacità di immaginare, ed è sempre il gioco che gli porta quella conoscenza che poi gli permetterà di risolvere i problemi che incontrerà. Per dirla con parole più dotte, che lo fa evolvere nelle sue strutture percettive e cognitive.
Invece accade spesso che crescendo, i più credono che il gioco non appartenga più a loro, è questa… è una convinzione assolutamente sbagliata oltre che dannosa!
Dovremmo essere sempre in grado di riscoprire quella bambina che continua a vivere in noi, l'unica capace di prenderci per mano per condurci verso la felicità. E di questa cosa, anche se mi dispiace dirlo, in primo luogo siamo proprio noi donne, che disgraziatamente ce ne dimentichiamo.
Infatti è insito nella gran parte di noi donne, commettere quel tragico errore di associare, se non addirittura confondere, il sentimento con quella meravigliosa cosa chiamata sesso. Dovremmo essere più capaci di recuperare quella nostra infantile capacità di assimilarlo ad una attività meramente ludica, insomma di liberare quella bambina che vive in noi nonostante l'età che abbiamo.
In questo gli uomini, immaturi come il più delle volte sono, proprio per quella loro immaturità che in questo caso si volge a loro vantaggio, riescono meglio di noi a conservare quella loro dimensione infantile che fa sì che possano meglio godersi quella dimensione giocosa e quindi creativa del sesso… o meglio vorrebbero farlo se non fossimo noi donne a castrarli sul nascere!
Nahed, «perché dici che sarebbero le donne a castrarli, Gia?»
«Perché, talvolta, siamo strane noi donne, Nahed, di ogni cosa, in particolare nell'amore, vorremmo farne un romanzo rosa oppure, all'opposto, un dramma. Non siamo capaci, ad esempio, di accettare che si possa fare sesso senza metterci di mezzo il sentimento… e non mi riferisco di certo a te, amore che prima, all'andata, mi hai così ben scopata nel deserto…»
«Dovevo evitare che ci uscisse il latte, dovevo evitare ogni tenerezza, Gia! Ma il sentimento che provo per te, tu lo conosci, no? Lo sai che non è solo sesso!»
«Certo, amore mio, ma tu sai distinguere le cose e quando lo vuoi sei capace di non mischiarle, invece la gran parte delle donne non lo sanno fare… o non vogliono! Per fare sesso, devono sentirsi sempre amate… insomma, per dirla in breve, ci viene difficile disconnettere la nostra fica dal nostro cervello e dal nostro cuore.»
Nahed, rientrata definitivamente dalla sua irritazione, molto interessata a quelle riflessioni di Gia, forse troppo drastiche, ma che lei trovava non prive di fondamento, «anche tra di noi, Gia? Ad esclusione della propria moglie, voglio dire… insomma, per esempio, quando hai fatto l'amore con Rashida, per te era solo sesso?»
Gia, «no, amore mio, perché vedi, tra noi tutte, anche nei riguardi di quelle che mogli non ci sono, corre un legame speciale che è fatto di tante cose, tra cui la comunione d'intenti, la condivisione intorno alla visione delle cose, oltre ché alla forte attrazione, e così via. No, mi riferisco a quelle che non sono speciali come noi certamente siamo. Io mi considero una persona molto fortunata, non solo per essere qui con te in questo momento, con voi tutte in questa oasi, ma anche per il fatto che per certi aspetti la parte maschile che è in me, non l'ho castrata del tutto.
Vedi, io sono convinta che una delle principali cause della fine di un amore, anche eterosessuale, stia proprio in quel che affermavo un momento fa, ovvero nell'incapacità, in particolare nella donna, di distinguere il sentimento dal sesso… insomma di non saper concepire quest'ultimo anche come una mera, seppur sublime, arte creativa.
Ho conosciuto delle donne, in origine eterosessuali che poi hanno cambiato idea, che mi raccontavano che per anni ed anni lo facevano sempre alla stessa maniera… e sempre quella! Che barba, che noia… ripeteva sempre una nota attrice italiana di tanto tempo fa! Quando poi, grazie a delle domande molto mirate e provocatorie che facevo loro, prendevano coscienza che le principali responsabili erano loro stesse, si giustificavano con frasi del tipo, "ma che impressione avrei dato a mio marito, il padre dei nostri figli… di essere una svergognata! Una puttana!"
Ben vengano allora le "svergognate" ed anche le "puttane" se questo significa gustarsi il sesso, essere felici e salvare un matrimonio… destino dei figli compreso, no? Ah, Nahed, ma questo è proprio fuori da ogni loro concezione! Alle volte penso proprio che dovremmo comportarci come la gran parte degli uomini, che invece che dal cervello si fanno guidare dal loro pene.»
«Hai avuto donne eterosessuali, Gia?»
«Sì, è capitato, ma la sai la cosa più curiosa? Non erano lesbiche convinte, lo facevano solo per un inconscia reazione di ripicca nei riguardi di quei loro uomini, che secondo loro, non erano stati capaci di comprenderle… povere loro e poveri anche quei disgraziati! Devo dirti però che quando mi è capitato, quando non mi riusciva di cambiare quel loro stolto modo di ragionare, dopo un po', quando me le ero godute a sufficienza… le mandavo in quel paese senza tanti complimenti!
Sono francamente convinta che questa loro mancanza di creatività nel sesso, questo loro darsi solo di testa, che però loro per giustificarsi nei riguardi di loro stesse, chiamano cuore… sia una delle principali cause di separazione e di divorzio, altrimenti come lo spieghi che coppie che stanno insieme anche per trent'anni, una volta che i loro figli hanno intrapreso la loro strada, inspiegabilmente se ne vanno uno di qua e l'altra di là? Significa che non hanno saputo rinnovarsi l'un l'altro! Ed il rinnovamento è qualche cosa che per attuarsi, ha bisogno soprattutto della creatività, oltreché del superamento di preconcetti… insomma c'è bisogno di saper giocare!
Per farti un esempio, quando chiedevo loro quale fosse stata l'evoluzione delle loro modalità di accoppiamento, nel tempo, con i propri mariti o compagni, più o meno, mi rispondevano, "beh… il solito… magari qualche volta da dietro, o alla smorzacandela!"
Io chiedevo allora, "e sesso orale? Anale? Fisting? Squirting? Pee drink? Qualche bella e sonora sculacciata… niente di tutto ciò?"
Sai, in genere qual'era il tipo di risposta? "Quello lo fanno solo le donne svergognate, le puttane! Io sono stata una brava madre di famiglia!"
Avrei voluto rispondere loro "e quello che fai ora con me, secondo te dovrebbe farti morire dalla vergogna!". No, Nahed, è difficile cambiare la testa della gente, specialmente dopo anni ed anni di condizionamento culturale: o una le sente dentro queste cose ed allora trova la forza di cambiare da sola… altrimenti è del tutto inutile! Insomma… o si è creativi, giocosi appunto, oppure non c'è proprio nulla da fare!
Pensa che una di loro, una volta che le chiesi, non di frustarla, bada, ma semplicemente di sculacciarla, offesa, mi rispose: sei sadica, Gia? Inutile dirti che anche quella, l'ho mandata a cagare.
Ed attenzione: questo dopo aver cercato di spiegarle il senso vero della cosa. Ricordo che le dissi qualche cosa del genere: "amore, mi stai accusando di essere una persona sadica per la semplice ragione che ho voglia di somministrarti un moderatissimo dolore fisico. Non puoi negare però che il dolore, nelle sue svariate forme, sia presente nella vita di ciascuna di noi… ed anche nella tua. E siccome il dolore non c'è modo di eluderlo, puoi però, secondo me, invece di soffrire le pene dell'anima, togliere a quel tipo di dolore la valenza drammatica che ha, sostituendolo con un altro i cui unici strascichi sono solo un culetto bello rosso e la difficoltà a sederti per qualche ora!
Secondo te, è preferibile quello che ti fa soffrire nell'anima o quello che fa diventare rosso il tuo culetto, facendoti al tempo stesso bagnare la fica, trasformandosi così in qualche cosa di gradevole? E non c'è nulla di disdicevole in questo, sai? Sempre ché tu sia capace di toglierti di dosso quei tuoi disgraziatissimi preconcetti falsamente morali!
Quando un moderato dolore viene associato al sesso od all'amore, diventa una forma diversa di godimento, di piacere, sempre che venga accettato e che non si ecceda, naturalmente. Se invece viene associato alla competizione, alla prevaricazione, all'odio, allora diventa tutta un'altra cosa, si parla di perversione e di violenza… è tutta una questione di cornice, amore mio! Allora, se quanto dico è vero – e lo è - perché non ravvivare la passione con qualche bel sculaccione, magari con un innocuo spanker, una leggera frusta od altri aggeggi simili?
Oltre tutto, quelle persone - quelle sì sadiche -  a cui piace umiliare, sottomettere psicologicamente gli altri, con quest'alternativa di certo meno violenta, farebbero meno danni! Meglio quindi subire un moderato, dolce, dolore fisico associato al sesso, che non dover soffrire per la disperazione, vero?"
Nahed, mostrandole con quei suoi occhi profondi, un'infinita venerazione per come sapeva dare una spiegazione anche alle cose più impossibili da giustificare, «Gia… tu non solo mi sai dare amore, piacere, ma anche sicurezza, certezze! Io ti amo tanto, Gia… Gia, mia… 

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